Qual è la relazione tra saggezza e vecchiaia? La risposta della scienza mette in dubbio uno stereotipo consolidato.
Un luogo comune lega la vecchiaia alla saggezza. Il Vecchio Saggio per Jung è un archetipo dispensatore di buoni consigli che l’Io incontra in situazioni critiche della propria vita, quando deve prendere decisioni difficili.
In effetti le persone hanno in mente un’idea ben precisa dell’uomo saggio: normalmente anziano ed eventualmente con la barba. Un incrocio tra Silente, il maestro di Harry Potter, e il mago Gandalf del Signore degli anelli. Ma allo stesso tempo non tutti pensano, esperienze alla mano, che basti essere anziani per essere saggi. A far luce sull’argomento ci ha pensato uno studio austriaco condotto da Judith Glück, psicologa dell’Università di Klagenfurt.
Le tre traiettorie della saggezza
Nell’articolo pubblicato su Current Opinion in Psychology, la professoressa Glück spiega che non basta invecchiare per diventare saggi. Infatti, afferma, “non esiste una traiettoria universale di sviluppo della saggezza”. Quest’ultima dipendein realtà da tre componenti specifiche: esperienze di vita significative, riflessione sulle esperienze accumulate e compassione ed empatia come basi per prendere decisioni sagge. In conclusione è il modo in cui le persone riflettono sulle proprie esperienze a renderle più sagge, non semplicemente le esperienze vissute in sé. Lo sapeva già Ernest Hemingway: “I vecchi non diventano saggi. Diventano attenti”.
Sbagliato generalizzare
Se però molti anziani sono circondati da un’aura di saggezza “trascendentale”, che li fa apparire distaccati dalle piccole meschinità della vita, ciò non vale per tutti. La saggezza, infatti, può anche diminuire con l’età, perché le capacità di cogliere problemi complessi o di regolare le emozioni in situazioni stressanti tendono a diminuire con l’invecchiamento.
Ad esempio, nell’affrontare la vita i giovani attingono all’intelligenza fluida, che è la capacità di pensare logicamente e risolvere i problemi in situazioni nuove, indipendentemente dalle conoscenze acquisite. Gli anziani invece applicano l’intelligenza cristallizzata, cioè la capacità di utilizzare competenze, conoscenze ed esperienze già apprese o vissute. Inoltre il ruolo e la rilevanza di risorse psicosociali come l’apertura verso il prossimo, la compassione o la regolazione delle emozioni possono cambiare con l’età.
Essere saggi fa invecchiare meglio
In ogni caso è indubbio che la saggezza aiuta le persone ad affrontare le situazioni impegnative in tutte le fasi della vita e soprattutto nella vecchiaia. La saggezza anzi, afferma Judith Glück, è proprio “una risorsa per affrontare sfide come la solitudine”, soprattutto in età avanzata. Imparare a sviluppare questa antica virtù ad ogni età e in ogni contesto, è importante non solo per migliorare il benessere individuale ma anche per aumentare le possibilità di sopravvivenza dell’umanità. Solo tornando all’ideale di saggezza – composto da equilibrio e prudenza – conclude lo studio, l’uomo può superare le sfide che lo circondano.
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