A questa Settimana della Creatività, sulle rive del Lago Maggiore, c’è anche un fumettista: Sandro Rosi. Figlio d’arte, dopo aver iniziato neanche ventenne a fare i primi passi in questo settore, non si è mai fermato. La passione per il disegno lo ha portato a sperimentare molto, spesso anche ciò che poteva sembrare solo in apparenza slegato da un mondo così particolare come quello delle “strisce”. Persino il ruolo di regista.
Gli abbiamo rivolto qualche domanda sul tema della creatività visto che è proprio lui il docente del Laboratorio di Fumetto in questa Settimana della Creatività organizzata dalla 50&Più.
In genere si tende a considerare il fumetto un prodotto destinato ad un pubblico più giovane. In questi giorni, qui a Baveno, sul Lago Maggiore, in occasione della Settimana della Creatività promossa da 50&Più, ha però avuto modo di incontrare “autori” un po’ più maturi con la passione per il fumetto. Qual è il legame che unisce gli adulti ad una forma narrativa come questa? È diverso tra giovani e over 50?
In realtà, secondo me, non c’è alcuna differenza. L’unica, forse, potrebbe essere che un soggetto giovane riesce ad approcciarsi a questo tipo di arte senza alcun pudore, mentre una persona più avanti con l’età un po’ di pudore sembra manifestarlo. Faccio un esempio: una delle persone che in questi giorni, durante la Settimana della Creatività, sta partecipando al mio laboratorio è una signora di circa 80 anni. La prima volta che è venuta da me mi ha detto: «Io non so bene cosa fare, ma sono curiosa. Voglio vedere cosa succede qua». È anche per questo che penso che perdere la curiosità significhi morire, perché la curiosità è tutto. Può persino essere allenata. Personalmente mi sento fortunato: io sono stato abituato ad essere curioso, perché tra l’altro devo rimanere aggiornato. Eppure questa cosa non mi pesa, anzi. Arrivare allora ad una certa età ed entusiasmarsi per disegnare, come ha fatto la signora di cui parlavo prima, è pari all’entusiasmo di un giovane. D’altronde qualsiasi cosa, come il disegno o la musica, qualsiasi cosa che abbia a che fare con l’arte se corrisponde ad un’esigenza interiore tutto sommato non può pesare.
Quindi, in realtà, la signora in questione grazie alla curiosità ha finito col superare i suoi limiti e magari con l’essere creativa?
Esatto. Chi dice che è negato per il disegno, in realtà sta mentendo. La verità è che non vuole farlo, perché non è qualcosa che lo fa sentire in pace con se stesso. Io personalmente sento in modo costante questo istinto, soprattutto quando mi annoio. Ad esempio, i bambini nascono con questa prima forma di comunicazione, il disegno, poi imparano a scrivere disegnando qualcosa di astratto, le lettere. Quindi, come tutti imparano a scrivere, tutti possono imparare a disegnare. Non tutti diventano grandi scrittori e allo stesso modo non tutti diventano grandi artisti. Ma possono apprendere come fare.
Nel suo laboratorio in questi giorni starà certamente affrontando l’argomento con i suoi allievi: qual è il processo creativo che può condurre allo sviluppo di un personaggio?
Il processo per impostare un personaggio parte innanzitutto dall’idea di un soggetto. Fino ad un certo punto, poi, il processo di creazione di un fumetto è simile a quello per realizzare un film. Si tende a pensare infatti che il disegno a fumetti sia molto vicino all’illustrazione ma non è così. In realtà è molto più vicino al cinema perché racconta per immagini. Tuttavia, nel fumetto sussiste una libertà assoluta nel realizzare il personaggio che non si può quasi riscontrare in un film. Così come c’è una libertà enorme nell’immaginare oggetti che si animano, situazioni complesse che si possono disegnare, nell’inquadrare i soggetti secondo una modalità cinematografica. È il motivo per cui per vent’anni ho anche girato video, ho fatto regie. Fare fumetto mi ha regalato una libertà creativa che mi ha permesso di fare diverse cose, oltre ad essere terapeutico. Penso che tutti dovrebbero dedicarsi a questa arte.
Creatività vuol dire anche relazionarsi. Un fumetto è sempre frutto di una sola mente creativa o può nascere dalla collaborazione di un gruppo con competenze specifiche?
Posso fare un esempio personale: ho disegnato per anni storie partendo da testi che mi inviava l’editore senza conoscere chi le scriveva. Mi mandavano la sceneggiatura, disegnavo solo a matita la storia e poi c’era chi era addetto al secondo passaggio, ovvero ad inchiostrare le tavole. Sempre per rimanere nel campo dell’esperienza personale, io sono figlio d’arte: dico questo perché mio padre, fumettista anche lui, diventò famoso grazie – oltre che alla sua bravura – per aver creato un sistema per realizzare il fumetto commerciale, un sistema in cui diverse persone lavoravano alla stesso prodotto, ognuno mettendo a disposizione una capacità tecnica definita. C’era lo sceneggiatore, chi faceva i fondi, chi sapeva usare la matita, chi inchiostrava, chi faceva il lettering… Questo per dire che la forza di quello studio era la sua capacità camaleontica, qualcosa che va al di là del “fumetto d’autore” con un proprio stile definito. Ad un fumetto quindi ci possono lavorare in tanti così come uno soltanto. Ma potrei anche fare un esempio più recente nella mia vita: sto realizzando da qualche tempo un fumetto partendo da alcuni testi teatrali scritti da una coppia di attori. Stiamo collaborando: è questa la cosa divertente.
Quale esercizio creativo consiglierebbe a chi vuole dilettarsi nella creazione di un fumetto?
A tal proposito quasi tutti mi dicono: «Io sono bravo a copiare, ma se mi metti davanti un foglio bianco non sono in grado di fare nulla». Questo è il limite: copiare la creatività di qualcun altro. Ma la creatività, secondo me, è un esercizio, un allenamento. C’è chi nasce abbastanza creativo, ma se non si allena rischia di rimanere fermo. Perché la creatività è come un muscolo. Inoltre, non bisogna vergognarsi di prendere spunto da tutti gli altri, visto che grandi artisti come Michelangelo e Raffaello, anche loro, in realtà avevano i propri modelli. Certo, non realizzavano cose uguali, si ispiravano. Noi invece abbiamo Internet e lì possiamo trovare tante cose. Io stesso, quando disegno fumetti realistici, tengo vicino un autore come Giorgio Cavazzano, uno dei miei miti, perché ha una dinamicità che mi aiuta. Guardare tutto quello che c’è aiuta a non fossilizzarsi, bisogna avere stimoli e curiosità continua.
Quindi torniamo al discorso della curiosità di cui parlavamo all’inizio? È lei il motore della creatività?
Secondo me non solo della creatività ma anche della vita, in generale.
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