Affrontare la problematica delle residenze per anziani (Rsa) come “mondi possibili” potrebbe essere complesso e da taluni non accettato a causa di preclusioni aprioristiche, prive di motivazioni serie. In questi anni, purtroppo, si sono diffuse informazioni non sempre veritiere su presunte inadeguatezze del servizio prestato, di violenze e maltrattamenti. Talvolta è la reazione di una società che si colpevolizza per l’incapacità di mantenere gli anziani nel proprio domicilio. Abbiamo però il dovere di guardare senza pregiudizi alla realtà dell’Italia longeva di oggi, indicando quali sono le scelte migliori per permettere ai nostri concittadini di età molto avanzata di vivere dignitosamente. Appunto scelte migliori; ciò impone di essere in grado di disporre di varie alternative, che si incontrano con la varietà delle condizioni dell’anziano. In questo modo non si devono compiere scelte obbligate che non tengono conto dei reali bisogni. L’età non può essere, per nessun motivo, causa di ingiustizie e di privazione della libertà degli individui.
Mi permetto di riassumere di seguito quali sono gli aspetti che rendono la permanenza in Rsa come un “mondo possibile” per alcuni anziani particolarmente fragili. Va ricordato, peraltro, che nella realtà italiana oggi l’età media degli ospiti delle Rsa è attorno agli 87 anni, mentre il 70-75% ha una demenza di vario livello di gravità. Si tratta quindi di condizioni di estrema delicatezza, che devono essere accompagnate con attenzione, competenza, costanza. Per permettere all’ospite una sopravvivenza in presenza di queste dinamiche, l’assistenza deve necessariamente essere di alto livello sul piano clinico e assistenziale.
Per primo punto rispetto alla possibilità di dichiarare le Rsa come un “mondo possibile” si deve ricordare che l’assistenza a casa diviene impossibile per alcune persone a causa delle loro condizioni oggettive. Infatti, le malattie che affliggono le persone molto anziane sono spesso complesse, tra loro estremante intricate, che provocano varie limitazioni all’autonomia e al benessere soggettivo, oltre che un elevato rischio di mortalità. Per questi cittadini la permanenza a domicilio non permetterebbe di ricevere le cure adeguate sul piano clinico, perché richiedono controlli giornalieri e interventi altrettanto frequenti. Spesso queste persone vivono sole o con un caregiver anziano, che non è in grado di offrire una garanzia adeguata riguardo al rispetto delle indicazioni sulle cure necessarie. Inoltre, talvolta le abitazioni sono inospitali per persone che hanno bisogno di spazi (ad esempio, per la collocazione di letti automatici o a causa dei movimenti senza fine di chi è con demenza).
Il secondo punto rilevante rispetto alla valutazione delle Rsa come “mondi possibili” riguarda la qualità dell’assistenza fornita. Nella grandissima parte delle Rsa del nostro paese gli ospiti vengono accompagnati nella loro giornata con delicatezza e attenzioni che rendono vivibile lo scorrere delle ore. Dove si praticano atteggiamenti diversi è solo colpa di chi non esercita controlli, di regioni che hanno permesso l’esistenza di strutture indegne dal punto di vista strutturale e operativo, dedite solo alla rapina economica. La loro esistenza è purtroppo ancora tollerata in alcune regioni del nostro paese, con la conseguenza che il malaffare di pochi non viene distinto dall’impegno di molte realtà che organizzano giornate dignitose e serene alle centinaia di migliaia di nostri concittadini. Questo mancato rispetto delle regole, ma ancor più della dignità dei cittadini, ha permesso la diffusione di descrizioni del mondo delle Rsa che riguardavano solo quelle inadeguate, il cui risultato è stato, però, estremamente negativo per tutte le Rsa. Per questo motivo, in particolare per rispetto dei parenti degli ospiti che, alla luce di queste affermazioni, soffrono per aver preso la decisione del ricovero, è necessario offrire una narrazione diversa.
Un aspetto importante rispetto alla predisposizione di mondi possibili riguarda la formazione degli operatori, che hanno la responsabilità di organizzare la notte e il giorno degli ospiti. In particolare, è centrale il ruolo degli operatori sociosanitari, persone che possono permettersi di affermare con orgoglio di fronte all’ospite: «Io non ti lascerò mai solo».
La loro attenzione, generosità, intelligenza, gentilezza crea nelle Rsa un’atmosfera di serenità e un senso di protezione che permette all’ospite di costruire un proprio “mondo possibile” nel quale viene rispettato, aiutato, servito. Un mondo dove non prevale la gestione di fallimenti umani, ma la ricerca di modalità per riempire la giornata di azioni che non siano l’attesa della morte, ma momenti di vita.
Marco Trabucchi è specialista in psichiatria. Già Professione ordinario di Neuropsicofarmacologia all’Università di Roma “Tor Vergata”, è direttore scientifico del Gruppo di Ricerca Geriatrica di Brescia e direttore del Centro di ricerca sulla demenza. Ricopre anche il ruolo di presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria e della Fondazione Leonardo.
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