Le storie di Enrica, Brunilde e Mariuccia che circolano su tutti i media in questi giorni, sono emblematiche. Ci fanno capire come decisioni di politica economica possano incidere sulla vita delle comunità locali nelle zone più isolate del nostro Paese.
L’entrata in vigore dello scontrino on line, prevista dall’ultima Legge di Bilancio, ne è un esempio nella misura in cui spinge alcuni operatori economici a decisioni tali da impoverire ulteriormente la rete di relazione e socialità nei piccoli centri.
La stampa e la televisione hanno ampiamente illustrato come queste tre commercianti, “simbolo” delle loro piccole realtà, abbiano reagito all’obbligo dello scontrino on line. Ad Ormea, nella Valle Tanaro, Enrica Obbia, di 87 anni, sta dietro il bancone della sua merceria da circa mezzo secolo, ma l’obbligo del registratore di cassa telematico, collegato all’Agenzia delle Entrate, non l’ha fermata. Ha iniziato il 2020 alzando puntualmente la serranda. Fra nastri, maglieria e filati ha ricevuto il saluto del sindaco Giorgio Ferraris: «La signora Enrica è una istituzione – ha raccontato il primo cittadino -. Non la ferma nessuno».
È diverso invece il caso di Brunilde Cocchi, anche lei titolare di una merceria a Prato da più di 60 anni: si è arresa, ma non ai suoi 99 anni, che non le impediscono di aprire il negozio ogni giorno, bensì al nuovo obbligo fiscale.
C’è infine Mariuccia Martini, che chiude la sua panetteria con l’ultimo forno a legna della Valle Grana a Pradleves, in provincia di Cuneo: ha 81 e non ha mai perso un giorno di lavoro. Chiude un negozio che non solo era un punto vendita di generi alimentari, ma un fulcro di espressione della comunità che tutti riconoscevano come tale.
Ce ne sono sempre meno e la spersonalizzazione dei servizi commerciali è ormai dietro l’angolo. Ma queste tre storie non si possono ridurre a semplice testimonianza delle diverse forme di resilienza che saranno attuate in altri territori decentrati. Enrica, Brunilde e Mariuccia sono la dimostrazione che le politiche di differenziazione fiscale – avviate per specifici esercizi commerciali con la Legge 97/1994 sulla salvaguardia e la valorizzazione delle zone montane, ma soprattutto con la Legge 158/2017 sui piccoli Comuni – richiedono un ampio ripensamento.
L’obiettivo di evitare lo spopolamento e la desertificazione produttiva dei borghi isolati sembra essere a rischio e questo è tanto più grave se si considera proprio la struttura orografica del nostro Paese. Su circa 7.914 comuni (al 1° gennaio 2020), la Penisola ne conta 5.498 al di sotto dei 5.000 abitanti che rappresentano il 69,47% sul totale, in cui abitano peraltro quasi 10 milioni di persone (9.815.233 per l’esattezza).
Su questo tema, il prossimo 31 gennaio, si terranno a Roma gli Stati Generali della Montagna, convocati dal ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Francesco Boccia. Non a caso in quella sede l’Uncem, ovvero l’Unione Nazionale dei Comuni, Comunità ed Enti montani, ha annunciato che chiederà all’Agenzia delle Entrate di conoscere quanti, nei Comuni montani, a fine gennaio si sono adeguati all’obbligo di scontrino elettronico, quanti non l’hanno ancora fatto, quanti esercizi commerciali hanno chiuso e per quali motivi.
Occorre, infatti, dare orizzonti più certi a chi ha scelto, anche se giovane (una controtendenza che in alcuni casi si sta verificando), di vivere e fare impresa in montagna.
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