Ultimamente sembra che la nostra salute sia interamente nelle loro mani. I batteri intestinali dettano legge sul nostro benessere e, a seconda della loro natura, aumentano o riducono il rischio di ammalarsi di una lunga lista di patologie: malattie auotoimmuni e metaboliche, infiammazioni intestinali, Parkinson, forse Alzheimer. Anche l’umore potrebbe dipendere dalla composizione della flora intestinale, tanto che alcune terapie sperimentali contro la depressione prevedono il ricorso ai probiotici per favorire la crescita di quei batteri “buoni” che sono capaci di agire in qualche sorprendente modo sul cervello.
L’ultima proprietà dei batteri dell’intestino è stata scoperta da un gruppo di scienziati di Singapore: i microbi ospitati nel nostro ventre sembrerebbero associati alla crescita dei muscoli. Potrebbe darsi quindi che agendo sulla flora batterica intestinale si possa ridurre la perdita di massa muscolare legata all’invecchiamento, ovvero la sarcopenia in termini medici.
Gli scienziati hanno sospettato che esistesse un legame tra batteri e crescita muscolare osservando due gruppi di topi in laboratorio: gli animali dotati di alcuni batteri erano molto più muscolosi e tonici dei loro simili privi di quei batteri. Il sospetto si è rivelato fondato. I ricercatori hanno trasferito nell’intestino dei topi più gracili i microbi in questione assistendo a un evidente irrobustimento degli animali.
Lo studio, intitolato The gut microbiota influences skeletal muscle mass and function in mice e pubblicato su Science Translational Medicine, suggerisce che, se l’associazione dovesse rivelarsi vera anche per gli esseri umani, si potrebbe porre un freno alla perdita di massa muscolare legata all’invecchiamento modificando ad hoc la flora batterica intestinale.
«Questi risultati sono l’ulteriore conferma al fatto che i microbi intestinali agiscono come pilastri fondamentali per la salute umana e forniscono nuove informazioni su come mantenere intatta la massa muscolare nel corso dell’invecchiamento», ha dichiarato il professor Sven Pettersson della NTU Lee Kong Chian School of Medicine, a capo dello studio.
Per accertarsi che i topi muscolosi fossero realmente più forzuti dei loro compagni e non “palloni gonfiati” privi di energia, i ricercatori hanno ideato una serie di test a cui sottoporre gli animali. I topi si sono così cimentati in tre prove sportive.
Sollevamento pesi: ogni animale ha afferrato un oggetto dal peso di 26 grammi, chi riusciva a trattenerlo per più di 3 secondi aumentava il carico fino a 33 e 100 grammi.
Corsa su tapis roulant: gli animali sono stati “invitati” a correre sulla macchina a ritmo crescente e a mantenere la massima velocità per qualche minuto.
Movimenti liberi: i topi venivano lasciati scorrazzare liberamente all’interno di uno spazio recintato mentre gli scienziati registravano i loro movimenti, distinguendo i più attivi dai più pigri.
Analizzando i risultati delle tre prove, i ricercatori hanno confermato che esiste un’associazione tra la presenza di alcuni batteri nell’intestino e le performance fisiche migliori. Ovviamente ora si tratterà di verificare che lo stesso scenario si presenti negli esseri umani, ma i ricercatori non hanno ragione di dubitarne. Questo filone di ricerca è molto promettente: potrebbe portare a nuovi metodi per mantenere o migliorare la massa muscolare, la forza e la funzione degli arti modulando la composizione microbica nell’intestino. Tali strategie potrebbero avere ampie ricadute in ambito terapeutico, in primis ritardare o invertire la sarcopenia, la perdita di massa e forza dei muscoli scheletrici dovuta all’invecchiamento.
© Riproduzione riservata