Un’analisi rivela l’aumento dei disturbi mentali, con particolare attenzione alle fragilità del Sud Italia e alle inadeguatezze del sistema di supporto.
La salute mentale in Italia è in emergenza. Dal 2022, la percentuale di persone che soffrono di disturbi psicologici è aumentata del 6%, raggiungendo quota 16 milioni di cittadini. Un dato in crescita rispetto ai 12,96 milioni del 2022, e amplificato dalla pandemia di Covid-19 che ha fatto impennare i casi di ansia (+26%) e depressione (+28%) già dopo il primo lockdown.
Lo studio di Unicusano
Le donne sono state tra le più colpite, a causa dell’aumento della violenza domestica e delle difficoltà socio-lavorative. Oggi, però, il prezzo di una società in rapida e profonda trasformazione lo pagano tutti: anziani, giovani e persone in difficoltà economiche. I sintomi più diffusi sono sbalzi d’umore (60%), insonnia (59%), sintomi depressivi (58,9%) e crisi di panico (38%). Molti ricorrono agli psicofarmaci, spendendo tra 31 e 100 euro al mese. Nel 2023, il 19,8% degli italiani ha assunto farmaci per la salute mentale, soprattutto donne over 65 (21,7% contro il 17,8% degli uomini). Tra i farmaci più utilizzati, ansiolitici (85,1%), antidepressivi (51,2%), stabilizzatori dell’umore (40,5%) e antipsicotici (21,4%).
A differenza di altri paesi dove le cause principali dei disturbi sono di natura personale, in Italia il lavoro è il principale fattore scatenante. Il 76% dei lavoratori ha manifestato sintomi come stanchezza, disturbi del sonno, stress, disinteresse o ansia. La conseguente insoddisfazione nei confronti delle azioni aziendali per la tutela della salute mentale dei dipendenti raggiunge il 51%. Disimpegno (62%), ricerca di un nuovo lavoro (44%) e assenze per malattia (16%) sono i segnali di un crescente bisogno di aiuto.
I giovani sono i più vulnerabili
Mentre in Europa i ragazzi e le ragazze con disturbi psicologici sono 11,2 milioni, in Italia il numero supera i 700.000. Ansia e depressione sono i disturbi più diffusi, con conseguenze drammatiche: nel 2020, 931 giovani europei si sono suicidati. Anche in Italia, tra il 2011 e il 2020, il suicidio ha colpito il 43% dei maschi e il 33% delle femmine.
La Generazione Z è particolarmente colpita. Sebbene i sintomi siano simili (sbalzi d’umore, depressione, crisi di panico), le percentuali sono allarmanti: a livello mondiale, il 39% dei giovani tra i 18 e i 24 anni presenta forme gravi o gravissime di ansia, stress o depressione. In Italia, un giovane su tre sembra schiacciato da una vita frenetica, un mondo incerto e pericoloso segnato da pandemie, guerre e crisi climatiche. Nonostante ciò, molti italiani sottovalutano la propria condizione mentale. L’88% considera la propria salute mentale buona o media, mentre il 26% manifesta sintomi gravi o molto gravi di depressione, ansia o stress. Più del 44% gestisce autonomamente i disturbi, e il 33% non cerca aiuto medico, dimostrando una scarsa consapevolezza e la persistenza di tabù.
Sebbene 3 italiani su 10 cerchino supporto psicologico, solo un terzo riceve un trattamento adeguato a causa della disparità tra la domanda e l’offerta di servizi. Il bonus psicologo, introdotto dal Governo Draghi, ha contribuito a sensibilizzare il tema e ad avvicinare i cittadini ai professionisti, ma il taglio dei fondi (da 25 milioni nel 2022 a 10 milioni nel 2024) ha aggravato il problema.
Una situazione critica
Su 130.000 psicologi in Italia, solo il 5% lavora nel pubblico; su 400.000 richieste per il bonus psicologo, solo 16.000 sono state accolte. Il bonus, se potenziato, può essere un punto di partenza, ma non la soluzione. Serve un intervento strutturale che preveda la presenza di uno psicologo di base, uno psicologo scolastico e il potenziamento del bonus stesso, per garantire un supporto adeguato a tutti coloro che ne hanno bisogno.
© Riproduzione riservata