Tra i laboratori della Settimana della Creatività, a Baveno sul Lago Maggiore, c’è anche quello di Scrittura creativa condotto da Enrico Valenzi. Fondatore, direttore e docente della scuola di scrittura “Omero” di Roma, i suoi consigli per chi vuole cimentarsi in questa tecnica.
Cos’è la scrittura creativa? È un genere di scrittura che riguarda opere come romanzi, racconti e poemi. Differisce dalla scrittura giornalistica che spesso cavalca i trend del momento e si dedica maggiormente alla costruzione di storie e all’ideazione di personaggi protagonisti.
Nasce negli Stati Uniti e viene definita anche come scrittura narrativa, perché la definizione presa in prestito dalle scuole americane di Creative Writing non presuppone un concetto di elaborazione del testo basato “solo sulla fantasia”, bensì definisce il racconto scritto di esperienze del vissuto sotto forma di narrazione romanzata.
Per capire meglio la materia, abbiamo rivolto alcune domande a Enrico Valenzi in qualità di esperto in scrittura creativa, le cui risposte ci hanno aiutato a inquadrare meglio le tecniche per redigere un testo.
Le regole da seguire nella scrittura creativa
La prima regola in assoluto, nonché la più importante, è scrivere partendo dalle emozioni. A questa regola segue l’importanza della lettura che a volte è definita “muta” da Valenzi, ossia silenziosa, mentre altre volte deve essere svolta ad alta voce poiché merita un’interpretazione orale per essere apprezzata. È il caso, ad esempio, di testi forti che scatenano emozioni positive o negative capaci di prendere allo stomaco. Un esercizio, questo, utile ad analizzare in che modo si possono trasmettere emozioni tramite il racconto.
Esistono delle grandi differenze, poi, tra le regole del racconto breve e quelle del romanzo. “Il racconto narra l’evento più importante della vita di un personaggio”, formula che Valenzi usa per spiegare come si scrive un racconto breve, mentre “il romanzo racconta molteplici eventi della vita di un personaggio”. Questo principio determina la necessità di seguire regole di struttura narrativa, oltreché stilistiche, che nel racconto breve sono più condensate rispetto al romanzo con il quale si possono spendere più parole volte alla descrizione dei personaggi, delle ambientazioni e delle emozioni.
Come influisce l’età sull’approccio alla scrittura narrativa
“L’età non incide negativamente sulla scrittura, piuttosto è un valore aggiunto”. Infatti, spiega Valenzi, “la scrittura è un’attività che richiede tempo, a cui bisogna dedicarsi tutti i giorni, altrimenti si rischia di perdere il senso della storia, o del racconto, e dover ricominciare tutto da capo, provocando nell’autore un senso di insoddisfazione e inadeguatezza. Non è raro, quindi, che le persone si avvicinino a questa attività in età avanzata poiché gli impegni professionali e familiari non lasciano sufficiente spazio alla pratica”.
La scrittura come terapia
“Ognuno ha una storia da raccontare e la scrittura spesso aiuta persone con problematiche di dipendenza ad affrontare le proprie sofferenze e quindi, in un certo modo, a scaricare il peso delle esperienze negative tramite la scrittura”.
Come spiega il fondatore della scuola “Omero”, la narrativa permette di indossare altre vesti, altri corpi, e utilizzare la finzione della storia per raccontare sé stessi e le proprie esperienze, “che avvenga in mondo distopico o fantasy, le persone scrivendo riescono a raccontare le proprie storie e le proprie verità”. La scrittura diventa uno strumento terapeutico che permette di creare un alter ego, umanizzato o fantastico, libero di esprimere anche la rabbia e il dolore.
L’importanza dell’ascolto
“Chi accompagna le persone con problematiche di dipendenza nel percorso della scrittura deve partire dall’ascolto per guidarli nella drammatizzazione, poiché le persone che iniziano un percorso terapeutico con questo strumento, spesso hanno bisogno di un esperto in narrativa che li ascolti. In questo modo giungono a essere molto precisi nelle descrizioni e rendere vivida la memoria di un vissuto che prima era appannata”.
Tale aspetto è fondamentale nella narrazione che ha tra le regole basilari il racconto del conflitto tra bene e male, tra l’eroe e il suo antagonista, i quali devono essere ben descritti. Infatti, una descrizione forte e accurata del personaggio cattivo, del personaggio controverso, ha un peso maggiore sia per la riuscita della storia che per il coinvolgimento dei lettori. “Raccontare i personaggi buoni è facile, il difficile viene quando si deve raccontare la parte oscura, quella che molti non vogliono leggere, ma che in realtà cattura l’attenzione. E qui non bisogna fare sconti, lo scrittore deve avere il coraggio di raccontare il personaggio cattivo nei minimi dettagli”.
La forma dialogica e dialettale
“Gli scrittori alle prime armi spesso hanno il timore di utilizzare le forme dialettali, soprattutto nei dialoghi di un racconto o di un romanzo”, afferma Valenzi, il quale sostiene che l’uso del linguaggio dialettale deve essere incitato poiché rende la storia narrata ancora più credibile e verosimile. “In fondo, una storia che funziona è quella che coinvolge il lettore ed è capace di suscitare emozioni, dunque, non si deve avere timore di usare il dialetto nella narrativa. Non sono rari gli esempi di pubblicazioni importanti, sia romanzi che raccolte di racconti, contenenti dialoghi in dialetto che hanno riscosso successo vendendo un sostanzioso numero di copie”.
Affrontare il cambio di rotta di una storia durante la stesura
“Se si sta scrivendo un racconto che sarà pubblicato per certo, si viene affiancati da un editor il quale saprà affinare i contenuti della storia. Mentre se si intraprende la scrittura di un racconto o romanzo da autodidatta, può accadere che i personaggi inseriti in scaletta tradiscano la struttura narrativa che si era pensata inizialmente. A quel punto si possono percorrere due strade: ricominciare da capo, facendo tesoro di ciò che è accaduto, oppure cercare in qualche modo di salvare il salvabile. Quindi lo scrittore deve essere coraggioso e capace di prendere anche decisioni drastiche al fine di non ritrovarsi tra le mani un’opera che rimarrà incompiuta”.
L’esercizio di scrittura creativa consigliato da Enrico Valenzi
“Il più semplice che dà sempre buoni risultati è di provare a scrivere una storia prendendo come base da cui partire l’incipit di un racconto o di un romanzo che è piaciuto e prolungarne la scrittura di 20 righe. Se la storia funziona si possono eliminare gli elementi dell’autore originario e il nuovo testo prenderà vita. Il racconto breve è la tipologia di scrittura che meglio si presta a questo esercizio per la sua caratteristica intrinseca, che non richiede particolari abilità e può essere svolto anche da chi è alle prime armi”.
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