Stavolta non si scappa: i videogame non sono roba da bambini, ma un possibile aiuto per mantenere allenata la mente e rendere più “multitasking” anche chi giovane non è più.
Ad arrivare a queste conclusioni sono stati i ricercatori dell’Università di Irvine, in California, in uno studio intitolato A large-scale analysis of task switching practice effects across the lifespan e pubblicato su Pnas, rivista scientifica statunitense e organo ufficiale dell’Accademia Nazionale di Scienze degli Stati Uniti.
Esercitarsi con giochi online, dunque, stimola il cervello e sembra mantenere attive le capacità “multitasking” di soggetti fra i 70 e gli 80 anni d’età. Ma cosa vuol dire esattamente? Significa che questo tipo di attività sollecita e stimola in particolare l’abilità che consente di mantenere l’attenzione su diversi fronti. Un’abilità che talvolta può risultare particolarmente complessa ad una certa età.
Lo studio, condotto da Mark Steyvers, professore di Scienze Cognitive dell’ateneo californiano, si è svolto in un clima di collaborazione con Lumosity, una piattaforma online che offre molti giochi di brain training. I ricercatori si sono concentrati sui dati di Ebb and Flow, un gioco che sfida la capacità del cervello di spostarsi tra diversi processi cognitivi interpretando forme e movimenti.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]
Lumosity ha messo a disposizione i risultati delle performance di coloro che vi hanno giocato dal 18 dicembre 2012 al 31 ottobre 2017, includendo la cronologia di gioco e le prove individuali di 194.695 utenti senza identità.
Da questi dati il gruppo di ricerca ha quindi estratto un campione casuale di circa 1.000 giocatori che vi ha speso una media di gioco di almeno 2,5 anni, suddivisi in due categorie: coloro che avevano un’età compresa tra i 21 e gli 80 anni e avevano completato meno di 60 sessioni di allenamento; coloro che avevano un’età compresa tra i 71e gli 80 e avevano concluso almeno 1.000 sessioni.
Dall’analisi retrospettiva è emerso che “l’allenamento è tutto”, ma soprattutto che è in grado di migliorare le prestazioni cognitive, poiché la maggior parte dei giocatori più esperti – anche se con età più elevata – eguagliavano se non superavano le prestazioni degli utenti più giovani.
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