L’ex ospedale psichiatrico di Roma Santa Maria della Pietà diventerà un centro polifunzionale per la salute e il benessere dei cittadini.
Il progetto, previsto dal Piano integrato urbano per il recupero e la ristrutturazione del complesso e del suo parco monumentale, di proprietà della Regione Lazio e della Asl Roma 1, sarà finanziato per 50 milioni di euro tramite il Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Il progetto di polifunzionale
Nel complesso, formato da quaranta padiglioni e un edificio centrale, sorgeranno una biblioteca, un centro diurno a sostegno delle persone con disabilità cognitive, un ambulatorio, una struttura di sostegno alle famiglie di persone con disabilità, alloggi per le donne vittime di violenza e per le persone sottoposte a sfratto, oltre a un centro di educazione ambientale con laboratori per le scuole e una cittadella dei minori. Ci saranno anche spazi per il coworking, per una scuola di cucina e per alcuni uffici municipali.
“Il parco monumentale sarà pensato come un luogo, oltre che a servizio del complesso, aperto al territorio – ha spiegato l’architetto del Comune di Roma Valentina Cocco durante l’assemblea di presentazione del progetto – in cui si potrà correre, fare ginnastica all’aperto, passeggiare con il cane.”
Le tre aree di Roma finanziate dal Pnrr
L’area del Santa Maria della Pietà è stata individuata insieme a Tor Bella Monaca e Corviale per ricevere i finanziamenti del Pnrr, nell’ambito di un intervento che mette al centro la salute, l’inclusione sociale e il benessere fisico, psichico e mentale.
La storia del Santa Maria della Pietà
I lavori del comprensorio che sarebbe diventato il nuovo ospedale psichiatrico più grande d’Europa cominciarono nel 1909, su progetto di Edgardo Negri e Silvio Chiera, e terminarono quattro anni dopo.
La struttura si estendeva su 130 ettari di parco, e comprendeva 24 padiglioni di degenza su un totale di 41 edifici, collegati l’uno all’altro attraverso sette chilometri di strade interne. Diviso fra sezione maschile e femminile fino agli anni Settanta, giunse ad ospitare fino a duemila pazienti contemporaneamente, divisi non per patologie ma per il comportamento che manifestavano. Il processo di dismissione cominciato con la legge Basaglia, portò alla definitiva chiusura nel Duemila.
Nel 2004, l’associazione Ex Lavanderia ne occupò il padiglione 31, per chiedere il riutilizzo degli edifici a scopo culturale. Sottoposta a sgombero lo scorso anno, resta in attesa di risposte come sottolineato durante la presentazione del progetto di riqualificazione.
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