«Viviamo più a lungo che mai, quindi dobbiamo assicurarci di invecchiare bene»: da oltre 10 anni Active and Assisted Living (AAL) si basa su questo principio.
Active and Assisted Living è il programma europeo che finanzia l’innovazione, ma non un’innovazione qualsiasi. Il suo scopo è mantenere la popolazione connessa, sana e attiva fino alla terza età. Da tempo è in prima linea per supportare lo sviluppo di prodotti e servizi che facciano la differenza nella vita delle persone. Sia di chi sta affrontando le sfide dell’invecchiamento sia di chi si prende cura di tutti quegli anziani che necessitano di aiuto.
Promuovere invecchiamento attivo attraverso la tecnologia
«Nell’ultimo decennio – si legge sul sito di AAL – la società ha compiuto un balzo in avanti diventando più consapevole di alcune delle sfide che derivano dall’invecchiamento della popolazione e ha iniziato ad affrontarle». Già dal 2008 AAL si concentra su tre obiettivi per affrontare le sfide di una popolazione che cresce anagraficamente:
- migliorare il benessere degli anziani attraverso l’uso di una tecnologia digitale adattata;
- stimolare lo sviluppo di un settore tecnologico specifico in Europa;
- contribuire a sistemi sanitari e assistenziali più sostenibili.
Perché questo? Perché quando si pensa all’assistenza a lungo termine delle persone anziane, la prima immagine che potrebbe venire in mente è quella di case di cura gestite da assistenti professionisti, formati e pagati per questo. La realtà, però, è un’altra: l’80% dell’assistenza a lungo termine in Europa è fornita da assistenti informali. Si tratta di familiari, amici, conoscenti. Sono loro a prendersi cura di chi ha bisogno. Questa assistenza informale è fondamentale, va supportata. ma, soprattutto, il suo peso va alleggerito mediante lo sviluppo di tecnologie apposite.
Ventuno milioni di euro per finanziare progetti di invecchiamento attivo
Proprio qui entra in gioco AAL. Il programma europeo promuove infatti l’invecchiamento attivo mediante l’adozione di soluzioni tecnologiche che migliorino il benessere della vita sociale dei cittadini. Ma per arrivare a questo bisogna finanziare progetti, incentivare ricerca, tracciare linee guida. Stavolta sul piatto ci sono, nel complesso, 21 milioni di euro previsti dallo stesso programma europeo. Il bando – valido fino al 21 maggio – intende sovvenzionare progetti di collaborazione (Collaborative projects) e piccoli progetti collaborativi (Small collaborative projects). L’invito è quello di presentare proposte progettuali partendo da tre direttrici fondamentali:
- applicare un approccio inclusivo alla cura, enfatizzando prevenzione, mantenimento del benessere psico-fisico e coinvolgimento sociale;
- diffondere e applicare soluzioni innovative nell’ecosistema sanitario;
- garantire l’accessibilità al digitale per integrare le prestazioni di cura.
Secondo il bando, ogni progetto dovrà necessariamente coinvolgere almeno tre organizzazioni provenienti da tre Paesi che aderiscono al Programma Active and Assisted Living. Nel caso dell’Italia la partecipazione è aperta a università, centri di ricerca, istituti di ricerca pubblici e privati, aziende, istituti di ricovero e cura a carattere scientifico e l’Istituto Superiore di Sanità.
Ma per migliorare davvero la qualità della vita delle persone secondo un’ottica di invecchiamento attivo, il bando prevede che vengano attivate delle sinergie. Ogni proposta infatti dovrà prevedere tanto la partecipazione di almeno un’azienda come partner commerciale quanto di un’organizzazione che rappresenti gli utilizzatori finali: pazienti, cittadini o istituti sanitari. Così come è previsto il coinvolgimento di “attori” chiave del settore salute: imprese, associazioni no profit, aziende sanitarie, istituti di ricerca, cluster di pazienti e caregivers.
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