L’associazione Libera ha presentato il nuovo Report RimanDati sui beni confiscati alle mafie. Cresce il numero dei Comuni che pubblicano l’elenco, passati dal 36,5% del 2022 al 45% del 2023.
L’associazione Libera ha presentato la terza edizione del Report RimanDati che indaga lo stato di trasparenza degli enti territoriali in materia di beni confiscati. L’analisi ha riguardato in totale 1.127 enti, di cui 1.110 Comuni, 11 tra Province e Città metropolitane e 6 Regioni. C’è un netto miglioramento. Se nelle prime due edizioni il 60% degli enti territoriali non pubblicava l’elenco dei beni confiscati, oggi la percentuale è scesa al 54,5%, pari a 606 Comuni su 1.110. Un po’ meno trasparenti le Province e le Città metropolitane, dove più del 45% non pubblica gli elenchi. E le Regioni, fra le quali solo la metà adempie all’obbligo. In tutte le aree campionate c’è un incremento della trasparenza, con l’eccezione di Basilicata, Molise, Trento e Valle D’Aosta.
La rilevazione
Al lavoro di rilevazione hanno partecipato organizzazioni della società civile e dell’università, secondo il modello di monitoraggio civico basato proprio sul lavoro della comunità e della “citizen science”, integrando saperi e professionalità locali.
La mappatura degli enti territoriali è avvenuta attraverso un’indagine dei diversi siti internet dei destinatari di immobili e terreni confiscati, avvenuta fra il 12 aprile e il 7 agosto dello scorso anno. Successivamente sono state inoltrate le richieste di accesso civico agli enti considerati inadempienti rispetto all’obbligo di pubblicazione dell’elenco dei beni.
I risultati
Come rileva Libera, la situazione è migliorata e la percentuale dei Comuni che pubblica l’elenco è passata dal 36,5% del 2022 (392 Comuni su 1073) al 45% del 2023 (504 su 1110). Si tratta ovviamente di un piccolo passo, comunque incoraggiante e frutto di un’inversione di tendenza. Permangono differenze regionali, con un miglioramento più consistente nell’area del Nord, dove il dato sui Comuni che pubblicano l’elenco aumenta dal 36,4% al 50%.
Su 1.127 domande di accesso civico presentate da Libera, hanno risposto entro i trenta giorni 710 enti (63% del totale), dei quali 695 Comuni, 11 fra Province e Città metropolitane e 4 Regioni. Il 44,6% degli enti ha dato una risposta corretta, il 40,1% ha risposto di aver adempiuto alla pubblicazione ma non ha inviato il link per poterla visualizzare, gli altri hanno risposto in maniera impropria o non hanno dato riscontro alla domanda nei tempi previsti.
I destinatari di beni confiscati
I Comuni italiani destinatari di beni confiscati alla mafia sono 1.110, il 14% del totale. La maggior parte si concentra nelle Regioni del Mezzogiorno: Sicilia, Calabria, Campania e Puglia. Nelle Regioni del Centro-Nord, invece, la concentrazione è maggiore nelle principali aree metropolitane. Il totale dei beni confiscati al Sud è di poco meno di 13.000 immobili, contro i 2.900 del Centro-Nord.
La valorizzazione dei beni confiscati
A partire dalla mappatura di Libera è stato costruito un indicatore sulle esperienze di uso sociale: sono stati così individuati 331 Comuni destinatari nei quali sono presenti pratiche di uso sociale dei beni confiscati. Questi stessi Comuni sono quelli a più alta propensione alla trasparenza nella pubblicazione degli elenchi.
PNRR e beni confiscati
La dotazione finanziaria per il riutilizzo dei beni confiscati prevista dal PNRR è di 300 milioni di euro, suddivisi in oltre 200 progetti da realizzare in 8 Regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Secondo Libera, però, va migliorata la fruibilità dei dati, e occorre un sistema univoco di produzione e raccolta di questi che li renda facilmente inseribili e liberamente consultabili.
(Foto apertura: Roberto Mancini/Shutterstock.com)
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