Durante l’emergenza RSA e Case di riposo sono state al centro di una “campagna di criminalizzazione”. Ma molte strutture hanno saputo rispondere in modo rapido ed efficace ad una crisi imprevedibile. Ecco come trasformare queste esperienze in modelli positivi per la riorganizzazione territoriale della sanità avviata con il PNRR.
Un decalogo di azioni da compiere per rivalorizzare le RSA e case di Riposo dopo la pandemia, mettendo a frutto le esperienze positive maturare durante l’emergenza sanitaria: è questo il fine per cui Fondazione Onda ha organizzato un Tavolo tecnico, con il supporto di esperti e professionisti del settore, dedicato ad aggiornare e riqualificare l’immagine delle strutture residenziali a carattere sanitario assistenziale dedicate agli anziani. Le idee emerse dal gruppo di lavoro sono sintetizzate nei dieci punti del documento “La rivalorizzazione del ruolo delle RSA nel postpandemia”
Le RSA, da luoghi di relazione a luoghi di isolamento
La pandemia da Covid-19 – si osserva nel documento – è stato un vero e proprio “tsunami” per le RSA e case di riposo. Da un lato, sono state al centro di una generalizzata “campagna di criminalizzazione” da parte dei media. Dall’altro, queste strutture hanno dovuto far fronte rapidamente ad una profonda ed inimmaginabile riorganizzazione dei servizi, soprattutto per proteggere gli ospiti e il personale, diventando, da luoghi di relazione, luoghi di isolamento.
Un cambiamento drastico che, nelle realtà più piccole, è stato facilitato da una più rapida capacità di riconversione dei ruoli e degli ambienti, e ha dato vita a soluzioni molto efficaci. Per le quali un ruolo cruciale è stato svolto, ovviamente, dalla tecnologia.
Anche se dimenticate dal PNRR, le RSA non sono sostituibili
RSA e Case di riposo sono sempre più indispensabili in un contesto in cui la popolazione italiana continua ad invecchiare, aumentano le polipatologie croniche e il decadimento cognitivo; con crescenti bisogni di assistenza sanitario-assistenziale. Eppure – si osserva ancora nel report – “nella riorganizzazione territoriale che il PNRR sta disegnando, non sono previsti interventi di potenziamento delle RSA che vengono considerate in contrapposizione ai servizi domiciliari”.
“Si tratta, invece, di misure complementari – evidenzia il documento – che rispondono a bisogni assistenziali differenti, ciascuna connotata da una propria specificità e pertanto non sostituibile o sovrapponibile all’altra. È la filiera assistenziale che interviene nel ciclo di vita degli assistiti-clienti quando, per motivi socio-ambientali e/o per la complessità clinica, non possono più essere “curati” al proprio domicilio e dalle loro famiglie”.
Come rivalorizzare le RSA e le Case di riposo: 10 proposte
Le dieci proposte frutto del Tavolo tecnico coordinato da Fondazione Onda nascono proprio dalla necessità di richiamare le istituzioni e l’opinione pubblica sul ruolo decisivo di RSA e Case di riposo, trasformando le difficoltà della crisi sanitaria in un’opportunità di crescita del sistema di assistenza e cura nazionale.
In questa logica, il primo passo da compiere è “far conoscere le RSA e le Case di riposo a Istituzioni, comunità scientifica, popolazione: come funzionano, a quali bisogni rispondono, qual è il loro ruolo e valore aggiunto all’interno dell’offerta dei servizi di assistenza, raccontare la quotidianità”. Poi, come ha dimostrato l’esperienza pandemica, occorre “aggiungere innovazione e tecnologia alle RSA, alla luce del progressivo invecchiamento della popolazione e della crescente complessità dei bisogni e della fragilità degli anziani”.
Il ruolo della comunicazione attiva
Terzo punto essenziale per Fondazione Onda è potenziare le competenze di comunicazione all’interno delle RSA con professionalità dedicate. Ma è importante anche valorizzare le esperienze positive, dare visibilità ai progetti “di successo”, anche nell’ordinario. Ancora, il documento propone di “Utilizzare nella comunicazione l’esperienza di ospiti, famiglie e operatori come leva di rassicurazione e fiducia”; allo stesso tempo, “Promuovere, al proprio interno e all’esterno, una comunicazione trasparente, oggettiva, chiara, “di vicinanza”, veritiera, costante”.
Valorizzare il ruolo del personale, ascoltando al tempo stesso i bisogni degli operatori, contribuirebbe inoltre all’ “umanizzazione” del personale e, dunque, dei servizi per gli assistiti. Così come è fondamentale prepararsi alla gestione di nuove crisi in via preventiva. Infine, “Identificare giornalisti dedicati, “iper-specializzati” sul tema, che possano contribuire alla messa in atto di un intervento sistematico per spiegare all’opinione pubblica segmentata il valore e le criticità rispetto alle RSA e Case di riposo” e “Gestire la comunicazione con i media in modo diretto, al fine di canalizzare dalla fonte informazioni corrette e veritiere” anche attraverso l’uso dei social. “La comunicazione più efficace è quella proattiva e costruttiva – sottolinea il documento -, non quella difensiva”.
Un’iniziativa ispirata dall’esperienza diretta della pandemia
Il documento del Tavolo tecnico organizzato da Fondazione Onda trae ispirazione anche dall’esperienza diretta di alcune strutture che hanno presentato la propria candidatura al bando Bollini RosaArgento 2023-24.
Dal 2016, infatti, Fondazione Onda promuove, con i Bollini RosaArgento, RSA e Case di riposo attente al benessere e alla qualità di vita dei propri ospiti e delle loro famiglie. L’assegnazione dei Bollini RosaArgento (da 0 a 3) avviene ogni due anni sulla base di un processo di valutazione dei servizi offerti e dell’appropriatezza dell’assistenza clinica e non, con particolare attenzione all’aspetto umano, relazionale e di sollievo. La premiazione 2023-2024 è in calendario per il prossimo 13 dicembre.
© Riproduzione riservata