Sgombrato agli inizi del ‘900 causa frane e smottamenti, oggi il borgo è abitato da un’unica persona: Giuseppe Spagnuolo. Poco più che sessantenne, è lui la guida in questo posto dove il tempo sembra essersi fermato.
Incastonato tra i monti Alburni, nella provincia di Salerno – in Campania – Roscigno Vecchia è tra i borghi fantasma più noti d’Italia. Dal 1998 è Patrimonio dell’Unesco grazie alle caratteristiche naturali e urbanistiche che lo rendono semplicemente meraviglioso. Oggi meta di turisti, dista solo due chilometri dal paese abitato: Roscigno.
Gli ultimi abitanti del borgo
La storia del borgo di Roscigno Vecchia inizia nel 1500. A quel tempo, gli smottamenti del terreno costringono la popolazione a spostare più volte l’ubicazione del borgo. Le frane, sempre più frequenti su territorio carsico, rendono le strade incerte e insicuro l’insediamento umano. Agli inizi del 1900, due ordinanze del Genio Civile stabiliscono lo sgombero del paese: tra gli abitanti c’è chi parte per l’altro capo del mondo c’è chi si sposta di pochi chilometri. Soprattutto c’è chi resta: Luigi, Grazia e Dorina. Sono loro gli ultimi abitanti di Roscigno Vecchia, oggi scomparsi.
Ma agli inizi del 2000, c’è anche chi tra gli abitanti ritorna a Roscigno Vecchia. Si chiama Giuseppe Spagnuolo, ha poco più di 60 anni, una folta barba, un cappello sempre in testa e una pipa: sono i suoi tratti distintivi. Abita in una delle case abbandonate di Roscigno Vecchia, accoglie i turisti e racconta loro la storia del borgo. Giuseppe è parte integrante della bellezza di questo borgo. Ama definirsi “Libero” e farsi chiamare così.
Le caratteristiche di Roscigno Vecchia
Definito anche la “Pompei del Novecento” dal momento che ha subito, come la città napoletana, la volontà della natura, Roscigno Vecchia nel corso degli anni non è mai stata contaminata dalla modernità. Il borgo mantiene infatti le sue fattezze originali: urbanistiche e architettoniche. Le case si sviluppano intorno all’unica piazza, Giovanni Nicotera. Caratteristica la fontana circolare in pietra, non lontana dalla chiesa di San Nicola di Bari. A farla da padrone, tigli e platani. Ed è singolare la posizione delle abitazioni che si sviluppano anche in base agli antichi mestieri che gli abitanti svolgevano.
Negli Anni ’80 è nato il Museo della Civiltà contadina e la Pro Loco. I turisti scelgono oggi Roscigno Vecchia per una tappa in Cilento, tra il mare e le montagne che cadono a picco, dove dall’imbrunire il refrigerio estivo alletta abitanti e gente di passaggio.
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