Rosalia Pellegrin. Dopo il diploma di maturità tecnico commerciale ha lavorato come impiegata e poi si è dedicata all’attività commerciale. Ama scrivere racconti e l’arte in genere. Partecipa al Concorso 50&Più per la terza volta. Vive a Lozzo Atestino (Pd).
Ero passata dal municipio un giorno di maggio del 2022. In bacheca una locandina “La Traviata, 5-6 Luglio”. Che idea, il 24 giugno sarebbero stati 50 anni di matrimonio. Prenoto due posti, mi sarebbe bastato questo per il nostro anniversario, felice e illusa che fosse sì. Gli ultimi due anni fatti di silenzi, incomprensioni, un tentato tradimento e la sua depressione.
Arriva l’autunno, cena di classe, il pranzo a Rovolon, una camminata all’abbazia di Praglia, un concerto, un cineforum. No, no, no! Sempre no.
Arriva anche per noi il tempo del Covid, quindici giorni di isolamento. Nel frattempo, muore mia suocera Maria all’età di 96 anni, il suo funerale aspetta la nostra guarigione.
Avrei voluto essere lì a tenerle la mano, dire insieme una preghiera, aveva tanta paura di morire. Poi la mattina del funerale: un grigio e freddo giorno di dicembre.
Entriamo in chiesa io e Lui, mio marito, vestiti bene, io ho un cappello grigio in tono con la giornata, vicini in primo banco. Dietro i figli, il primogenito con la moglie e i nostri nipoti. La figlia di mezzo con il marito e con la fidanzata il più giovane.
Una cerimonia bella e composta, vissuta in prima persona, non ti interessa la durata.
La musica giusta, i canti sacri giusti, una predica discreta e come canto finale Madonna Nera di Cimini e Galoszewska, che piaceva tanto a mia suocera tantoché quando era serena la cantava seduta sulla sua poltrona con il rosario in mano.
Il breve percorso per arrivare al cimitero, il solito corteo: i familiari stretti davanti, parenti, amici e conoscenti dietro.
Tanta gente che non mi aspettavo, sorrisi e abbracci a me, a mio marito, ai nostri figli e ai nostri belli e giovani nipoti, felici anche loro di essere lì con noi e di farci corona un po’ rossi in volto per il freddo, ma anche per i complimenti che ricevevano dai conoscenti, amici e parenti venuti da lontano per l’occasione e che li ricordavano bambini o ragazzetti.
Le strette di mano delle tante persone, la vicinanza dei miei fratelli (bellissimi i loro fiori) conoscenti di tutto il paese, i complimenti per la mia mise: cappotto neo grigio cappello grigio stivaletti neri. Non avrei voluto niente di più alla festa del nostro 50° anniversario.
Si stava concludendo quella cerimonia cominciata due ore prima, non la luna e le candele danzanti, ma era uscito un sole pallido, si erano accesi dei lumini rossi e bianchi. Non vedevo gradinate di pietre romane, ma vedevo un mosaico di marmi chiari e graniti scuri, pietra chiara di Vicenza, terra nuda e rettangoli di ghiaino bianco.
La gente non batteva le mani ma ci salutava con affetto e non mancavano i sorrisi, gli abbracci e gli arrivederci. Da qualche scalino più su vedevo le persone uscire dal camposanto, chi da solo, chi sottobraccio al proprio coniuge, chi per mano di un familiare, chi accompagnato da un amico.
Contente di esserci state e di aver fatto il loro dovere.
Io e lui eravamo lì vicini e sereni.
Per me la mia Arena, la mia Traviata era stata lì, all’ombra della chiesa e del campanile del mio paese.
Un’ora felice, Grazie Maria.