Secondo uno studio della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, fra il 2019 e il 2021 la spesa sanitaria pro-capite è aumentata dell’11%. L’emergenza Covid-19 ha pesato sui costi dei sistemi sanitari regionali. Ma ora abbiamo l’occasione di mettere a sistema buone prassi come l’aumento degli screening oncologici.
Fra il 2019 e il 2021 la spesa sanitaria pro-capite è aumentata dell’11%, arrivando alla cifra di 237 euro a persona. A fare i conti è il Laboratorio Management e Sanità dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa analizzando i sistemi sanitari di 10 regioni italiane (Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Marche, Puglia, Toscana, Umbria, Veneto, Lombardia e Piemonte) e delle due Province Autonome di Trento e di Bolzano. Attraverso l’analisi di più di 450 indicatori, il Laboratorio della Scuola Superiore Sant’Anna ha voluto verificare qual è stata la resilienza dei servizi sanitari regionali nei confronti della pandemia; sia come capacità di reagire all’emergenza che come capacità di riprendere l’offerta dei servizi.
I costi della sanità
Secondo i ricercatori, proprio la gestione dell’emergenza e post-emergenza Covid-19 ha richiesto l’impiego di risorse aggiuntive; portando dunque ad un incremento “significativo” del costo sanitario pro-capite in tutte le Regioni che hanno aderito su base volontaria allo studio. “L’onda del Covid ha pesato. Paghiamo l’eredità del Covid sulla nostra struttura dei costi”, ha dichiarato all’agenzia di stampa Ansa Federico Vola, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. “Questo sarà uno dei temi con cui dobbiamo confrontarci”. I costi sono peraltro molto variabili: in Lombardia si arriva, ad esempio, a 2.164 euro di spesa sanitaria pro-capite, a Bolzano a 2.968 euro. Questa variabilità rappresenta una leva su cui agire per rendere i nostri sistemi sanitari sostenibili nel lungo periodo: “Lavorare, ad esempio, sull’appropriatezza della prescrizione dei nuovi farmaci ad alto costo – spiegano i ricercatori – potrà liberare risorse da reinvestire nel sistema stesso”.
La prevenzione
Un ulteriore dato emerso dall’analisi è la centralità dei programmi di screening, in particolare oncologici, in linea con l’importanza di investire in politiche di prevenzione e di promozione della salute. Un investimento da cui dipende lo sviluppo socioeconomico e per la sostenibilità degli stessi sistemi sanitari. Veneto e Umbria, in particolare, registrano nel 2021 un numero di mammografie superiore al 2019, a dimostrazione di uno sforzo di recupero delle prestazioni perse durante il primo anno pandemico.
Per quanto riguarda i vaccini, nonostante gli sforzi degli ultimi anni si siano ovviamente concentrati sulla campagna vaccinale anti Covid-19, l’analisi della Scuola Superiore Sant’Anna rileva una sostanziale tenuta della copertura delle vaccinazioni pediatriche. Cala invece la copertura antiinfluenzale, sia per gli anziani sia per i professionisti sanitari, dopo una maggiore propensione registrata invece nel corso del 2020. Da presidiare con attenzione, per il team di ricerca, anche l’incremento dei parti cesarei registrato in alcune regioni.
L’assistenza ospedaliera
L’indagine si sofferma anche sugli assetti organizzativi e i processi assistenziali negli ospedali. “Nel complesso – evidenzia la ricerca -, la “risorsa ospedale” regge l’urto pandemico”. A dimostrarlo, la tenuta della durata delle degenze mediche e l’ulteriore contrazione di quella dei ricoveri chirurgici. Cresce invece in modo significativo la percentuale di assenze del personale della sanità nel 2020, in quasi tutte le Regioni esaminate. Questo a dimostrazione, per i ricercatori, di un comprensibile affaticamento del Sistema Sanitario Nazionale. Crescono anche i ricoveri e le ospedalizzazioni potenzialmente evitabili; mentre continua a calare il consumo di antibiotici, anche per azioni mirate a scongiurare una maggiore diffusione, in particolare in ambito ospedaliero, dell’antibiotico-resistenza.
L’innovazione
Un capitolo dell’indagine è infine dedicato alla sfida dell’innovazione. “La sanità digitale è tra le grandi priorità per il rilancio dei sistemi sanitari – ricorda lo studio -, in coerenza con gli indirizzi del PNRR”. La pandemia ha certamente accelerato l’uso di strumenti come la telemedicina o la consultazione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), sebbene con marcate differenze tra Regioni (la percentuale di cittadini che dichiara di aver utilizzato il FSE negli ultimi 90 giorni varia dal 3 al 74%). Per una vera svolta, occorre dunque che questa accelerazione sia messa a sistema con interventi strutturali.
“Valorizzare i nostri professionisti e le migliori soluzioni organizzative emerse durante la pandemia; tenere alta la guardia rispetto ai rischi di un ritorno di fenomeni di inappropriatezza e avere il coraggio di accogliere la sfida del cambiamento organizzativo. Sono questi i tre pilastri – sottolinea Sabina Nuti, Rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna – perché il nostro Sistema Sanitario Nazionale possa cogliere appieno le opportunità offerte dal PNRR”. Così come “soltanto l’aperto e trasparente confronto tra le performance regionali e aziendali può far emergere quelle differenze su cui dobbiamo concentrare l’attenzione e gli interventi per garantire equità e per ridurre le disuguaglianze”.
© Riproduzione riservata