C’è un vecchio detto popolare spagnolo che racchiude tutto il senso della discriminazione verso l’anzianità. Dice “a la vejez, viruela” (che si potrebbe tradurre con “Il vaiolo in vecchiaia”) e si riferisce in modo sprezzante a tutte quelle azioni compiute in un tempo della vita in cui sembrano inusuali. Può essere la voglia di farsi un tatuaggio, il desiderio di cambiare vita, l’inizio di un nuovo amore. Situazioni che ancora troppo spesso vengono commentate con frasi come “Sei troppo vecchio per fare queste cose” o “Ma sei sicuro? Alla tua età?”.
Un’intimità legittima
L’origine del detto iberico sembra arrivare dal titolo di una commedia che ha come protagonisti proprio due anziani e la loro storia d’amore. Ed è a questo che si lega Ricardo Iacub, professore di psicologia della terza età e dell’invecchiamento all’Università di Buenos Aires, in un discorso tenuto per TED. «Nella nostra cultura esiste un concetto secondo cui la sessualità e l’affettività sarebbero aspetti proibiti nella vecchiaia. Immaginate una donna rimasta vedova che, dopo qualche tempo, incontra un altro uomo: solo trenta o quarant’anni fa quest’ipotesi avrebbe potuto creare numerosi problemi. La voglia di ricostruire una vita e un’intimità, però, è assolutamente comune e legittima a qualsiasi età».
Le radici dei tabù
Per il professor Iacub, i limiti imposti alla sessualità e all’erotismo nella vecchiaia hanno origini antichissime. «I greci e i romani avevano una visione spietata della vecchiaia», racconta. «Non vedevano gli anziani come persone capaci di desiderare qualcosa». Più tardi, questa concezione è stata in parte ereditata dal pensiero cristiano. «In questo caso, il tabù era legato all’idea che la sessualità fosse solo un veicolo riproduttivo. Un pensiero che escludeva gli anziani a priori, demonizzando l’intimità in un tempo della vita che ha passato la fertilità. La cosa interessante è che, molti anni più tardi, si è iniziato a parlare più apertamente di questi aspetti della vita. Molti spettacoli televisivi hanno affrontato i temi della sessualità e dell’intimità, ma non per tutti. Il tabù su questi argomenti permane quando si parla di vecchiaia».
Le difficoltà delle strutture residenziali
«Durante le lezioni universitarie parlo spesso di coppie di anziani, mostrando le loro foto in atteggiamenti intimi. In quei casi i miei studenti utilizzano vezzeggiativi o nomignoli per commentare: sento spesso “Che bella coppia di vecchietti!” o ancora “Che adorabili nonnini!”. Ma quando arriva il momento di trattare il tema più in profondità c’è sempre un certo distacco», sostiene il professore argentino. «Questo accade anche nelle strutture socio-assistenziali in cui gli operatori e i caregiver non sono sempre dotati dei giusti strumenti per affrontare l’argomento. All’interno delle residenze sanitarie, infatti, possono capitare eventi che mettono in difficoltà l’équipe professionale, poiché coinvolgono la dimensione emotiva delle relazioni dei senior. I fraintendimenti che si possono sviluppare sono principalmente collegati a vissuti aggressivi e a quelli sessuali non riconosciuti dalle figure assistenziali». La soluzione, allora, è quella di scardinare gli stereotipi e i pregiudizi e normalizzare questo aspetto della vita dei senior. E non solo all’interno delle RSA.
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