Sangalli: “Serve un patto generazionale per ritrovare la via della crescita”
Presentato oggi presso il CNEL il volume “La popolazione anziana e il lavoro: un futuro da costruire”
Roma, 24 settembre – È stato presentato oggi presso la sede CNEL di Roma il volume “La popolazione anziana e il lavoro: un futuro da costruire” (edizioni Il Mulino), realizzato grazie alla collaborazione tra 50&Più Associazione e Fondazione Leonardo, a cura di Marco Trabucchi, Gabriele Sampaolo, Anna Maria Melloni. Sono intervenuti il Presidente di 50&Più Carlo Sangalli, il Presidente del CNEL Tiziano Treu e il Presidente della Fondazione Leonardo Marco Trabucchi.
Un volume “corale” con i contributi di 22 autori con un approccio nuovo e una tesi controcorrente, capace di affrontare questioni spesso poco conosciute e approfondite, ma che coinvolgono un’importante fetta della popolazione: in Italia sono 643.000 i lavoratori over 65 che alimentano la forza lavoro del Paese.
L’emergenza Coronavirus ha fatto cadere alcune “certezze” sino ad ora considerate inattaccabili, tra queste l’adagio – per il mondo del lavoro – “se mandiamo via un anziano, entra un giovane”. Questo automatismo è dimostrato come non si realizzi: per i diversi autori, l’uscita dalla crisi e la ricostruzione richiederanno al contrario una grande alleanza tra i soggetti economici, che dovrà portare alla valorizzazione di ogni forma di lavoro. Sarà fondamentale una sorta di patto generazionale volto ad avere maestranze, in ogni ambito produttivo, di tutte le età per la valorizzazione delle conoscenze acquisite e maturate sia dai più anziani sia dai più giovani. Nel caso del lavoratore più anziano, l’esperienza, la pazienza e la capacità di relazione saranno un plus fondamentale e necessario.
Il volume, inoltre, ha osservato come il rapporto tra il lavoro che cambia e il progressivo invecchiamento della popolazione attraverso tre prospettive: gli aspetti sociologici e psicologici, quelli tecnico-organizzativi e quelli relativi alle politiche e al ruolo delle associazioni: tutti aspetti che incidono in maniera particolare sulla situazione dei lavoratori anziani in Italia.
“L’invecchiamento della popolazione è uno dei fenomeni più rilevanti della nostra società – osserva Carlo Sangalli, Presidente di 50&Più – E la sfida per ritrovare la via della crescita è quella di integrare nel mondo del lavoro il ruolo degli anziani con le esigenze dei giovani che legittimamente, anzi doverosamente, costruiscono il loro percorso professionale e sono alla ricerca della stabilità. Occorre, dunque, un patto generazionale che ridisegni le politiche del lavoro con soluzioni più flessibili e graduali per i lavoratori senior e maggiormente inclusive e stabili per i giovani utilizzando la leva degli incentivi e della riduzione del costo del lavoro”.
Nel corso del suo intervento Tiziano Treu, Presidente del Cnel ha ricordato come: “Una delle sfide del tempo presente e per il futuro è di superare distanze e incomprensioni fra giovani e anziani per ricostruire un patto fra le due generazioni che è stato incrinato da politiche sbagliate e per permettere a entrambe di contribuire al benessere comune e a uno sviluppo umano. Gli anziani vanno sostenuti nelle loro fragilità, drammaticamente mostrate dall’emergenza sanitaria, con una sanità e un welfare a loro misura. Vanno valorizzati per quello che possono dare alla comunità sia nella cura delle nuove generazioni, giovani e bambini, sia nel lavoro dove possono essere ancora attivi e utili. Per questo serve una occupazione che permetta la espressione di tutte le loro potenzialità ed esperienze, compresa la trasmissione di valori e competenze ai giovani”.
“Il lavoro della persona anziana è un atto vitale, che si riflette positivamente sul singolo e sulle comunità. Per quanto riguarda la persona, l’attività lavorativa è un mezzo per attivare le funzioni cerebrali e quelle somatiche, stimolando impegno, progettualità, attività fisica. In questa prospettiva il lavoro rappresenta una garanzia per il futuro, perché, come è stato dimostrato da molte ricerche scientifiche, allontana il rischio di perdita delle funzioni cognitive e quindi di demenza e, allo stesso tempo, rallenta la perdita di funzioni cardiorespiratorie. Anche a livello della comunità, un anziano che lavora rappresenta un punto di riferimento, perché dona esperienza, conoscenze, relazioni; inoltre, produce ricchezza senza sottrarre nulla ai più giovani. Una società di pensionati giovani e senza ruolo non è una società serena. D’altra parte, fare il nonno è un mestiere di affetti, non di costrizioni.” ha rimarcato Marco Trabucchi, Presidente di Fondazione Leonardo.
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