Dalla scuola alla famiglia, passando da Internet e social. Cosa possono fare genitori e nonni per supportare i giovani? Ne parliamo con Francesca Dini, psicologa dello sviluppo e dell’educazione.
«Le situazioni ‘trigger’, ovvero quelle situazioni che generano sofferenza nei giovani, sono di diversa natura. Il peso del sentire di dover soddisfare le aspettative degli adulti e dell’ambiente circostante, ad esempio, talvolta genera sentimenti di inadeguatezza e di incompetenza». Ad affermarlo è la dottoressa Francesca Dini, psicologa dello sviluppo e dell’educazione e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale in formazione, che si occupa di supporto psicologico e psicoterapeutico in età evolutiva e che presta interventi all’interno degli istituti di formazione secondaria per prevenire la dispersione scolastica. Con lei abbiamo indagato le cause e le tante forme di difficoltà incontrate dai giovani italiani. «Anche l’essere sempre ‘connessi’ in un mondo dove la differenza tra reale e virtuale non è ben chiara rende da un lato difficile vivere sé stessi e le relazioni con gli altri in modo autentico e, dall’altro, spinge a sentirsi costantemente “sotto giudizio” da parte di quel mondo che ha accesso totale alla propria vita personale». Proprio come evidenziato dai dati del dossier di Telefono Azzurro, realizzato in collaborazione con Bva Doxa, tra i principali motivi di sofferenza dei più giovani c’è anche la dipendenza da Internet e dai social network. «Le amicizie e anche le prime relazioni sentimentali degli adolescenti si creano e mantengono online, determinando così una modificazione radicale di quelle che normalmente intendiamo come modalità di relazionare e tappe dello sviluppo della persona – afferma la dottoressa Dini -. In questo senso le famiglie possono essere di supporto cercando di non opporsi radicalmente alla tecnologia e alla sua influenza nella vita sociale dei ragazzi, ma al contrario accogliendola, condividendo l’uso e cercando di capirne le potenzialità e i linguaggi. In questo modo i ragazzi si sentiranno compresi e più facilmente inclini a chiedere supporto agli adulti di riferimento nei momenti in cui dovessero incappare in insidie tipiche del mondo “incognito” dell’online. Esserci come supporto e non come fonte di giudizio e di rimprovero: questo potrebbe davvero fare la differenza». Il dialogo e la guida degli adulti possono essere utili anche nella gestione delle incertezze legate alla preoccupante e precaria situazione sociopolitica mondiale riportate nel dossier di Telefono Azzurro. «Per supportare i ragazzi in queste fasi è importante far sì che comprendano le dinamiche che sottostanno i conflitti – continua la dottoressa Dini -. La comprensione, la consapevolezza e una sincera comunicazione rappresentano il primo modo per fornire rassicurazioni e per ‘confinare’ paure e preoccupazioni. Fornire informazioni reali, infatti, significa evitare che il singolo interpreti soggettivamente ciò che sta accadendo ed evitare che l’interpretazione personale produca timori ancor più catastrofici rispetto al rischio reale. Quando l’ansia e le insicurezze prendono il sopravvento può essere utile mantenere l’attenzione sul presente, ricordando ai ragazzi che ognuno di noi può fare qualcosa nel proprio piccolo per nutrire la speranza di un cambiamento. Nello specifico, in un percorso di terapia, lo specialista si prende cura di validare le emozioni di paura, spaesamento, insicurezza aiutando il ragazzo a raggiungere piena consapevolezza di sé, delle proprie strategie e del proprio funzionamento, fornendo strategie e strumenti per la gestione delle difficoltà emotive». Un percorso in molti casi utile, ma che ancora troppo spesso viene stigmatizzato. «Purtroppo, lo stigma sociale verso chi si rivolge ad uno psicologo è ancora elevato, ma le ultime ricerche hanno evidenziato come molti giovani intraprendano più facilmente un percorso di supporto psicologico e psicoterapico – racconta Dini -. Sicuramente gli strumenti tecnologici a disposizione dei giovani svolgono un importante ruolo di canalizzazione delle richieste di aiuto: sono molte, oggi e soprattutto dal post-pandemia da Covid, le piattaforme che erogano psicoterapia online. Certo, per qualcuno è ancora difficile considerare come ‘affidabile’ tutto ciò che riguarda Internet, cellulari e social, ma rivolgersi a uno specialista online risponde a molte delle esigenze legate alla posizione geografica o alla condizione economica. Anche in questo caso, comunque, è importante che il ragazzo senta che il proprio bisogno di confronto, supporto e ascolto sia validato all’interno del contesto familiare. La salute mentale è una priorità per il benessere individuale e della collettività; proprio per questo sarebbe auspicabile che fossero le famiglie – con i genitori in primis, ma anche con l’aiuto dei nonni – ad accettare e consigliare questi percorsi. La scuola e quindi gli insegnanti, dal canto loro, potrebbero favorire l’accesso dei ragazzi agli sportelli di supporto psicologico che sono istituiti ormai in tutte le scuole di tutti i gradi di formazione. I giovani hanno bisogno di essere ascoltati e compresi; di sentirsi liberi di esprimere i loro pensieri e i loro bisogni in un contesto diverso e privo di giudizio. Il compito degli adulti di riferimento è condividere con loro il coraggio di mettersi in gioco».
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