Il 10 ottobre si celebra la Giornata Mondiale della Salute Mentale, istituita nel 1992 dalla Federazione Mondiale per la Salute Mentale (WFMH) e riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Un appuntamento importante che promuove la consapevolezza e la difesa del benessere psicologico contro lo stigma sociale.
A trent’anni dall’istituzione della giornata, dopo una pandemia e un futuro che desta numerose preoccupazioni – dovute alla guerra, agli equilibri sociopolitici e alle crisi economiche che comporta -, il tema della salute mentale rimane delicato. Nelle varie edizioni della Giornata Mondiale della Salute Mentale sono stati trattati aspetti diversi sull’argomento e per il 2022 è stato scelto il tema “Rendere la salute mentale e il benessere di tutti una priorità globale” (“Make mental health & well-being for all a global priority”). Un modo per rimarcare quanto il benessere fisico e psicologico sia essenziale per tutti.
Salute mentale: poca attenzione nel mondo del lavoro italiano
Il tasso di persone che convivono con uno o più disturbi psicologici, infatti, è aumentato a livello globale e la loro stigmatizzazione e discriminazione continuano a essere un ostacolo all’inclusione e all’accesso alle cure. Un problema che può colpire chiunque, indipendentemente dalle condizioni socioeconomiche, anagrafiche o di genere. Secondo i dati riportati nel report State of the global workplace 2022, pubblicato dalla società di consulenza aziendale Gallup, quattro lavoratori su dieci affermano di “non stare bene”: il 33% si dichiara frustrato, mentre il 41% sta pensando di lasciare il proprio lavoro.
In Italia, poi, la situazione appare particolarmente delicata. Secondo il report, il Belpaese è all’ultimo posto in Europa per il “coinvolgimento dei dipendenti” nella vita lavorativa e al 26° su 38 in merito alla valutazione della propria vita. Inoltre, secondo le risposte dei lavoratori italiani, è al 9° posto in merito alle preoccupazioni lavorative, al 5° per lo stress quotidiano e al 2° per la tristezza giornaliera percepita. In ultimo, alla domanda “Pensando alla situazione lavorativa nella città o nella zona in cui vivi oggi, diresti che ora è un buon momento o un brutto momento per trovare un lavoro?” solo il 18% ha ritenuto fosse un buon momento, riportando di fatto la risposta più bassa tra i Paesi Europei.
L’importanza della prevenzione per la salute mentale
Molti di noi possono affermare di essere stati presi da sbalzi d’umore in questi ultimi due anni: può capitare, ad esempio, di sentirsi entusiasti e stanchi allo stesso tempo. O di voler essere presenti a tutti i costi, ma desiderare anche di estraniarsi da tutto e da tutti. Capita anche di vivere momenti senza pensieri e di averne tantissimi l’attimo successivo. Oppure può capitare di aver difficoltà a dormire, di sentirsi ansiosi, di percepire un affaticamento eccessivo. Situazioni che possono essere passeggere o che, in altri casi, possono richiedere l’aiuto di una figura qualificata prima che il malessere diventi invalidante. È sempre più riscontrato infatti che, con le giuste strutture sociali e istituzionali, la prevenzione dei disturbi mentali e il benessere di ogni cittadino del mondo sono (e devono essere) possibili.
La salute mentale della popolazione senior
Certo è che la salute mentale può presentare rischi diversi in base all’età e alle sfide che ogni individuo si trova ad affrontare nel proprio percorso evolutivo. L’invecchiamento, in questo senso, porta con sé il rischio che compaiano alcuni problemi di salute: da un deterioramento delle capacità cognitive a un’improvvisa disabilità che compromette le attività quotidiane. Inoltre, si aggiungono la potenziale esclusione sociale e il carico di sofferenza che può sopraggiungere alla scomparsa dei propri cari. È per questo che, in questa fascia d’età, si possono riscontrare più facilmente sindromi depressive o del tono dell’umore basso.
L’appello dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria
A porre l’accento sulla salute mentale di questa fascia di popolazione è l’Associazione Italiana di Psicogeriatria (AIP), guidata dal Professor Marco Trabucchi. “In Italia, la depressione colpisce circa il 30% degli uomini e il 50% delle donne ed è significativamente associata a un incremento della mortalità (pari a circa il 40%), con un rischio sostanzialmente raddoppiato negli anziani con sintomi gravi”.
E continua: “Il Pnrr, che costituirà la fonte principale di finanziamento dei servizi alla persona dei prossimi anni e rappresenta quindi la linea di sviluppo degli interventi, non dedica un’esplicita attenzione ai problemi della salute mentale degli anziani. Lascia quindi un vuoto che dovrà essere riempito da volontà diffuse, sollecitate da chi sente la responsabilità di garantire a tutte le persone con patologie mentali e, in particolare, agli anziani spesso trascurati un futuro di dignità e di libertà, ottenibile attraverso un’efficace e diffusa rete di cure”.
L’appello di AIP
Proprio per queste ragioni, AIP sollecita un’attenzione che deve coinvolgere il mondo della ricerca, le comunità e i responsabili della cosa pubblica. “Il World Mental Health Day rappresenta per il mondo della ricerca e della sanità del nostro Paese una forte sfida che coinvolge diversi mondi, in un impegno gravoso ma determinato. Per gli aspetti che la riguardano, in particolare, l’AIP si impegna a sviluppare ulteriormente i propri compiti di ricerca e di formazione degli operatori, in modo da migliorare la qualità della prevenzione e delle cure delle patologie mentali che colpiscono le persone anziane”, ha concluso il Professor Trabucchi.
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