I direttori di 91 Dipartimenti di salute mentale hanno scritto una lettera-appello indirizzata alla Presidenza della Repubblica, alla Presidenza del Consiglio e al Ministero della salute per denunciare la situazione in cui si ritrovano a lavorare, fra carenza di personale e scarsità di risorse.
“Servono soluzioni immediate – si legge nell’appello – per ricucire la rete pubblica dei Dsm, sempre più sfilacciata, anche con un rilancio dei percorsi psicologico-terapeutici, per realizzare una salute mentale comunitaria, in gradi di dare risposte integrate. La situazione è ulteriormente peggiorata con la pandemia e l’aggravamento della situazione economica e sociale che ha portato ad un aumento dei disturbi e delle richieste di aiuto, e di conseguenza anche all’aumento delle nostre difficoltà a poter fornire una risposta.”
La richiesta è un piano di assunzioni straordinario per il settore già nel corso del 2023, e la destinazione del 5% del Fondo sanitario nazionale per la salute mentale, garantendo l’assistenza ai cittadini con disagio mentale e alle loro famiglie.
Il sostegno del Sindacato dei medici italiani
Anche il Sindacato dei medici italiani ha rilanciato l’appello, attraverso le parole della vice segretaria Fabiola Vini: “sosteniamo il grido d’allarme dei direttori dei Dsm, perché sono il primo riferimento per i cittadini con disagio psichico e coordinano, nell’ambito territoriale, tutti gli interventi di prevenzione, cura, riabilitazione dei cittadini che presentano patologie psichiatriche. Inoltre eseguono consulenza specialistica per i servizi di confine (alcolismo, tossicodipendenze ecc.), nonché per le strutture residenziali per anziani e per disabili.”
La salute mentale nei senior
In Europa, circa il 12% degli over 65 soffre di depressione, con livelli più alti nelle donne e nei paesi mediterranei. In Italia la sindrome depressiva colpisce circa il 30% degli uomini e il 50% delle donne. Studi recenti hanno dimostrato che un miglioramento totale o parziale dei sintomi depressivi porta ad una riduzione del rischio di mortalità del 40%, rispetto a pazienti con stabilità di sintomi. Il calo motivazionale legato all’umore depresso, soprattutto negli anziani, influenza stili di vita non salutari, inattività fisica, mancato rispetto delle prescrizioni terapeutiche, e un deterioramento progressivo del sistema neuroendocrino e immunitario, con una riduzione delle funzioni fisiche e cognitive.
Cosa pensano i cittadini della salute mentale
Dagli ultimi dati rilevati nel sondaggio internazionale Ipsos, condotto in 34 paesi, il 36% del campione nomina la salute mentale come il secondo problema di salute percepito, dopo il Covid. Il 55% degli italiani dichiara di pensare al proprio benessere mentale, una percentuale sotto la media internazionale pari al 58% e di 22 punti percentuali inferiore all’attenzione per il benessere fisico.
Pensare al benessere mentale è più diffuso fra gli under 35 (65%) rispetto agli over 50 (48%). L’80% degli intervistati italiani sostiene comunque che salute mentale e fisica abbiano la stessa importanza, ma ritiene che il Servizio sanitario nazionale non le tratti nello stesso modo, e che si concentri maggiormente su quella fisica.
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