Maria Antonietta Rotter. Insegnante della lingua tedesca nelle scuole medie, ora è in pensione. Amante della poesia e della letteratura da sempre. Sue poesie si trovano in svariate antologie e ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti in concorsi nazionali e internazionali. Partecipa al Concorso 50&Più per la diciassettesima volta vincendo tre Menzioni speciali della giuria per la prosa e nel 2010 per la poesia. Nel 2005, 2008 e 2010 ha ricevuto il Premio Buonconsiglio. Nel 2012 ha vinto la Farfalla d’oro per la poesia e nel 2013 la Superfarfalla per la poesia. Nata a Bologna risiede da molti anni a Povo (Tn).
Io non so se si sia trattato veramente di magia, ma se ripenso a come e a cosa ero all’inizio della storia che vi voglio raccontare e a quello che sono adesso, qualcosa di magico mi deve essere per forza accaduto. State a sentire!
Tutto cominciò in una sera di novembre nebbiosa e ventosa, allorché, in modo violento e per me inspiegabile, mi sentii strappata da dove mi trovavo e sbattuta via, separata per sempre dalle due sorelle che fino ad un attimo prima avevano diviso con me la vita. Sentii un secco “Toc” ed uno scricchiolio ed improvvisamente mi trovai sommersa in quella che poi capii essere erba alta e bagnata. Ebbi paura, lo ammetto. Attorno a me era tutto un frusciare e un mormorare sommesso e indistinto. Tremando cercai di farmi piccola più che potevo. Ad un tratto sentii su di me qualcosa che si muoveva, solleticandomi, e delle vocine che dicevano: “No, Ika, non va bene per noi…”. “Non vedi com’è grossa? Neanche entrerebbe nella nostra casa!”. “Lascia stare! Cercheremo qualcosa d’altro…”. Erano, lo vidi poi, delle formiche in cerca di provviste e io, per fortuna, non facevo al caso loro.
Più tardi, con mio grande spavento, due zampe unghiute mi afferrarono e mi sentii portata lestamente verso l’alto e poi gettata in una specie di buco scuro, su quelle che allora mi parvero palline di legno. “Ecco! Rosicchio ha colpito ancora!” – disse una vocetta stridula. “Altre provviste per l’inverno…”. “Che cos’è? Una nocciola?” – chiese un’altra vocina. “No, non è come noi…non so che cosa sia…”. E lì io rimasi per lungo tempo. Era buio, ma non vi si stava male. A poco a poco imparai a conoscere le mie “compagne di prigionia”, se così posso chiamarle. Peccato che, di quando in quando, si sentisse scricchiolare e rosicchiare e la voce di qualche nocciola venisse poi a mancare per sempre…
Intanto la temperatura calava. Spesso si udiva la pioggia scrosciare e ululare il vento e poi, per un certo periodo, vi fu un ovattato fruscio di qualcosa di lieve che cadeva e mandava un riflesso luminoso e bianco anche dove ci trovavamo noi. “Siamo in inverno” – mi spiegò una vecchia noce, che da lungo tempo si trovava lì – Nevica”. Intanto il mucchietto delle mie compagne continuava a calare…finché un giorno mi presi uno spavento terribile: mi sentii di nuovo afferrata da due zampe pelose e unghiute e sollevata tanto che potevo vedere fuori dal buco in cui mi trovavo. Disperatamente cercai di liberarmi dalla stretta di quegli artigli e, per fortuna, in qualche modo riuscii a scivolarne via! Mentre cadevo sentivo Rosicchietto squittire, rabbioso e infuriato per non essere riuscito a tenermi stretta…e mangiarmi! Ma ormai ero ben distante dallo scoiattolo e dalla sua tana e rotolai per un bel pezzo, il più lontano possibile da lì.
Grazie alla pendenza del terreno, mi riuscì di nascondermi in un piccolo avvallamento e mi guardai intorno con un respiro di sollievo: nessuno mi inseguiva! Tra la neve si vedeva qualche piccola chiazza d’erba e lì mi nascosi. Che stanchezza! Chissà come, finii per addormentarmi, stremata da tante vicissitudini. Non so quanto dormii, ma certo piuttosto a lungo, perché al mio risveglio tutto era verde e c’erano ovunque fiori variopinti e profumati. Cercai di stiracchiarmi, di spostarmi ancora, di rotolare in qualche altro luogo, via da lì, ma invano. Come per magia, mentre dormivo, qualcosa dentro di me si era allungato nel terreno e vi si teneva tenacemente abbarbicato.
“Hai messo radici! – mi spiegò una specie di fiore volante, che in seguito compresi essere una farfalla. – Siamo in primavera, se non l’avevi capito!”. E poi le cose per me cominciarono a cambiare sempre più in fretta: oltre alla radici mi spuntarono rametti e foglioline e infine, in estate, persino una timida infiorescenza! Che magia! “Guarda che cosa sta crescendo qui!” – disse una lucertola, guizzandomi davanti. “Eh, sì! – replicò un fungo dal cappello marrone – Fra qualche anno questo alberello non passerà certo inosservato, ma diventerà un vanto del nostro bosco…”.
E infatti, come potete vedere, sono diventato grosso, alto e robusto e la gente mi tiene d’occhio, quando torna l’autunno perché i miei ricci cadono, si spaccano e seminano qui intorno tanti grossi e dolci frutti…
Chissà a quanti di essi capiterà la ventura di rifare il magico viaggio, che ho compiuto io fra le stagioni, e potranno diventare dei bei castagni come me? Perché l’avevate capito – vero? – che io, una volta, all’inizio del mio viaggio avventuroso e magico ero solo una piccola castagna?