Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto attuativo della riforma sull’assistenza agli anziani non autosufficienti. La votazione nella giornata di giovedì, 25 gennaio.
La riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti ha compiuto oggi un passo importante verso il traguardo: è stato approvato in Consiglio dei ministri il decreto attuativo della Legge Delega (n. 33/2023). Lo aveva annunciato ieri, in question time alla Camera, la premier Giorgia Meloni, rispondendo a un’interrogazione del capogruppo della Lega a Montecitorio, Riccardo Molinari: “Il decreto legislativo arriverà domani in Consiglio dei ministri per l’approvazione”, ha detto.
La notizia forse più rilevante è che, come anticipato dalla premier, “il decreto stanzia complessivamente oltre 1 miliardo di euro per i primi due anni: risorse che servono a garantire all’anziano una vita serena, attiva, dignitosa, nello specifico garantendo dove possibile il diritto di continuare a vivere a curarsi nella propria casa”. La premier ha annunciato anche un incremento della quota di accompagnamento sperimentale per gli ultra 80enni con gravi malattie e in condizioni di disagio economico.
Il nodo ‘risorse’ per la riforma
Proprio il tema delle risorse è particolarmente spinoso: la mancata allocazione di queste in Legge di Bilancio aveva suscitato delusione e perplessità in merito all’effettiva attuazione della riforma. In particolare, il Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza aveva indicato al governo 12 criteri da seguire nell’elaborazione dei decreti, per renderli coerenti con gli obiettivi della riforma e con i bisogni di anziani e caregiver. La legge delega, lo ricordiamo, introduce un sistema nazionale di assistenza continuativa agli anziani e prevede una revisione complessiva delle politiche rivolte a loro (in questo articolo sulle nostre pagine, i nodi principali sulla riforma)
Il decreto legislativo
Il decreto attuativo approvato in Cdm è diviso in tre sezioni: la prima introduce una politica nazionale in materia di anziani, tramite interventi e servizi coordinati. Tra gli strumenti indicati, ci sono i cohousing tra anziani e intergenerazionali.
La seconda sezione del decreto è dedicata al tema della presa in carico, attraverso la semplificazione e l’aggiornamento delle procedure di valutazione. Una valutazione multidimensionale, per la quale basterà recarsi in un Punto unico di accesso (PUA). Obiettivo della valutazione sarà elaborare un Progetto assistenziale individualizzato (Pai), in cui saranno indicate tutte le prestazioni sanitarie, sociali e assistenziali necessarie. Si rafforza inoltre il ruolo degli Ambiti territoriali sociali.
“Prestazione universale”
Fondamentale l’integrazione tra assistenza domiciliare integrata (Adi) e l’integrazione degli istituti dell’assistenza domiciliare integrata (Adi) e servizio di assistenza domiciliare (Sad), per favorire la domiciliarità. Prevista anche la riqualificazione dei servizi dedicati agli anziani non autosufficienti, in ambito domiciliare, residenziale e semiresidenziale.
La terza sezione del decreto dà attuazione all’articolo 5 della legge delega sulla “prestazione universale”: una misura sperimentale che prevede, per le persone non autosufficienti più povere un’indennità economica e un contributo per sostenere il costo dei servizi di assistenza domiciliare. La prestazione sostituirà l’attuale indennità di accompagnamento e le altre misure per il sostegno della domiciliarità. Per il 2025 e il 2026, sarà composta da una quota fissa di 531,76 euro e da un “assegno di assistenza” per l’acquisto di servizi (pari a 850 euro). I primi destinatari saranno anziani con almeno 80 anni di età, in condizioni di salute molto gravi e con un Isee non superiore a 6.000 euro.
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