È trascorso mezzo secolo da uno dei casi politici più noti sulla scena mondiale, portato alla luce da un’inchiesta giornalistica. Un lavoro che negli anni successivi avrebbe ispirato il lavoro di tanti reporter. Lo scandalo Watergate, dal nome del complesso residenziale che a Washington ospitava il comitato elettorale del Partito Democratico, si rivelò in grado di travolgere la Casa Bianca.
L’inizio dello scandalo Watergate
Il contesto fu la campagna elettorale del 1972, segnata da anni di crisi economica e dalle contestazioni per la guerra in Vietnam. Per questo venne creata un’organizzazione, il Commitee for reelection of the President (Creep). Una realtà voluta direttamente dal presidente in carica, il repubblicano Nixon, che avrebbe dovuto “studiare” i rivali e raccogliere informazioni su di loro.
Nella notte del 17 giugno, una squadra del Creep venne sorpresa a cercare documenti segreti e a nascondere microfoni nella sede dei Democratici. Ne risultarono cinque persone incriminate per spionaggio ai danni del candidato democratico alle presidenziali George McGovern. Il successivo processo portò alla loro condanna, oltre a quella di altri due membri del comitato per la rielezione del presidente in carica.
La rielezione di Nixon e le dimissioni
Solo dopo la rielezione di Nixon, grazie all’inchiesta di Bob Woodward e Carl Bernstein del Washington Post, sarà dimostrato il suo coinvolgimento nell’operazione. Grazie al lavoro giornalistico, infatti, si scoprirono i finanziamenti illeciti di Nixon elargiti durante la campagna elettorale, oltre alla sua conoscenza diretta dell’irruzione al Watergate, episodio rispetto al quale si era sempre dichiarato estraneo.
La Camera di giustizia dichiarò l’impeachment (messa in stato d’accusa) per lui, per abuso d’ufficio e ostruzione della giustizia. Il presidente Nixon preferì dimettersi, l’8 agosto del 1974, per la prima volta nella storia degli Stati Uniti d’America.
La risonanza mediatica
La vicenda, iniziata come reato compiuto da personaggi secondari, finì con l’investire la più alta carica dello Stato. E suscitò un interesse senza precedenti nell’opinione pubblica grazie alla stampa. Woodward e Bernstein, incaricati di seguire il caso dal capo cronista Barry Sussman, scomparso proprio pochi giorni fa, intervistarono centinaia di persone e seguirono piste trascurate persino dagli investigatori federali. Per questo passarono alla storia come cronisti di inchiesta. I due si avvalsero anche di un informatore, rimasto nell’ombra fino al 2005, famoso come “gola profonda”, quando si rivelò essere l’ex vicedirettore dell’FBI, Mark Felt.
Scandalo Watergate: il caso che ispirò i giornalisti di tutto il mondo
Lo scandalo Watergate ha ispirato nel tempo non solo i giornalisti, ma anche il mondo del cinema. Il film più celebre che lo racconta è “Tutti gli uomini del presidente”, con Robert Redford e Dustin Hoffman nei panni dei due giovani cronisti, che conquistò ben quattro Oscar.
Più volte negli ultimi anni ci si è interrogati sul modo di fare inchiesta e su come l’avvento di Internet ne abbia cambiato le modalità. Gli stessi Woodward e Bernstein, esattamente dieci anni fa in occasione del quarantesimo anniversario, hanno sottolineato come oggi un altro Watergate sia difficilmente ipotizzabile. Questo perché la rete può aiutare ma non può sostituire il lavoro sul campo e i gruppi editoriali in crisi difficilmente possono permettersi di far lavorare qualcuno sullo stesso caso per tempi così lunghi (l’inchiesta, infatti, durò circa due anni). Senza contare in ultimo l’interesse sempre minore del pubblico per vicende da esplorare, che non si presentino da subito come grossi scandali.
(Foto di copertina: ©Heritage/AGF)
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