Durante quest’ultimo lockdown gli stili di consumo degli italiani sono cambiati, soprattutto quelli dei senior. Una ricerca realizzata da mUp Research, agenzia indipendente di ricerca di marketing, in collaborazione con Norstat, società di rilevazione e analisi dati, ci può aiutare a capire come.
L’indagine ha elaborato 1.504 interviste realizzate ad aprile su un campione rappresentativo della popolazione adulta italiana fra i 18 e i 74 anni. Ed ecco in sintesi i dati più significativi eseguendo un’equivalenza: circa 8,5 milioni di italiani (il 20% circa del campione) hanno riscoperto i piccoli negozi di quartiere, preferendoli alle grandi catene. Lo hanno fatto soprattutto coloro che risiedono in grandi Comuni (il 23,6% fra chi vive nelle città con oltre 250.000 abitanti), ma anche coloro che vivono al Sud e nelle Isole (il 24%).
Il lockdown fa riscoprire i negozi di quartiere ai senior
Quanto alle differenze di età, la componente “più avanti” negli anni ha visto una maggiore predisposizione verso questo orientamento. Infatti, se sul totale del campione, quasi 1 intervistato su 5 (il 18,3%) ha cercato di sostenere i negozi del proprio quartiere chiedendo le consegne a domicilio, nella fascia dei consumatori fra i 55 e i 64 anni, tale preferenza è stata espressa da 1 over 55 su 4 (il 24,3%). Dato che corrisponde ad una fetta della popolazione di circa 3.150.000 individui.
Ma dall’indagine è emersa anche una notevole generosità espressa dagli italiani che, in questa fase, hanno sostenuto più del solito chi era in difficoltà.
I senior preferiscono donare direttamente a chi è in difficoltà
Anche qui si nota una differenza generazionale e di genere per quanto riguarda le modalità dell’aiuto offerto. I giovani fra i 18-24 anni (il 21,3%) e le donne (il 18,8% contro il 15% fra gli uomini) hanno effettuato soprattutto libere donazioni e si sono impegnati nel volontariato. I senior invece, durante questo lockdown, hanno preferito la via delle donazioni di beni di prima necessità, dati direttamente a chi era in difficoltà.
Se si considera il campione generale lo ha fatto il 13,6% degli intervistati, ovvero 1.3 persone su 10. Tra i 64-75enni tale propensione si è manifestata in circa 1 caso su 5 ed è arrivata al 19,1% fra i rispondenti, fino a raggiungere il 20,2% nel Sud e nelle Isole.
Inoltre, sempre secondo l’indagine il 14,8% degli italiani (6.500.000 persone) si è offerto di fare personalmente la spesa al posto di anziani o di chi aveva bisogno o non poteva uscire di casa. Lo hanno fatto di più le donne (il 17,9% contro l’11,6% degli uomini) e chi aveva fra i 45-54 anni (il 18,3%).
Secondo la ricerca questa emergenza Coronavirus ha dato nuova linfa al volontariato: sono quasi 1,4 milioni (il 3,2%) gli italiani che hanno cominciato a farlo presso enti o associazioni attive nel settore, valore che raggiunge il 5,2% fra i rispondenti con un’età compresa tra i 45 e i 54 anni. Ma si sono diffuse anche nuove modalità di impegno, prima di questo periodo non richieste e oggi divenute indispensabili.
La solidarietà dei liberi professionisti
Il 10,5% di chi ha risposto all’indagine, dato equivalente a più di 4,6 milioni di individui, ha dichiarato di aver contribuito a rendere più leggera la situazione mettendo gratuitamente a disposizione del prossimo le proprie competenze personali o professionali. In particolare, si sono dati da fare soprattutto i liberi professionisti: il 16,4% di loro ha offerto le proprie competenze a distanza.
C’è chi ha fatto ripetizioni via chat per aiutare i ragazzi nelle necessità scolastiche; idraulici che hanno guidato via web persone sconosciute per aiutarle a riparare rubinetti che gocciolavano o elettricisti che, per videochiamata istruivano chi aveva bisogno risolvendo piccoli e grandi problemi domestici.
La creatività tutta italiana si è sbizzarrita, insomma, e con modalità che ci hanno insegnato ad essere vicini anche a distanza.
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