Sant’Egidio ha lanciato la campagna solidale per regalare alle persone in difficoltà un pranzo che sappia di festa. Sarà possibile contribuire fino al 26 dicembre al banchetto che coinvolge ogni anno circa 80 mila persone in Italia
I poveri, in Italia, sono sempre di più: lo hanno svelato, recentemente, i dati del Rapporto Istat sulla povertà, ma lo sa bene chi ogni giorno è al fianco dei più fragili. Tra questi, in prima linea, c’è Sant’Egidio, che in occasione del Natale rivolge e chiede un’attenzione particolare verso chi fa più fatica. L’associazione, che solo nel 2023 ha distribuito 250 mila pacchi alimentari e oltre 320 mila pasti, in occasione delle festività e fino al 26 dicembre porta avanti la campagna “A Natale aggiungi un posto a tavola” con il sostegno di Rai, Mediaset, La7, Sky e della FIGC per regalare alle persone in difficoltà un pranzo degno della festa.
Tutti possono contribuire, inviando un sms o chiamando da rete fissa il numero 45586, fino al 26 dicembre. Era il Natale 1982 quando, per la prima volta, alcuni poveri furono accolti nella basilica di Santa Maria in Trastevere. Da allora, il banchetto si è allargato e ogni anno coinvolge circa 80mila persone in Italia e 250mila nel mondo. Diversi sono i luoghi dove si apparecchia il pranzo: chiese, case, scuole, ma anche istituti per anziani, carceri e ospedali. A consentire la capillare attività di Sant’Egidio sono le migliaia di volontarie e di volontari, giovani e non, che ogni giorno si dedicano alle persone più fragili.
Accanto alle fragilità, tutti i giorni
Oltre le feste, però, c’è la fragilità quotidiana: per questo, Sant’Egidio lancia due proposte alle istituzioni, perché indirizzino parte dei fondi del Giubileo al sostegno delle famiglie in povertà assoluta. Come? Primo, creando un fondo di sostegno alle locazioni, visto che quello per il contributo agli affitti e per la morosità incolpevole non è stato più finanziato. Secondo, valorizzando l’enorme patrimonio immobiliare non occupato, concordando con i proprietari immobiliari affitti calmierati (e sostenuti da un apposito fondo) a chi ne ha diritto.
“Realizzare questi due obiettivi sarebbe un atto di giustizia e un vantaggio per l’intera collettività, segno di un’Italia che non lascia indietro nessuno. Del resto, la pandemia ci ha insegnato che nessuno si salva da solo – spiega Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio – Il Giubileo, che riprende l’idea sabbatica di una redistribuzione dei beni e, più in generale, delle ricchezze prodotte, può essere il momento adatto per una ‘restituzione’ a chi ha più bisogno. Un’operazione da fare in modo intelligente, con una cabina di regia tra governo, Regioni, Comuni e società civile, perché si possa ripartire insieme senza dimenticarsi di nessuno”.
Oltre l’Italia
Sant’Egidio oltrepassa poi i confini nazionali, arrivando con il suo impegno e la sua solidarietà in oltre 70 Paesi, con più di 60mila aderenti e una vasta cerchia di simpatizzanti e persone che collaborano. Tra le numerose attività portate avanti ci sono quelle a favore degli anziani in difficoltà e soli; delle persone migranti, con la realizzazione dal 2016 dei corridoi umanitari per i rifugiati; le “scuole della pace” per promuovere la scolarizzazione dei minori in difficoltà e l’educazione alla convivenza; il sostegno ai “bambini di strada” in Africa e in America Latina; la campagna per i diritti dei disabili al lavoro e a una vita pienamente integrata; l’impegno in Africa per la cura e prevenzione dell’Aids e di altre malattie; la campagna per la registrazione anagrafica in Africa; le iniziative per favorire la pace in diverse aree del mondo, dopo che nel 1992, grazie a Sant’Egidio, fu firmato a Roma l’accordo di pace per il Mozambico. Inoltre, la Comunità promuove il dialogo interreligioso per contribuire alla costruzione della pace.
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