«Il tempo cronologico è sia la forma dominante usata nella misurazione dell’età, sia il principio fondante della vita in tre fasi. Inoltre: si dà il caso che sia consolidato da una miriade di pratiche e politiche scolastiche, sociali e statali: a diciannove anni si va all’università, ci si sposa fra i venti e i trentacinque, ai sessantacinque si va in pensione. Noi abbiamo sempre fatto riferimento all’età cronologica, mentre, a dire il vero, perfino le feste di compleanno sono un prodotto del XX secolo. Per la maggior parte della storia dell’umanità le persone non sono state a conoscenza del proprio giorno o addirittura del proprio anno di nascita. L’età cronologica è diventata dominante soltanto nel XIX secolo, quando si è diffusa l’abitudine di incominciare a registrare accuratamente le nascite. Da quel momento in poi è stata l’età cronologica a dare una struttura temporale alle nostre vite». Non so voi, ma io, quando mi sono imbattuta in queste poche lucide parole, ho avuto un soprassalto di felicità.
Davvero, posso finalmente liberarmi di quell’odioso marcatempo che è il “Buon compleanno, cara. Cento di questi giorni”? Sì, basta mettere in soffitta la vita come l’abbiamo pensata finora. È un invito affascinante e circostanziato. L’ho trovato fra le pagine di un saggio pubblicato da poco, che si intitola La nuova Longevità. Un modello per prosperare in un mondo che cambia. È rivolto a noi, che di anni ne abbiamo 50 e più, ma anche ai ventenni, agli adolescenti, ai quarantenni. Ce n’è per tutti, perché tutti siamo oppressi dal vecchio tempo, quello che ci ossessiona con il tic tac degli orologi. Ha due sguardi, questo bell’invito alla riflessione: quello dell’economista Andrew J. Scott, (star della London Business School e consulente presso il Longevity Center dell’Università di Stanford), e quello della professoressa Lynda Gratton, una dei 50 “business thinker” (pensatori degli affari del mondo?) del World Economic Forum. Questi due eminenti intellettuali, ci raccontano, in modo semplice, che dobbiamo cambiare prospettiva. Ripensare allo svolgimento della vita: i gerontologi ci spiegano che sono cambiate le relazioni reciproche fra età cronologica, biologica, sociologica e soggettiva. Non conta soltanto il calendario, conta come ti senti, come vivi, quanto hai lavorato su te stesso (corpo sano, mente aperta), quanto è pacifica e benestante la Nazione in cui sei nata/o, il Paese in cui abiti. In questi ultimi 30 anni, abbiamo guadagnato parecchie posizioni, noi di 50 anni e più: siamo “giovani anziani” dai 60 ai 69 anni, anziani dai 70 ai 79, grandi vecchi dopo gli 80 anni.
Ma soprattutto siamo autorizzati, anzi incoraggiati, a guardare avanti. Tutto sta cambiando. L’automazione, la robotica mettono in pericolo l’80% dei posti di lavoro. Quando i camion si guideranno da soli, senza interventi umani, che fine faranno i camionisti? Gli esempi sono moltissimi. Si chiede, quindi, anche ai giovani, ai maturi e ai giovanissimi di adeguarsi, sperimentare, inventare. Siamo, noi nati alla metà o poco dopo la metà del Novecento, i pionieri di una nuova era. Non siamo soltanto testimoni di un passaggio di fine secolo ma di fine millennio: i nostri figli fanno sempre meno figli, per la prima volta nella storia dell’umanità sono più poveri di noi, l’intelligenza artificiale rende la nostra sempre meno insostituibile. Non ci sono più certezze, la dote più richiesta è l’adattabilità, essere creativi è più importante che essere forti o ricchi o ambiziosi, ma soprattutto: il tempo cronologico va sostituito con quello “tanatologico”. Che vuol dire? Che l’età si misura in distanza dalla morte. Quindi, finché non incocciamo nell’agonia, non sappiamo se siamo ancora giovani o no.
E allora, dai, teniamoci in forma!
Lidia Ravera è nata a Torino. Giornalista, sceneggiatrice e scrittrice, ha pubblicato trenta opere di narrativa tra cui “Porci con le ali” (Bompiani 1976), “Sorelle” (Rizzoli 1994), “L’eterna ragazza” (Rizzoli 2006), “La guerra dei figli” (Garzanti 2009) e “A Stromboli” (Laterza 2010). Gli ultimi romanzi “Piangi pure”, “Gli scaduti”, “Il terzo tempo”, “Avanti, parla” sono nel catalogo Bompiani. Ha lavorato per il cinema, il teatro e la televisione.
© Riproduzione riservata