Caldo senza fine e alluvioni, gli effetti del riscaldamento climatico sul nostro paese non accennano a diminuire, ma qualcosa si può fare
Il riscaldamento globale continua ad avere i suoi effetti anche in Italia. Caldo e precipitazioni intense caratterizzano autunni sempre più lunghi. Il problema è da nord a sud e riguarda diverse regioni, tra cui la Sicilia, Calabria Emilia-Romagna e Toscana. L’urbanizzazione incontrollata e la mancanza di piani di prevenzione efficaci rischiano di aggravare una situazione geologica già delicata. La transizione ecologica non può più essere rimandata.
Gli Accordi di Parigi
Secondo European Sever Weather Database nel 2023 l’Italia ha registrato 2.360 eventi climatici di portata eccezionale sotto forma di precipitazioni intense e grandinate. Un picco storico mai raggiunto dal 2018, anno in cui è iniziato il monitoraggio. Eventi come questi trovano la loro origine nel riscaldamento climatico di cui ormai si parla da tempo. La Terra sta per raggiungere un picco del riscaldamento di 3°C, nonostante con gli Accordi di Parigi 195 Paesi abbiano preso l’impegno di limitare entro il 2050 il riscaldamento globale a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali.
L’hotspot del Mediterraneo
Non tutti i luoghi del pianeta però risentono in egual misura del cambiamento climatico. Per la sua posizione geografica l’Italia si trova in una delle zone più vulnerabili al cambiamento climatico, “l’hotspot” (letteralmente “il punto caldo”) del Mar Mediterraneo. Negli ultimi decenni, le temperature nel nostro Paese sono aumentate a un ritmo doppio rispetto alla media globale, facendo sì che oggi viviamo in un’Italia più calda di circa 2,5-3°C rispetto ai livelli preindustriali (1850-1900). Un aumento termico che comporta un’enorme quantità di energia intrappolata nell’atmosfera, che a sua volta alimenta fenomeni meteorologici sempre più violenti e imprevedibili.
Fenomeni in aumento
I climatologi e i rapporti scientifici dell’Ipcc mostrano da anni che con l’aumento del riscaldamento climatico, non solo questi fenomeni diventano più frequenti, ma anche molto più intensi. Alluvioni che in passato si verificavano ogni 10 o 20 anni ora si ripresentano con una cadenza sempre maggiore. Si stima che con un aumento di 1,5°C della temperatura globale, le alluvioni considerate eccezionali diventino il 50% più frequenti, e con un aumento di 2°C questa frequenza potrebbe crescere fino al 70%.
Politiche green
In questo contesto, parlare di “anormalità climatica permanente” non è più un’esagerazione. Infatti, l’Italia, insieme a molte altre nazioni, sta sperimentando una vera e propria trasformazione climatica, con costi sociali, economici e ambientali altissimi. Nonostante i danni causati da alluvioni, ondate di calore e siccità si facciano più pesanti, la transizione energetica continua a essere ostacolata da politiche insufficienti e resistenze economiche. Secondo Andrea Barbabella, Coordinatore di Italy for Climate: “Non si tratta di maltempo e di eventi eccezionali e imprevedibili. Sono semplicemente gli effetti dello squilibrio termico planetario che abbiamo prodotto bruciando combustibili fossili. E lo spettacolo a cui assistiamo in queste ore, purtroppo, è oramai pura normalità nel mondo che ci siamo costruiti”.
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