“Cari italiani, cercate di non ammalarvi perché presto non ci saranno più medici per curarvi. Se potete permettervi un’assicurazione sanitaria iniziate a informarvi su come acquistarla, perché nel prossimo futuro il Servizio Sanitario Nazionale non sarà più in grado di garantire le prestazioni di cui avrete bisogno”.
Comincia così la lettera aperta che i medici della Federazione Cimo-Fesmed hanno indirizzato simbolicamente ai cittadini. Lo scopo è ovviamente quello di riportare l’attenzione sui tagli alla spesa sanitaria che, nei prossimi tre anni, potrebbe rappresentare una quota di Pil inferiore ai livelli pre-Covid.
Uno scenario preoccupante, quello descritto dai medici, con pronto soccorsi ancora più affollati, liste d’attesa sempre più lunghe e ambulanze meno capillari, se non si interverrà con nuovi fondi per la sanità pubblica e la medicina del territorio nella prossima Legge di Bilancio.
“Speravamo, illusi – si legge in un altro passaggio della lettera – che il Covid 19 avesse fatto capire una volta per tutte l’importanza di un Servizio sanitario universale, pubblico, sicuro e di qualità. Non solo per quella tutela della salute richiamata dalla Costituzione come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, ma anche per il corretto funzionamento del sistema produttivo del Paese. Ci siamo sbagliati, così non è stato”.
Con questa lettera, indubbiamente provocatoria, i medici di Cimo-Fesmed hanno voluto lanciare un appello: è necessario difendere insieme la sanità pubblica, grazie anche alla solidarietà dei cittadini.
I dati dell’Agenzia per i servizi sanitari regionali sui medici di famiglia
Nel frattempo, a fare un quadro più approfondito della situazione, per quanto riguarda la medicina del territorio ci ha pensato l’Agenas, l’Agenzia per i servizi sanitari regionali, che ha diffuso i dati aggiornati al 2021.
La situazione è piuttosto complessa, a cominciare dal numero di medici disponibili sul territorio. Troppo pochi. A fronte di 40.250 medici di famiglia, la media italiana di assistiti per ciascuno di loro è di 1.237, con il valore più alto al Nord (1.326), rispetto al Centro (1.159) e al Sud (1.102). In alcune regioni, come la Lombardia, si arriva a 1.454 pazienti per medico, in Veneto a 1.379, in Calabria a 1.423.
Borse di studio con i fondi del PNNR per incrementare il personale medico
Un segnale di inversione di tendenza a questa carenza ormai radicata, sembra arrivare dalla formazione di nuovi medici che potranno sfruttare le 900 borse in più all’anno approvate dal precedente Governo grazie ai fondi del Pnrr, passando in tre anni da 1.879 a 2.779, anche se il concorso, in ritardo, è stato fissato per marzo 2023.
Nel frattempo dal 2019 gli ambulatori di prossimità chiudono a un ritmo di quasi mille all’anno, e i medici mai rimpiazzati al momento della pensione sono quasi 6.000, oltre il 10% del totale. Se il Governo precedente aveva annunciato una riforma dei medici di famiglia con l’obbligo di lavorare alcune ore anche nelle Case di comunità, il nuovo esecutivo non si è ancora espresso.
L’allarme della medicina d’emergenza: sempre meno medici
Ma la carenza di organico ha un forte impatto anche sugli ospedali. In particolare sui pronto soccorsi, come ha denunciato Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao Assomed, l’Associazione dei medici dirigenti.
“I posti sono già pochi – ha dichiarato Di Silverio – ma se il 50% dei contratti di emergenza urgenza non viene assegnato perché non viene scelto, siamo di fronte al chiaro sintomo che qualcosa non va. Al momento i nostri medici vanno all’estero o nel privato”.
Nell’analisi condotta da Assomed, si evidenzia una mancata assegnazione per il 12% dei contratti totali, e il medico specializzando svolge la sua formazione all’interno di reparti dove la carenza di specialisti è cronica, e perciò è obbligato a compensarla lavorando, insieme ai dirigenti medici, con una retribuzione fra le più basse d’Europa.
Negli ultimi tre anni il Servizio Sanitario Nazionale ha perso quasi 21.000 medici specialisti, perché fra il 2019 e il 2021 hanno abbandonato l’ospedale circa 8.000 medici per dimissioni volontarie e 12.645 per pensionamenti, decessi e altro: una media di 7 al giorno.
© Riproduzione riservata