La temperatura del Mar Mediterraneo è in costante aumento. Un’anomalia termica che preoccupa gli scienziati per l’impatto sul clima e sulla biodiversità.
Il Mare Mediterraneo si sta di fatto tropicalizzando dal momento che la temperatura dell’acqua ha ormai raggiunto i 30°C. Come quella dei Caraibi, appunto. Valori leggermente più caldi fino a 32-33°C, questa estate si sono registrati solo nel Mar Rosso, nel Golfo Persico, nel Golfo del Bengala e nel Mar Cinese Meridionale. I dati sono stati resi pubblici a fine luglio dal Consorzio Lamma-Cnr, che ha precisato anche come, a causare questo brusco innalzamento delle temperature, abbia contribuito l’abbinamento di ondate di calore e di assenza di precipitazioni, unite all’assenza di venti freschi da Nord. Un mix che ha impedito il rimescolamenti dell’acqua, sbarrando la strada al raffreddamento del mare. Al punto che in superficie le acque di Toscana, Liguria e Sardegna hanno superato i 28°C. Un fenomeno non privo di conseguenze, a partire dal clima.
L’estremizzazione del clima: il medicane
La parola “medicanes” deriva da MEDIterranean hurriCANES e significa “uragano mediterraneo”. Il termine è stato recentemente coniato per indicare i piccoli cicloni che negli ultimi anni si formano nel Mare Nostrum e che, avvertono i ricercatori, in futuro potrebbero essere anche più frequenti . Dal dopoguerra a oggi ne risultano circa un centinaio, ma per gli studiosi l’intensificazione degli ultimi anni è dovuta proprio al cambiamento climatico. Come mostra infatti la sequenza degli ultimi anni (ottobre 2021, settembre 2020, novembre 2019, e così via), la frequenza (autunnale, quando la temperatura dei mari è ancora calda), è aumentata sensibilmente, proprio a causa dell’eccessivo calore dell’acqua.
Un mare dall’habitat compromesso
Lo scorso luglio ha fatto scalpore la notizia della presenza in Adriatico del batterio Escherichia Coli, “colpevole” della chiusura di alcune spiagge della Riviera Romagnola. Una conseguenza, dicono gli esperti, delle alte temperature marine (circa 30°), della mancanza di vento e di ricambio d’acqua, oltre che della scarsità dei torrenti che sfociano in mare. L’innalzamento delle temperature genera infatti una serie di reazioni a catena che interferiscono pesantemente sulla qualità e sulla popolazione delle acque del Mar Mediterraneo. A partire dall’innalzamento del mare con la diminuzione dell’ossigeno in profondità. Poco ossigeno significa meno pesci e meno diversità.
Inoltre, le alte temperature devastano i fragili letti di alghe, che, considerati i polmoni del mare, sono un habitat vitale per molte specie, ora minacciate. E non è tutto: attratte dall’acqua calda, diverse centinaia di nuove specie marine hanno trovato nel Mediterraneo il giusto habitat, compromettendone l’ecosistema.
Una biodiversità minacciata dal caldo
A un’elevata mortalità delle specie marine autoctone, come le gorgonie e le spugne, fa infatti da contrasto l’invasione delle meduse (è di questa estate l’incontro di una bagnante con la pericolosa Caravella Portoghese) e dei pesce scorpione. Le prime prosperano in assenza di pesce e tartarughe marine, loro naturali predatori. I secondi sono pericolosi soprattutto perché voraci divoratori dei loro simili, come del resto i banchi di barracuda che da tempo si sono ambientati nei nostri mari.
Secondo il sito del WWF sono quasi 1.000 le specie “aliene” che hanno colonizzato il Mar Mediterraneo, mentre molte specie autoctone per sopravvivere si spostano dalle coste meridionali africane a quelle settentrionali, anch’esse ormai surriscaldate.
Nuove strategie per salvaguardare il Mediterraneo
CareHeat è il progetto finanziato dall’Agenzia Spaziale Europea cui partecipano tra gli altri anche Enea e Cnr. Il suo obiettivo è quello di sviluppare nuove metodologie per prevedere le ondate di calore e per comprenderne l’impatto su ambiente, biologia marina e pesca.
Intanto però, avvisa il Cnr, è importante mettere in campo misure mirate e già collaudate. Anzitutto incrementando l’uso dei depuratori (per impedire l’alta concentrazione di batteri dannosi per la salute). Poi investendo nella salute della fauna ittica, ad esempio con l’incremento di allevamenti sostenibili di molluschi – cozze e vongole – in grado di depurare le acque nelle quali abitano.
I nuovi dati: un’anomalia di 5°C
È dai primi di maggio che nel Mar Mediterraneo si registrano fenomeni estremi di calore. Secondo il servizio di monitoraggio dell’ambiente marino di Copernicus, la temperatura della superficie del mare, registrata il 22 luglio, mostra una anomalia fino a +5°C lungo le coste della Francia e dell’Italia.
Non si può peraltro parlare di andamento definitivo, ma solo parziale, poiché il trend annuale sarà disponibile solo a fine anno. A tal proposito è comunque utile ricordare che nel 2003, a ora l’anno più caldo per il Mediterraneo, l’aumento delle temperature fu di 3°C.
I sub, le sentinelle del mare
Il Mediterraneo è un mare piccolo, che si scalda con relativa facilità ed è quindi un perfetto banco di prova per il futuro dell’Oceano. Anche per questo sono molte le iniziative messe in campo per la sua salvaguardia.
Tra queste c’è MedFever, il nuovo progetto di rilevamento della temperatura marina che, attraverso l’impegno di sub volontari sparsi lungo tutte le coste della Penisola, s’impegna a monitorare ogni 15 minuti la temperatura marina alle diverse profondità. Un modo per segnalare ogni anomalia registrata e dare il proprio contributo alla rinascita degli Oceani.
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