Ecco la sanità “sospesa” a causa del Covid. Lo rivelano i dati dell’indagine di Fondazione Italia in Salute secondo cui oltre l’80% delle persone che hanno dovuto rinunciare ad esami specialistici è over 65. Stress, disagi e depressione in aumento anche fra i minori.
Fra le vittime della pandemia, c’è il diritto alla salute e alla prevenzione. Trentacinque milioni di italiani hanno avuto problemi nell’effettuare visite o accedere a cure specialistiche a causa del Covid-19. Una questione che ha coinvolto in un anno di pandemia il 52% degli italiani. A stimarlo, un’indagine della Fondazione Italia in Salute realizzata dalla società di ricerca sociometrica.
L’impatto della pandemia su salute e stili di vita
L’indagine ha affrontato non solo l’impatto della pandemia su patologie e condizioni di salute degli italiani, ma anche sui comportamenti collettivi e sull’atteggiamento verso i vaccini. «Ci siamo chiesti quale impatto abbia sui malati non-Covid – spiega Federico Gelli, Presidente di Fondazione Italia in Salute -, quali conseguenze ci siano sugli stili di vita che si possano trasformare in comportamenti dannosi e portare anche a nuove patologie».
Sanità “sospesa” per 10 milioni di italiani
Sono 10 milioni i nostri connazionali che hanno dovuto fare i conti con cancellazioni e rinunce a servizi e prestazioni sanitarie. Per circa 400 mila persone, si è trattato di ricoveri, per 600 mila di interventi chirurgici e per circa 1 milione di persone di prestazione in day hospital. Sono 7 milioni gli italiani che invece hanno dovuto rinunciare a visite specialistiche, e di questi ben l’83,9% sono over 65.
La paura degli ospedali, soprattutto fra i giovani
Alla base della rinuncia ad utilizzare i servizi sanitari, c’è una crescente paura di contagiarsi che, contro ogni previsione, è più diffusa fra la popolazione giovane. Il 63,9% degli italiani preferisce dunque evitare di frequentare ospedali e ambienti della sanità. Solo il 13,8% non ha timore a entrare in strutture mediche.
Mantenere le distanze fra stress e insonnia
Sono tanti gli italiani che hanno cambiato spontaneamente alcuni comportamenti quotidiani. Il 63,3%, quindi 2 persone su 3 – evidenzia l’indagine -, evita di prendere mezzi pubblici, oltre la metà non frequenta più negozi, bar e ristoranti, e quasi 7 persone su 10 hanno scelto di non vedere più amici e conoscenti dentro casa. Queste restrizioni, anche se adottate in autonomia, hanno comunque effetti psicologici e fisici negativi: il 49,1% della popolazione sente una crescita dello stress, il 43,9% ha smesso, o fortemente ridotto, l’attività fisica; il 28,8% ha disturbi del sonno; il 27,1% ha malesseri psicologici; il 25,7% mangia di più o ha smesso di controllare la propria dieta; il 16,5% accusa sintomi di depressione.
L’impatto sui minori
Se i senior sono fra i più penalizzati dalla sanità “sospesa”, anche i minori affrontano conseguenze importanti. Quasi il 60% dei genitori intervistati ritiene che la pandemia abbia avuto un impatto psicologico sui figli minorenni. Per 1 genitore su 4, i minori sono stati “colpiti molto pesantemente”, soprattutto nel caso di famiglie con bassi livelli di istruzione.
La speranza dei vaccini
Sui vaccini prevale l’ottimismo: il 40,5% attende di poterlo fare senza dubbi, a fronte del 7,5% che non intende sottoporsi alla somministrazione, il 9,9% che vuole saperne di più e il 7,6% che vorrebbe poter scegliere quale fare. Più favorevoli ai vaccini persone malate o con livelli di istruzioni più alti.
Affrontare il trauma
«Scopriamo un’Italia in grande sofferenza – afferma Antonio Preiti, Direttore di Sociometrica – non solo sul piano economico e sociale, ma sul piano molecolare, delle singole persone, che non salva nessuno e nessun aspetto della vita com’eravamo abituati a viverla. Avere cognizione dell’ampiezza e della profondità del male oscuro innescato dal Covid è fondamentale, se vogliamo uscirne senza traumi sociali permanenti».
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