Cnel, record negativo di spesa per i servizi sociali in Italia. Il bilancio dei Comuni per minori, disabili e anziani evidenzia un quadro ben differente da quello dell’Unione Europea.
Il Cnel ha da poco reso pubblico l’ultimo report dell’Osservatorio Nazionale in collaborazione con l’Istat. I dati si riferiscono al 2108/19 e nel frattempo bisogna aggiungere, per dovere di cronaca, un primo passo in avanti: l’introduzione dei livelli essenziali delle prestazioni per il numero di assistenti sociali. Una goccia nel mare se, come chiarisce uno degli autori, Emanuele Padovani su Repubblica: “non basta stabilirne il numero per abitanti, perché poi gli assistenti sociali non erogano servizi ma dovrebbero costruirli su misura per le persone che seguono”.
Le cifre
Il Rapporto “I servizi sociali territoriali: una analisi per territorio provinciale” analizza i servizi assegnati alle famiglie, ai disabili e agli anziani dai diversi Comuni. Non tiene naturalmente conto delle prestazioni erogate dalla Stato, come il reddito di cittadinanza e le pensioni di invalidità. I numeri impietosi dicono che nel nostro Paese la spesa del Pil per i servizi sociali è pari allo 0,7%, ben al di sotto degli altri Stati europei che registrano una media di 2,1-2,2%.
Ma il dato più negativo è forse costituito dalla disparità di trattamento fornito ai cittadini assistiti sul territorio nazionale, che varia da Comune a Comune.
Il trend di spesa
La spesa totale dei Comuni italiani è in leggere crescita. Risulta passata infatti da 7,472 mld di euro a 7,508 mld di euro (+35,9 milioni). Sono valori non troppo dissimili da quelli di una decina di anni fa. E questo nonostante l’aumento della domanda sociale negli ultimi tempi sia in forte crescita. La distribuzione dei servizi sociali per province non è certo omogenea e non sempre segue un modello Nord/Sud, come si potrebbe pensare. Il calo negli investimenti, sebbene maggiore in Sicilia, particolarmente a Caltanissetta, Ragusa e Trapani, non risparmia neppure il Nord Est, con una diminuzione consistente a Verona.
La tendenza di spesa per provincia e le aree di intervento dei Comuni
Il divario della spesa sociale per singolo abitante è impressionante, passando dai 583 euro per Bolzano ai 6 per Vibo Valentia. La Sardegna si classifica la Regione più virtuosa con 4 province nelle prime 10 posizioni: Oristano, Cagliari, Sassari e il Sud Sardegna, che destinano agli assistiti in media 250 euro. La peggiore è la Calabria, le cui province scivolano nelle ultime 5 posizioni, con una spesa massima pro-capite pari a 25 euro. Le aree di intervento dei Comuni sono tre: minori, disabili e anziani. A queste nel 2018 sono stati destinati, rispettivamente, 2,8 mld, 2 mld di euro e circa 1,3 mld di euro. Tra gli investimenti più scarsi l’assistenza domiciliare, pari a meno della metà di quella complessivamente destinata agli anziani e meno di 1/6 di quanto destinato all’area disabili.
Long Term Care, una riforma non più rimandabile
Il quadro è particolarmente preoccupante, dal momento che, anche nei casi in cui la spesa stanziata sia sostanziosa, rimane una forte carenza nel settore dell’assistenza familiare, in particolare agli anziani. Una lacuna che vuole colmare la riforma del Long Term Care, proposta dal Patto per la Non Autosufficienza, e attesa nella primavera del 2023. Un passo necessario per attuare il Pnrr, che stanzia 1,65 miliardi a sostegno di anziani non autosufficienti e disabili, destinati però alle infrastrutture. Ma senza le necessarie riforme – prima fra tutte il coordinamento tra investimenti pubblici, servizi sociali e sanitari -, e senza il supporto economico dei Comuni, non è pensabile arrivare ad un miglioramento dei servizi sociali.
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