Ama ascoltare le storie d’amore delle persone, dei passanti, di coloro che incontra casualmente per la sua strada. Loro si confidano, lui li ascolta, e lo fa con empatia, senza giudicare, senza replicare, a volte emozionandosi.
Va in giro con due sedie ed un cartello, dove c’è scritto: “Ascolto storie d’amore, gratis”. Capita di imbattersi in lui al termine della visita al Museo delle Culture di Milano e non si può far a meno di restare incuriositi da quest’uomo. Lui è Salvino Sagone, un signore di mezza età, che da vario tempo porta avanti questa iniziativa, tanto da essersi meritato l’attenzione dei media televisivi. Un’iniziativa che, ci tiene a ribadirlo, non è farina del suo sacco, ma è nata da un ragazzo uruguaiano che, un giorno, ha portato due sedie in piazza, a Montevideo, e si è messo a raccogliere storie d’amore dei passanti. Durante un festival internazionale di poesia Salvino Sagone viene a conoscenza di questa idea, se ne innamora all’istante e decide di replicarla. Iniziano così per lui una serie di pomeriggi trascorsi all’aperto, in città, attendendo le confidenze d’amore. Confidenze che, puntualmente, arrivano.
«C’è tanto bisogno di parlare, la gente ha bisogno di essere ascoltata, ma a volte non sa con chi farlo, ed allora è più facile raccontare il proprio vissuto ad un estraneo, senza il timore di venire giudicati , traditi o derisi», avrebbe spiegato Salvino, in una delle rare interviste concesse alla stampa milanese.
Nel suo peregrinare meneghino quest’uomo ha ascoltato centinaia di storie, eppure ogni volta viene avvolto dal medesimo stupore, ogni volta per lui è una sorpresa, perché nessuna storia è banale anzi, ognuna fa provare sensazioni nuove. Anche lui è stato protagonista di una storia d’amore che riempie gli occhi di lacrime: aveva un appuntamento di lavoro con una ragazza, a Milano, era il 1° Settembre 1977. Quando si incontrarono, lui e la sua Emma, decisero subito di fare una follia: andare a pranzo a Venezia. Da quel momento non si sono più separati. E Salvino porta sempre con se la foto di quel pranzo sul Canal Grande, ormai quarantadue anni fa.
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