L’importanza del controllo di un corretto allineamento della colonna vertebrale nel bambino è un concetto ormai acquisito da tutti. Ma quali possono essere le conseguenze della scoliosi in età più avanzata?
Innanzitutto è utile chiarire che si parla di scoliosi quando la colonna vertebrale presenta una deviazione laterale che deve però essere “sempre associata alla rotazione” delle vertebre coinvolte. Nel caso in cui le immagini radiografiche non dovessero mostrare una componente di rotazione non si può parlare di scoliosi ma soltanto di “atteggiamento scoliotico”, che normalmente è transitorio, ma che se trascurato potrebbe comunque evolvere in una scoliosi vera e propria.
Di rado formata da una curva, la scoliosi, nella maggioranza dei casi, ne presenta due o anche tre (nelle forme più complesse si possono contare fino a quattro curve).
Dalla scoliosi “non si guarisce”. Le scoliosi necessitano di un trattamento riabilitativo di “Rieducazione Posturale individuale”, che deve iniziare il prima possibile (anche a partire dai 4-5 anni) e deve continuare per tutto il periodo dell’accrescimento osseo, fino a quando non ci sia evidenza di una stabilizzazione delle curve e si possa a quel punto escludere il rischio di un ulteriore peggioramento. Purtroppo la verità è che il trattamento riabilitativo delle scoliosi non finisce mai!
Questa affermazione può sembrare eccessiva. In realtà, è proprio così. Gli effetti delle alterazioni dei rapporti articolari delle vertebre, e più in generale di tutte le articolazioni del corpo, evolvono durante l’arco di tutta la vita.
La fascia di età compresa tra i 20 e i 50 anni non presenta particolari rischi di peggioramento per quelle scoliosi che si sono ormai stabilizzate. Ma i problemi cominciano a presentare il conto in seguito, verso i 50-60 anni, quando si mostrano più evidenti gli effetti della progressione artrosica delle articolazioni sottoposte da sempre a carichi asimmetrici, squilibrati e sbilanciati.
Le conseguenze più evidenti della scoliosi nell’adulto sono a carico delle ossa e delle articolazioni. Con l’artrosi e con la diminuzione del tono calcico (osteopenia ed osteoporosi) le vertebre si possono deformare (a cuneo anteriore o laterale) dando inizio ad una nuova fase di peggioramento delle curve che purtroppo può non avere mai fine.
Gli effetti delle curve della scoliosi producono effetti negativi anche negli arti inferiori e superiori.
A carico degli arti inferiori si sviluppano adattamenti posturali nelle anche, nelle ginocchia e nei piedi. Queste forze torsionali velocizzano l’evoluzione artrosica e la deformazione assiale degli arti verso il valgismo o verso il varismo.
Invece, per gli arti superiori gli effetti sono meno evidenti in quanto subiscono meno lo stress indotto dalla forza di gravità. Ma nella scoliosi, oltre alle vertebre, anche le costole sono le prime a deformarsi (come conseguenza diretta della rotazione delle vertebre). Le articolazioni più colpite sono le spalle, in quanto la loro libertà di movimento è condizionata dal rapporto meccanico della scapola sul torace e ancor più in presenza di un gibbo dorsale.
Ma non finisce qui. Ci sono altri effetti che rivestono un ruolo fondamentale. Sono le conseguenze della scoliosi sulla fisiologia degli organi interni. I primi organi a subire gli effetti della alterazione morfologica della colonna vertebrale sono i sistemi cardiocircolatorio e respiratorio.
Il cuore “soffre” per la minore possibilità di movimento dovuta alla compressione della zona basale del torace e al rapporto diretto con il muscolo diaframma (primo muscolo respiratorio per importanza) ipomobile per la deformazione del torace, soprattutto nei soggetti che hanno una scoliosi con angolo di curva maggiore di 30 gradi. Tra gli effetti diretti a livello cardiaco ci possono essere le alterazioni del ritmo e della frequenza (come le aritmie, la tachicardia, le extrasistole) oltreché il maggiore sforzo necessario per pompare il sangue in condizioni di compressione.
Per lo stesso motivo si evidenziano effetti anche a carico dei mantici polmonari. La diminuita mobilità delle costole riduce lo scambio dei gas tra anidride carbonica ed ossigeno. Queste sono zone a maggiore rischio di infezione ed infiammazione per la minore ventilazione e per la compressione dei bronchioli e degli alveoli polmonari.
IL RISCHIO DELLE FRATTURE SPONTANEE
Per le scoliosi più gravi, nei soggetti anziani affetti da osteoporosi,
lo squilibrio della distribuzione dei carichi può aumentare notevolmente il rischio di fratture da sovraccarico funzionale.
TRA PREVENZIONE E TRATTAMENTO
Per fortuna la progressione delle scoliosi ha un decorso molto lento e si ha tutto il tempo per rallentarne l’evoluzione. È fondamentale mantenere sempre una buona forma fisica, praticare attività aerobica per favorire il più possibile la mobilità completa del torace, del bacino, della colonna vertebrale e di tutte le altre articolazioni. È sempre necessario farsi seguire da un ortopedico specializzato nella gestione dei dismorfismi della colonna vertebrale e affidarsi a fisioterapisti specializzati in metodiche di rieducazione posturale individuale (come la “Rieducazione Posturale Globale” ideata dal professor P.E. Souchard). Tutta la terapia manuale è di grande supporto. In particolare, l’osteopatia offre un ulteriore e prezioso contributo per il trattamento degli effetti della scoliosi sugli organi interni. Inoltre, laddove necessario, gli squilibri di carico possono essere mitigati con l’utilizzo di plantari confezionati su misura da tecnici ortopedici specializzati.
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