La vecchiaia, al pari della gioventù, può essere un momento di nuove sfide e opportunità: l’importante è saperle cogliere. Con lo spirito giusto si possono abbattere le autocensure, per vivere ancora nel periodo dei progetti e non in quello dei bilanci.
L’estate è arrivata. Ricca di promesse di svago e ristoro, come ogni anno… Questo è ciò che avremmo detto fino a qualche tempo fa, oggi proviamo anche qualcosa di diverso.
Ci affacciamo a questo tempo con un approccio più cauto e un briciolo di stupore. Perché questo tempo che abbiamo davanti appare prezioso, con sfumature diverse rispetto al passato. Siamo ancora qua e lo scorrere del tempo oggi non è più mollemente cadenzato su una regolarità uguale a se stessa. I mesi che abbiamo davanti, le occasioni per incontrarci, viaggiare, frequentare persone, luoghi, scoprire iniziative sono una ritrovata scoperta, lo spirito con cui viviamo ogni esperienza ha in sé qualcosa di inedito.
Questo è l’anno in cui – accanto alle preoccupazioni per una guerra che ci riguarda e quelle per i rincari presenti e futuri – possiamo avere uno spazio per riflettere su questo nostro tempo e su quello che vorremo fare e realizzare nei prossimi mesi. Gli anni trascorsi di positivo hanno lasciato questo: la sensazione che nulla è scontato e la capacità di vivere il presente con maggiore intensità e consapevolezza.
Molte persone incontrate in questo periodo mi hanno detto: «Alla mia età due anni rubati non tornano più; sono un tempo enorme se davanti non ne hai moltissimi». Il desiderio di tornare a vivere pienamente è più forte che mai, diventa quasi una smania. «Appena sarà possibile tornerò a viaggiare, viaggerò il più possibile». C’è anche chi si sente disorientato nello scoprirsi cambiato rispetto al passato: «Ero sempre in mezzo alla gente, a fare qualcosa, ora ho perso un po’ di smalto, faccio fatica a riprendere la vita di prima».
In questo numero parliamo degli stili di vita che consentono di invecchiare bene, gli ingredienti sono gli stessi che ci accompagnano lungo tutto l’arco della nostra esistenza. E forse è proprio su questo che dovremmo riflettere, il continuum della nostra vita, l’artificiosità della sua suddivisione in fasi e la difficoltà che incontriamo nel riconoscerci in esse. Sentirsi giovani potremmo dire che è facile, certamente più gratificante che pensarsi in un’altra fase. Ma chiediamoci perché le persone si identificano più facilmente nella giovinezza o nell’adultità, perché queste due fasi appaiono tanto più desiderabili dell’anzianità. Perché per molti la vecchiaia è associata a una drastica riduzione delle possibilità. Perché spesso si pensa sia il tempo dei bilanci e non quello dei progetti, con lo sguardo rivolto al passato e non al futuro.
Forse dovremmo chiederci quante e quali possibilità abbiamo, nel momento presente, qualunque sia l’età anagrafica che abbiamo. Perché molti limiti sono dettati dall’immagine che ci viene rimandata dal contesto in cui viviamo e dalle idee preconcette che noi stessi abbiamo rispetto alla vita in età anziana, non riguardano vincoli oggettivi insuperabili. Le resistenze sono dentro o fuori di noi?
L’autocensura è assai peggiore dei limiti imposti dall’ambiente circostante, è più insidiosa, lavora sottotraccia e a volte non ci rendiamo nemmeno conto che ci sta legando mani e piedi.
Allora, se durante questa estate ci verrà in mente che “sarebbe stato bello…”, “avrei potuto…”, “peccato non …”, proviamo a fermaci un attimo. Chi l’ha detto che non è possibile oggi? Siamo proprio sicuri di aver perso quel treno? Perché magari è proprio lì, pronto a partire, basta salire a bordo.
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