Si è conclusa a Roma la 19a edizione del Forum Meridiano Sanità “Health for all Policies: verso una nuova visione strategica del sistema sanitario per la crescita del Paese”. In Italia restano troppe differenze di spesa in prevenzione tra regioni e province Autonome.
La prevenzione è la prima leva su cui agire se “vogliamo che un sistema universalistico come il nostro possa continuare a essere sostenibile, in considerazione dei trend demografici ed epidemiologici”. Le parole del ministro della Salute, Orazio Schillaci, in apertura del Forum Meridiano Sanità hanno ricordato l’importanza della prevenzione come strumento per contenere la spesa sanitaria. L’evento – realizzata con il contributo non condizionante di Amgen, Gsk, Msd, Pfizer, Sanofi e Teva e con il supporto non condizionante di Novavax – ha affrontato alla presenza delle stesse Istituzioni – diversi temi: le difformità territoriali, il ruolo della promozione della salute e della prevenzione per un invecchiamento attivo e in salute e la strategia nazionale delle Life Sciences.
Dal monitoraggio dell’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza è emerso che solo 13 regioni e province autonome sono adempienti nelle tre macro-aree Prevenzione collettiva e salute pubblica, Assistenza Distrettuale e Assistenza Ospedaliera.
Prevenzione, poche regioni superano il target di spesa
In Italia permangono ampie differenze di spesa in prevenzione tra le varie regioni e province Autonome. Poche regioni superano il target di spesa in prevenzione del 5%. La spesa pro capite in prevenzione, con una media nazionale pari a 109,6 euro nel 2023, oscilla tra un massimo di 160,8 in Molise e un minimo di 85,9 in Liguria, con un differenziale per singolo cittadino di quasi 75 euro, in riduzione rispetto agli anni precedenti.
Alla variabilità regionale si aggiunge una criticità sulla ripartizione delle risorse dedicate alle singole voci. Anche nel 2023, le voci di spesa più dirette alla salute delle persone (sorveglianza, prevenzione e controllo delle malattie infettive e parassitarie, sorveglianza e prevenzione delle patologie croniche) sono rimaste al di sotto della soglia del 50% del totale.
Solo il 23% degli italiani si impegna in attività di prevenzione
Secondo l’indagine realizzata da Meridiano Sanità con Swg, che ha avuto come oggetto le opinioni e i comportamenti degli italiani nei confronti della prevenzione, solo il 23% degli italiani si definisce molto proattivo verso la prevenzione, sostenendo di impegnarsi regolarmente per uno stile di vita sano e sottoporsi a controlli medici periodici. Tra le motivazioni che spingono ad una limitata propensione/partecipazione alle attività di prevenzione figurano le barriere economiche tra i senior, e il senso di benessere percepito e di mancanza di tempo, soprattutto tra i giovani: tutti fattori che, insieme al timore di fare scoperte negative in fase di controllo, contribuiscono a ridurre la frequenza dei controlli preventivi.
Il 30% dei cittadini tra i 50 e i 70 anni non ha mai eseguito lo screening del colon-retto
Con riferimento agli stili di vita, il 18% ha dichiarato di non presentare alcun fattore di rischio tra consumo di alcol e tabacco, dieta non equilibrata e sedentarietà, con percentuali che aumentano tra i laureati e tra quanti abitano nelle grandi città. Un altro 18%, invece, presenta almeno 3 fattori di rischio, con valori più elevati tra la Gen Z, gli abitanti di Isole e nord-est e gli abitanti dei piccoli centri. Guardando agli screening il 30% dei cittadini di età compresa tra 50 e 70 anni ha dichiarato di non aver mai eseguito lo screening del colon-retto, percentuali che scendono al 15% per la cervice uterina nelle donne di 25-64 anni e al 13% per la mammografia nelle donne di 50-69 anni. Preoccupante anche che circa il 40% dei cittadini non esegua gli screening oncologici da più di 1 anno.
Italiani più propensi ai vaccini anti-pneumococco, anti-Herpes Zoster e anti-Hpv
In termini di adesione alle campagne di immunizzazione, l’indagine ha messo in luce un aumento significativo della propensione degli italiani verso i vaccini anti-pneumococco, anti-Herpes Zoster e anti-Hpv, con un particolare incremento tra le donne, mentre tra i giovani emerge una generale e crescente apertura nei confronti della vaccinazione. Se in termini di vaccinati e possibilisti rispetto a queste campagne vaccinali, la percentuale di adesione si aggira intorno al 50%, tra coloro che mostrano atteggiamenti meno propensi, la vera causa di una scarsa adesione alle campagne vaccinali sembra essere la mancanza di comunicazione, tanto che, secondo la survey, 1 italiano su 4 potrebbe avvicinarsi a queste vaccinazioni grazie a una maggiore informazione.
Per l’80% c’è scarsa informazione, i Boomers preferiscono un contatto diretto
La qualità delle informazioni relative alla prevenzione viene percepita come scarsa, contraddittoria e confusa da quasi l’80% degli intervistati. Secondo il report di Meridiano Sanità denunciano una carenza di dati e notizie adeguate: solo i neo-genitori e coloro che godono di una migliore salute esprimono giudizi più positivi.
Per migliorare la comunicazione sulla salute, è necessaria una combinazione di iniziative di tipologie tra loro differenti: i Boomers preferiscono un contatto diretto con il medico o il farmacista e apprezzano le campagne istituzionali frequenti, mentre i giovani danno maggiore importanza alla sensibilizzazione attraverso eventi in presenza. Nella comunicazione il tono di voce e lo stile comunicativo devono essere semplici e chiari e provenire da professionisti, mentre tra i giovani, l’aspetto visivo della comunicazione è particolarmente importante.
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