Dalle rilevazioni Istat sullo stato delle Rsa emerge un forte gap geografico nell’offerta. Privato il 75% dei centri.
Quello delle Rsa è un argomento ormai da anni al centro di dibattiti, in particolare dopo l’epidemia Covid e gli ultimi casi di cronaca. Il nostro Istituto di Statistica ha analizzato la situazione delle Rsa in Italia, riportando nella logica dei numeri la realtà del sistema.
Al 1° gennaio 2022, i presidi residenziali attivi nel Paese sono 12.576 per un totale di circa 414mila posti letto, sette ogni 1.000 residenti. A livello territoriale, l’offerta è maggiore nel Nord-Est con 10 posti letto ogni 1.000 residenti, mentre nel Sud è di poco superiore ai tre posti letto ogni 1.000 residenti e copre solo l’11% dei posti letto complessivi. Gli ospiti in totale sono 356.556, dei quali oltre tre su quattro sono anziani. Nelle attività svolte in queste strutture i lavoratori impiegati sono più di 341mila, a cui si aggiungono oltre 31.500 volontari e poco più di 4mila operatori del servizio civile.
L’offerta del Terzo Settore
Le differenze geografiche nell’offerta emergono anche analizzando la distribuzione delle strutture per dimensione. Il Nord-Est presenta una percentuale doppia (30,5%) rispetto al dato nazionale, di residenze di piccole dimensioni. Il Centro e il Sud sono invece caratterizzati da una maggioranza di strutture di media dimensione (fino a 45 posti letto contro gli 80 delle altre regioni). Un dato evidente anche quando si parla di anziani non autosufficienti, che vede 28/31 posti letto ogni 1.000 utenti, contro i meno 6 posti letto ogni 1.000 al Sud.
La prevalenza degli enti no profit e dei privati
La fotografia dell’Istat evidenzia che la titolarità delle strutture è in carico ad enti non profit nel 45% dei casi, a seguire ad enti privati (circa il 24%), ad enti pubblici (19%) e ad enti religiosi (12%). La gestione dei presidi residenziali è affidata prevalentemente a privati (75% dei casi), soprattutto non profit (51%); il 12% delle residenze è gestita da enti di natura religiosa e circa il 13% dal settore pubblico. Gli ospiti sono in aumento del 4% rispetto al 2021, con un’inversione di tendenza che dopo la pandemia riavvicina il dato agli anni pre Covid.
Identikit del personale
L’11% del personale è composto da cittadini stranieri, in due casi su tre extraeuropei. La distribuzione varia considerevolmente: se nel Nord-Ovest e nel Nord-Est si concentra rispettivamente il 15% e l’11% del personale straniero, nel Sud e nelle Isole la presenza straniera sfiora appena il 2%.
Le principali figure professionali occupate nelle strutture residenziali si concentrano in ambito sanitario, circa 195mila sono rappresentate da tre professioni: operatori socio-sanitari (34,6%), infermieri e addetti all’assistenza alla persona (entrambi all’11%). Anche gli operatori del servizio civile e i volontari lavorano prevalentemente all’interno dell’ambito socio sanitario, nel 79% e nel 77% dei casi, con punte che sfiorano il 90% nel Nord-Est del Paese.
Gli ospiti: donne e over 80
In Italia, informa Istat, sono oltre 267mila gli over 65 ospiti delle Rsa, quasi 19 anziani per 1.000 anziani residenti. Di questi oltre 15 sono in condizione di non autosufficienza (per un totale di 215.449). C’è una netta prevalenza femminile: su quattro ospiti, tre sono infatti donne.
Importante anche il dato anagrafico: su oltre tre quarti degli anziani assistiti nelle Rsa, il 77%, ha superato gli 80 anni di età, quota che sale al 78% per i non autosufficienti. Gli over 80 costituiscono quindi la quota preponderante degli ospiti anziani, con un tasso di ricovero pari a 66 ospiti per 1.000 residenti, oltre 15 volte superiore a quello registrato per gli anziani con meno di 75 anni di età, per i quali il tasso si riduce a 4,4 ricoverati per 1.000 residenti.
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