Non era bello come Paul, né carismatico come John o poliedrico come George. Tra i Fab Four appariva come quello più defilato, sfuggente ed enigmatico. Quel suo essere dietro agli altri Beatles, anche fisicamente, alla batteria, sembrava lasciarlo fuori dal cerchio magico del gruppo. Qualcuno giunse persino ad etichettarlo come il “Beatle triste”.
Insomma, a bene guardarlo, ci si potrebbe fare una domanda: sir Richard Starkey, in arte Ringo Starr, è stato un elemento tutto sommato marginale nella band più famosa di tutti i tempi? Assolutamente no. Ringo è stato l’ultimo ad entrare nel gruppo, ma era proprio quello che mancava per farlo diventare una leggenda.
I primi ottanta anni di Ringo Starr
Proprio lo scorso 7 luglio l’ex batterista dei Beatles ha compiuto 80 anni, un traguardo importante, raggiunto in condizioni davvero invidiabili. Dal 2008 vive il giorno del suo compleanno riproponendo una simpatica tradizione: esorta tutti a fare il segno della pace formando una “V” con l’indice e il medio, a mezzogiorno, ovunque si trovino.
Quest’anno però i festeggiamenti dovevano essere del tutto nuovi. Speciale l’età, infatti, speciale anche la celebrazione. La festa si sarebbe dovuta svolgere con band musicali e amici a Los Angeles, ma il Covid ha bloccato ogni evento ed esibizione pubblica.
Da semplice ragazzo di Liverpool a Baronetto di Sua Maestà
La strada di Ringo è stata lunga e, per certi versi, tortuosa. Nato il 7 luglio del 1940 a Dingle, zona operaia di Liverpool, a soli tre anni deve già sopportare la separazione dei genitori.
La sua è un’infanzia difficile. Costretto a trasferirsi in una casa ancora più piccola e periferica, è perseguitato da problemi di salute che alla fine danneggeranno il suo percorso scolastico. A 6 anni infatti viene operato di appendicite acuta restando per due mesi in stato di coma. Riemergerà dal coma ma altri interventi finiranno per costringerlo a rimanere in ospedale per diverso tempo. A 13 anni, a causa di alcune complicazioni polmonari, viene di nuovo ricoverato. Resterà in sanatorio fino al 1955.
È proprio in sanatorio che si avvicina al mondo delle percussioni, per finire a suonare verso la fine degli Anni ’50. Inizia così a suonare in alcuni gruppi di Skiffle, un genere allora in voga. Ma è nel 1962 che arriva la svolta: George Martin, produttore dei Beatles, gli propone di prendere il posto di Pete Best.
Ringo, il Beatle incompreso
Sulla presunta inadeguatezza di Ringo Starr sono fioccate ironie e leggende metropolitane di ogni tipo. In realtà si è rivelato un batterista innovativo, con un approccio capace di dare originalità alla band. Persino alcune sue innovazioni tecniche hanno contribuito a cambiare la storia della batteria, influenzando generazioni di musicisti.
Negli Anni ’70, terminata l’avventura dei Beatles, ha intrapreso la carriera da solista, cantautore, cantate e batterista, riuscendo a mettere in fila più di 20 album e tanti tour memorabili dove si è esibito con star della musica.
Poi, però, sono arrivati anche momenti meno luminosi. Gli Anni ’80 hanno rappresentato per lui un buco nero. Sono anni di problemi finanziari, dipendenza dall’alcol, assenza di ispirazione, marginalizzazione. Eppure è riuscito a trovare la forza per rialzarsi e ricominciare.
Oggi che ha compiuto ottanta anni Ringo Starr appare sereno. Non dimentica il suo invito alla Pace e all’Amore. Intanto, noi possiamo aspettare l’uscita del prossimo documentario di Peter Jackson sui Beatles, Get Back. Arricchito da tantissimo materiale inedito filmato in occasione dell’ultimo show dal vivo, sul tetto del palazzo della Apple Records nel 1969, promette di essere qualcosa di indimenticabile.
(Foto: Featureflash Photo Agency/Shutterstock.com)
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