Tecnologie digitali e social network aiutano a combattere l’isolamento sociale. Vediamo quale impatto hanno avuto e avranno sulla popolazione anziana.
Dall’inizio dello scorso anno, la nostra vita è cambiata ed è migrata sempre più dal mondo reale a quello digitale. La rete web italiana nel periodo del lockdown, infatti, ha visto uno degli incrementi di traffico più elevati in Europa: in una sola settimana si è registrata una crescita media del 33%. Un aumento che, in condizioni normali, avverrebbe in circa un anno e mezzo. L’uso di applicazioni di collaborazione e comunicazione, come le piattaforme di lavoro e di studio a distanza, è cresciuto mediamente di 11 volte, mentre i social hanno registrato un incremento di utenti pari al 5,7% (quasi 2,2 milioni di persone in più). Eppure, secondo un sondaggio statunitense, solo il 20% degli over 65 ha partecipato a un incontro online o a una festa virtuale con amici e familiari durante il periodo di distanziamento, mentre i dati pubblicati nel Global Digital Report 2021 mostrano come solo il 4,2% degli ultrasessantacinquenni abbia utilizzato i social nell’ultimo anno. E così, il gruppo di ricerca di Aging in a Networked Society, il progetto finanziato dalla Fondazione Cariplo e volto a indagare l’impatto dei social network sul benessere delle persone anziane, si è domandato se le competenze digitali dei senior e la loro dimestichezza con i social potessero fungere da “arma” per combattere la solitudine e l’esclusione sociale. Già nel 2019 era stato avviato uno studio che aveva coinvolto complessivamente 144 soggetti, tra i 79 e gli 84 anni, senza alcuna esperienza pregressa nell’utilizzo dei social media. Tutti i partecipanti facevano parte dell’hinterland milanese e avevano seguito lezioni sull’uso dello smartphone, Facebook e WhatsApp. A maggio 2020, i partecipanti sono stati contattati per rispondere a domande sulle condizioni in cui hanno affrontato il lockdown e su come hanno mantenuto la rete sociale. I risultati sono stati estremamente positivi: chi ha partecipato al corso, infatti, ha riportato di aver usato di più Facebook (+81%) e WhatsApp (+50%) per rimanere in contatto con amici e parenti. E, soprattutto, ha provato meno frequentemente la sensazione di essere emarginato (-61%). Per capire meglio il rapporto tra social network e senior italiani, abbiamo intervistato la professoressa Emanuela Sala, docente di Sociologia all’Università Bicocca di Milano e coordinatrice del progetto di ricerca Aging in a Networked Society.
Professoressa Sala, quando si parla del rapporto tra senior e nuove tecnologie si fa riferimento al termine grey digital divide. Ci spiega cosa significa?
Con l’espressione digital divide ci si riferisce al divario esistente tra chi ha accesso o competenze per usufruire, in modo parziale o totale, delle tecnologie dell’informazione e chi ne è escluso. Aggiungendo l’aggettivo “grey” (grigio) facciamo riferimento alla differenza che c’è fra la popolazione generale e quella anziana in tal senso.
Come si colloca il grey digital divide italiano rispetto alla media europea?
Secondo i dati del portale europeo Digital Scoreboard, il grey digital divide risulta più marcato in Italia rispetto a quello delle altre Nazioni europee. Ad esempio, gli italiani fra i 65 e i 74 anni che hanno utilizzato internet negli ultimi tre mesi sono il 42% contro il 57% degli anziani europei. Inoltre, come documentato in uno studio realizzato in collaborazione con Alessandra Gaia, gli anziani italiani utilizzano pc, internet e social network in misura minore rispetto ai loro coetanei europei. Nel 2019, solo il 12% dei nostri senior ha utilizzato i social come Facebook o Twitter contro il 18% della media europea.
Secondo lei, con la dovuta alfabetizzazione digitale, i social network potrebbero aiutare i senior in questo momento di isolamento sociale?
Possono farlo i social network, ma possono, più in generale, tutte le nuove tecnologie. Utilizzando le videochiamate, ad esempio, molte persone sono riuscite a rimanere in contatto con familiari e amici; utilizzando WhatsApp sono riuscite a scambiarsi immagini della nuova quotidianità. Non va dimenticato che in questo anno complicato molti over 65 hanno acquisito quelle competenze indispensabili che hanno permesso loro di costruire una nuova quotidianità. Anche in questo caso vorrei citare due esempi tratti da una ricerca condotta con Giulia Melis e Daniele Zaccaria sugli over 65 residenti nel Lodigiano, la prima “zona rossa” d’Italia. In quell’occasione, infatti, alcune persone ci hanno raccontato di aver imparato ad utilizzare YouTube per seguire le funzioni religiose mentre altre, per evitare di uscire di casa, hanno provato a fare la spesa online.
Quindi pensa che la pandemia e le relative misure di contenimento abbiano spronato gli anziani ad approcciarsi maggiormente ai social network?
Alcuni anziani, soprattutto coloro che risultano in possesso di titoli di studio elevati o che hanno familiarità con l’utilizzo dei pc, magari perché li hanno utilizzati in ambito lavorativo, hanno imparato o hanno dovuto imparare ad utilizzare i social network e le nuove tecnologie durante il lockdown. Molti altri, privi di quelle competenze di base, hanno avuto maggiori difficoltà. Per loro, la pandemia ha amplificato le diseguaglianze sociali esistenti. In ogni caso, le reti familiari (soprattutto i nipoti) hanno ricoperto e ricoprono un ruolo centrale nell’incentivare e aiutare i senior in tal senso.
Secondo lei, quali strategie si potrebbero adottare per migliorare la relazione tra anziani e nuove tecnologie?
In primo luogo, credo sia necessario formulare proposte che tengano conto delle caratteristiche che differenziano la popolazione anziana. In alcuni casi, i senior dispongono delle risorse sociali ed economiche necessarie per rafforzare in modo autonomo le proprie competenze digitali. In molti altri casi, potrebbe essere necessario formulare interventi e percorsi formativi mirati, i cui contenuti e modalità siano definiti insieme alle persone anziane stesse nel pieno rispetto del principio dell’active ageing. Penso, ad esempio, a metodi didattici innovativi in cui sono proprio gli anziani ad insegnare ai loro coetanei ad utilizzare le nuove tecnologie.
Alcuni studi teorizzano che ci sia una tendenza dei giovani a migrare su social network sempre più moderni. Ad esempio, pare che abbiano abbandonato Facebook per utilizzare Instagram, e che questo sia stato scalzato da TikTok. Pensa quindi che ai senior “spettino” solo i social più vecchi?
In realtà, gli anziani utilizzano ancora molto poco i social. Ricordiamo infatti che, nel 2019, sempre secondo i dati europei dalla piattaforma Digital Scoreboard, il 73% dei giovani italiani utilizzava i social contro il 12% dei senior. Ragionare sulle preferenze future degli anziani risulta forse ancora prematuro, anche se l’emergenza sanitaria può aver indotto alcuni senior a un percorso che li porterà ad usare con maggior frequenza i social.
Se dovesse fare una previsione, fra vent’anni come immagina sarà il rapporto tra anziani e social network?
Gli anziani del domani saranno i cinquantenni di oggi. I cinquantenni di oggi non sono nativi digitali, ma hanno dovuto apprendere l’utilizzo delle nuove tecnologie, ad esempio, in ambito scolastico o lavorativo. Dato che la società italiana è caratterizzata da marcate diseguaglianze socioeconomiche, credo sia possibile ipotizzare una riduzione ma non un annullamento del divario digitale per i prossimi anni.
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