Serenella Scafati.
Insegnante in pensione, ama l’arte, i viaggi, la fotografia ma soprattutto la lettura che si è trasformata nel tempo in voglia di scrivere. Le sue prose sono piccole istantanee su carta di ricordi, impressioni, emozioni. Partecipa al Concorso 50&Più da diversi anni; nel 2008 ha vinto la Farfalla d’oro per la Fotografia. Vive a Rieti.
L’odore delle foglie bagnate sotto i miei piedi a forte e buono, sa di muschio, di bosco, e mi accompagna nella salita al colle S. Mauro.
E’ un luogo dove vengo spesso, specie ora che non sono più sola nelle mie passeggiate
A metà della salita c’è un bivio: a destra si sale alla Villa, a sinistra al convento dei cappuccini da cui si può guardare il panorama sulla città.
Noi andiamo a destra, percorriamo il sentiero fino al cancello d’ingresso, ed entriamo: la Villa è una meta piacevole, con le sue linee liberty, il colore rosso pompeiano bordato di bianco.
Ci aspetta ogni volta, in cima alla salita.
C’è una panchina di pietra, antica nella foggia, ha una spalliera con dei riccioli e segni di umidità tutt’intorno.
E’ rimasta. certo , unica testimone del passato, nel parco immenso che la circonda.
E’ la Villa del Principe Potenziani, oggi trasformata in un Relais di lusso e un tempo dimora frequentata da nobili e illustri personaggi dell’epoca, amici del principe Ludovico, che nella città era il proprietario di vasti appezzamenti terrieri, e che si adoperò, tra le sue tante attività, per rendere la città capoluogo di provincia e bonificarla.
La sua tomba è poco distante, sottoterra, nel parco dei Cappuccini che con il loro convento sono adiacenti alla sua antica dimora.
Mi siedo, mentre Margot continua a fiutare il terreno intorno prima di accovacciarsi ai miei piedi.
E’ lei la mia compagna di passeggiate, e non solo da qualche tempo.
E’ entrata nella mia vita nel periodo in cui ne ho sentito il bisogno, prima ero troppo impegnata con le mie tante attività intraprese dopo il pensionamento, adesso invece c’è stato lo spazio mentale per lei.
E’ strano come l’affiatamento tra noi sia nato cosi profondo e immediato, io che non avevo mai preso in braccio, nemmeno quando ero piccola, un animale domestico, mi sono ritrovata a farlo spontaneamente, senza nessun timore, e a prendermi subito cura di lei come se lo avessi fatto sempre. Mi dicevo pere che dovevo imparare una convivenza, segnare i confini, non farmi prendere troppo, farmi ubbidire, curarla… tante, troppe cose tutte insieme, e invece è stato facile.
La magia della comunicazione è avvenuta con i toni della voce, i gesti, i rimproveri, le coccole ed ora, dopo un anno, eccoci qui complici ed amiche.
La guardo e mi sembra bellissima, con il pelo morbido e setoso color cioccolato, le orecchie lunghe dei bassotti, il musetto intelligente e quell’aria malinconica che ha, a differenza degli altri cagnolini che vedo trotterellare festosi accanto ai propri padroni.
Lei è fiera, non da confidenza agli estranei che vorrebbero avvicinarsi, non lo permette, e mi ha scelto come unica e sola sua interlocutrice.
Ha alle spalle una storia, come tutti i cagnolini che non vengono presi da piccoli, non di abbandono perché viveva in un allevamento come fattrice, ma non era adatta a quel compito per cui il proprietario ha preferito venderla e così… ci siamo trovate.
E’ arrivata dal nord, in treno, e quando ho aperto il trasportino e ho visto i suoi dolci occhi nocciola, a stato amore a prima vista!
Sorrido al pensiero di come venga a salutarmi ogni mattina appena si accorge che mi sono alzata: si alza sulle zampette e mi da delle piccole leccatine e poi , di corsa, torna a dormire ancora un po’, aspettando che io mi vesta per uscire.
E’ paziente e sa che giocherò con lei appena posso , quando mi vede indaffarata prende i suoi giocattoli e comincia a correre per casa per farsi inseguire ma il gioco che preferisce è quello di trovare, grazie al suo odorato infallibile, ciò che nascondo.
Le piace la musica e l’ascolta facendomi compagnia dalla sua cuccia, lanciandomi sguardi d’intesa e guardandomi con i suoi occhi intelligenti , se poi la musica è allegra asseconda il ritmo e va avanti e indietro per la stanza, imitando i movimenti che improvviso per farla divertire…
Le ho insegnato tutto io dopo che i numerosi e costosi interventi di “pseudo” educatori erano falliti, anche ad aspettare davanti alle strisce per attraversare, l’unica cosa in cui ho fallito è stato impedirle di abbaiare ad ogni rumore, in particolare al suono del nostro campanello corrisponde un minaccioso abbaiare, inimmaginabile in una mole così ridotta.
La mia vita è molto cambiata, da quando Margot è con me non posso più improvvisare le mie piccole fughe dalla città in cerca di spunti o novità culturali offerti dalla capitale, devo lasciarla sola per una giornata e dunque scelgo ciò che proprio è importante, e quando torno, con un po’ di senso di colpa per la mia assenza, cerco di farmi perdonare giocando subito con lei, anche se sono stanca, penso che glielo devo!
Rimango però ogni volta stupita della sua festosa accoglienza: corre a prendere, tra tutti i suoi giochi dentro ad una grande busta, dove entra con tutto il suo corpicino, una palla che suona e con quella mi corre incontro per cui il mio ritorno è a suon di musica…!!!
In questi giorni in cui si parla di guerra e fuga dalle città ucraine sento forte la pena anche per quei cani che, seguendo i loro padroni, subiscono i rumori delle bombe, e tremano di paura per questo.
Da sempre so che i cani non sopportano gli spari che si usano durante le feste e sembrano impazzire, sentendoli si nascondono o fuggono addirittura con grave pericolo per sé e per chi li incontra, eppure anche loro invece, in questo frangente, sono costretti, muti, alla sorte dei loro padroni.
Penso anche al conforto che possono dare a quelli tra loro che, affondando la testa nel lor morbido pelo, passano la notti un un rifugio, stringendo a sé questo tenero e fedele amico.
Anche io mi sento protetta: la sera, davanti alla tv, la presenza di Margot è diventata essenziale, non potrei più fare a meno del suo leggero russare che mi fa compagnia, con il musetto appoggiato sulle mie ginocchia.
Guardo il cielo che si è tinto di rosa, come ogni sera quanto c’è il tramonto e, sullo sfondo la sagoma inconfondibile del monte Elefante, insieme al monte Terminillo, ricoperti di neve.
Ci avviamo per la discesa mentre le ombre della sera cominciano a scendere: questo è il momento bello per me, sento trotterellare la mia bassottina, felice della passeggiata, al mio fianco.
Tra poco saremo a casa e potrò ancora godere della sua compagnia.
Seduta accanto a me sul divano nasconderà il musetto sotto il mio braccio, in attesa di essere portata a dormire nella sua cuccia, come ogni sera…