La Casa Bianca accusa Amazon di un “atto ostile e politico” per aver valutato l’esposizione dei costi dei dazi imposti da Trump. Intanto, il presidente affronta un calo di consensi nei primi 100 giorni del suo secondo mandato.
Amazon e la trasparenza sui dazi
Negli ultimi giorni, Amazon si è trovata al centro di una polemica con l’amministrazione Trump. Il motivo? Il colosso dell’e-commerce avrebbe valutato la possibilità di mostrare ai consumatori l’incidenza dei dazi imposti dal presidente sui prezzi finali dei prodotti, in particolare quelli provenienti dalla Cina.
Questa iniziativa avrebbe dovuto riguardare Amazon Haul, la piattaforma dedicata ai prodotti a basso costo. Tuttavia, Amazon ha smentito l’attuazione di tale piano, precisando che si trattava solo di un’idea discussa internamente e mai approvata per il sito principale.
La reazione della Casa Bianca
La notizia ha scatenato l’ira della Casa Bianca. La portavoce Karoline Leavitt ha definito la mossa di Amazon un “atto ostile e politico”, accusando l’azienda di voler screditare l’amministrazione Trump. Leavitt ha anche sottolineato l’assenza di iniziative simili durante l’amministrazione Biden, nonostante l’inflazione record.
Il presidente Trump avrebbe personalmente contattato Jeff Bezos per esprimere il suo disappunto. Dopo la conversazione, Amazon ha ribadito che l’idea non sarebbe stata implementata.
I dazi di Trump e l’impatto sui consumatori
L’amministrazione Trump ha recentemente introdotto dazi doganali particolarmente severi, arrivando fino al 145% su alcune categorie di importazioni provenienti dalla Cina. La misura, parte di una più ampia strategia di protezionismo economico, punta a rilanciare la produzione interna ma ha già avuto effetti tangibili sui consumatori statunitensi.
Già circa 1.000 prodotti disponibili su Amazon hanno subito un aumento dei prezzi, con rincari medi pari al 30%: si tratta soprattutto di articoli di largo consumo, come abbigliamento, accessori tecnologici e utensili per la casa. Gli effetti sui carrelli della spesa virtuale si sono fatti sentire in tempi molto rapidi, alimentando preoccupazioni sulla tenuta del potere d’acquisto delle famiglie.
Anche altri colossi del commercio elettronico, come Temu e Shein, si sono adeguati al nuovo scenario. Entrambi i rivenditori hanno già avviato politiche di trasparenza, indicando in modo esplicito ai clienti l’incidenza dei dazi sui prezzi finali dei prodotti.
La relazione complessa tra Trump e Bezos
Nonostante le tensioni esplose negli ultimi giorni, i rapporti tra Donald Trump e Jeff Bezos avevano mostrato segnali di distensione nei mesi precedenti. Bezos ha infatti preso parte alla seconda cerimonia di insediamento del presidente, un gesto che in molti hanno interpretato come una volontà di abbassare i toni e riaprire il dialogo. In quell’occasione, Amazon ha anche effettuato una donazione di un milione di dollari per sostenere l’organizzazione dell’evento, rafforzando l’idea di un disgelo nei rapporti.
Un altro elemento significativo riguarda il Washington Post, il quotidiano di proprietà di Bezos, storicamente critico nei confronti di Trump durante il suo primo mandato. Durante l’ultima campagna elettorale, tuttavia, il giornale ha adottato una linea editoriale più moderata, limitando i toni accusatori e mantenendo un profilo più equilibrato. Anche questo cambiamento era stato interpretato da osservatori politici come un segnale di raffreddamento delle tensioni tra le due figure.
Tuttavia, l’attuale scontro sui dazi e sulla trasparenza dei prezzi online sembra aver riacceso vecchie ruggini, riportando a galla la diffidenza reciproca che ha segnato per anni i rapporti tra il tycoon e il fondatore di Amazon.
Il calo di consensi di Trump nei primi 100 giorni
Mentre infuria la polemica con Amazon, Donald Trump si trova ad affrontare un significativo calo nei consensi. A poco più di 100 giorni dall’inizio del suo secondo mandato, il tasso di approvazione del presidente si attesta tra il 40% e il 42%, segnando uno dei livelli più bassi mai registrati da un presidente rieletto in questa fase iniziale.
Diversi analisti attribuiscono il calo a una serie di decisioni fortemente divisive, tra cui il ritiro da alcuni accordi internazionali chiave, la reintroduzione di politiche migratorie restrittive e la revoca di misure a tutela delle persone transgender.
Le critiche sono arrivate sia da ambienti progressisti che da alcuni settori moderati dell’elettorato, e non sono mancate le prese di distanza anche da parte di alleati tradizionali del Partito Repubblicano. In particolare, le politiche più dure in materia di commercio internazionale e diritti civili hanno acceso un dibattito acceso anche sui media internazionali, evidenziando una crescente polarizzazione nell’opinione pubblica americana.
Politica commerciale e consenso pubblico
La controversia con Amazon evidenzia le sfide dell’amministrazione Trump nel bilanciare le politiche commerciali con le esigenze dei consumatori. Mentre il presidente cerca di rafforzare l’economia americana attraverso misure protezionistiche, l’aumento dei prezzi potrebbe erodere il supporto tra gli elettori.
La trasparenza sui costi dei dazi diventa così un tema centrale nel dibattito politico ed economico degli Stati Uniti.
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