Gianni Rovelli. Primario emerito Cardiologo e Presidente dell’Università Libera Età. I suoi hobby sono l’Arte e la Fotografia. Partecipa al Concorso 50 e Più per la nona volta. Farfalla d’oro per fotografia nel 2014 e per la Prosa nel 2015,Libellula d’oro per Fotografia ne 2017 e Menzione speciale della giuria per poesia nel 2019. Vive a Rho (Mi).
San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra spini…
Inizio con questa citazione del 10 Agosto, poesia di Giovanni Pascoli che forse i più giovani non conoscono, ma suggerisce una triste analogia con una tragedia moderna.
Ricca vegetazione e prati assolati, quel giorno, disegnati sulle pendici collinari, quell’erba profumata destinata al pascolo del bestiame in quell’area così sperduta, lontana dalla città e così preziosa per la produzione dei loro famosi formaggi. Il lavoro del malgaro è antico e legato alla passione per produrre prodotti di alta qualità. Personaggio centrale dell’attività della malga che sovraintende alle operazioni dei pastori e degli altri lavoranti. Fatica, sacrificio, senso del dovere, valori che si tramandano nei secoli e trasmessi alle nuove generazioni. La vita è scandita dai ritmi degli animali. Mungitura alle quattro del mattino, poi tutto il resto; la vita sulla malga rappresenta una parte importante del modo di vivere in generale.
Torrenti impetuosi solcano le pendici del monte Tibert nelle Alpi Occitane, che svetta con la sua cima aguzza che raggiungi su una pista sterrata con tornanti quasi impossibili. Il confine francese è vicino e si avverte un’aria Provenzale in un incantevole paesaggio.
Un piccolo nugolo di ragazzi passa le vacanze in quel luogo isolato dal mondo, ricco di storia con il suo Santuario di San Magno. Erano lì forse per la magia del luogo, forse per la poesia, forse per quei gusti antichi affascinanti dimenticati da tutti. Un pomeriggio passato al torrente per qualcuno di loro allapesca della trota, poi per la sera un appuntamento con le stelle cadenti.
Non c’era droga, né alcool, né voglia di discoteca nel corpo e nella mente dei cinque giovani ma solo un desiderio romantico: quella di osservare le stelle nella notte di San Lorenzo.
Da quel luogo dove la tradizione di un dei più famosi formaggi italiani ha dedicato persino una Basilica, hanno deciso quell’escursione notturna per osservarle nel buio della notte; là in cima a quel monte più vicini al cielo. E poi la gara innocente per chi ne avesse visto di più e quanti desideri esprimere per il loro futuro. Quante speranze per quei visi belli e puliti dove una morte imminente li avrebbe colti. Andare sempre più in alto, più vicini al mistero dell’Universo forse a Dio. Poi in un attimo, la paura le urla poi il silenzio in un profondo dirupo. Il cupo silenzio della morte crudele che coglie figli inermi e cancella in un attimo la felicità di giovani vite. Un tragico crudele, destino.
Anche la famiglia del Poeta attendeva il padre ucciso sulla via del ritorno mentre portava con sé due bambole per le sue figlie.
Figli mai arrivati a casa e la disperazione delle madri in una notte stellata che osservava severa dall’alto quel tragico teatro.
Anche loro avrebbero portato in dono il ricordo di quella notte, lo avrebbero raccontato, quando adulti, ai loro figli.
Oggi la morte è diventata un evento banale, anzi non appare neppure un evento, come se nulla fosse successo: si può continuare a vivere.
La morte è il tempo che finisce, un evento che deve porci delle domande, persino metterci in ansia.
E’ un dramma che colpisce ogni età.
Gli adolescenti spesso giocano con la morte; per loro può essere una scommessa attraente.
Non certo è il caso dei giovani della Val Grana.
Cercavano il bello della vita che avevano da poco conosciuto e la loro proiezione nel futuro.
Nei giovani la percezione del tempo è diversa da quella adulta.
Loro non avevano passato. La morte non era contemplata. Non esisteva.
Su di essi è calato il silenzio. Un silenzio che non è vuoto, anzi pieno di cose.
Il silenzio della memoria pregna della forza della resurrezione.
I loro cari vivranno in quella memoria del tempo trascorso con loro, sino a quel giorno quando sotto un cielo stellato lo hanno tragicamente raggiunto; lassù lontani nel mistero dell’Universo infinito, figli di quelle stelle cadenti che attendevano con gioia quella notte di San Lorenzo.