Ridurre il numero di auto che circolano nelle nostre città permette di migliorare sensibilmente il clima e la vivibilità degli insediamenti urbani e di offrire una nuova spinta all’economia. Lo dicono ormai tutti, ma individuare qual è il modo migliore per farlo è fonte di mille e una discussioni
In Italia il tasso di motorizzazione è più elevato rispetto alla media europea e ha come conseguenza diretta livelli di inquinamento atmosferico altrettanto superiori, presentando regioni tra le più contaminate dell’Unione Europea. Un terzo fattore, tipico della nostra situazione, è l’incapacità trasversale di far fronte a questa questione cruciale.
Non solo limiti di velocità
Anche oggi si discute solo dei limiti di velocità, dagli annunci per mutare le installazioni degli autovelox lungo le strade (a volte dimenticando le indicazioni dell’Istat, che precisa come nella fascia oraria notturna e nelle strade ad alto scorrimento avvenga il maggior numero di incidenti gravi con il più alto tasso di mortalità) alla cosiddetta “Città 30”, di cui in pochissimi altri parlano in Europa.
Meno auto, meno decessi prematuri
Purtroppo invece rimane argomento inavvicinabile il tema della riduzione del numero delle auto circolanti, benché la Società Italiana di Medicina Ambientale abbia valutato di recente che la concentrazione di micropolveri e ossidi di azoto provocata dal traffico veicolare causi ogni anno in Italia 80.000 decessi prematuri. Di fatto è tutt’altro che semplice attivare le misure efficaci per diminuire il traffico privato a favore di quello pubblico e/o dell’uso delle biciclette.
Le proposte sono numerose
Le proposte e le scelte messe in campo per combattere questa situazione sono sempre più numerose. Si passa dall’elettrificazione, l’automazione e la transizione a basse emissioni di carbonio dei veicoli, al trasporto condiviso e a quello intermodale. Si stanno sviluppando modalità e sistemi di mobilità innovativi, come la mobilità come servizio (MaaS), i sistemi di car sharing e con veicoli automatizzati. È bene dunque avere un riferimento attendibile per conoscere le misure che servono effettivamente per ridurre le auto nei centri urbani.
Lo studio svedese
A 800 politiche messe in atto dai comuni europei hanno dedicato la loro attenzione due docenti del Centro Studi per la Sostenibilità della Lund University (Svezia), Paula Kuss e Kimberly Nicholas. Ne hanno ricavato lo studio universitario più approfondito nel settore, diffuso nel 2022 ma tuttora considerato di orientamento: A dozen effective interventions to reduce car use in european cities: Lessons learned from a meta-analysis and transition management. Come dice il titolo, lo studio identifica i dodici interventi che effettivamente hanno ridotto l’utilizzo di auto private.
I 12 interventi
Il primo è l’attivazione del pedaggio urbano, come insegna l’esempio di Londra. Una “tassa di congestione” – utilizzata per la grandissima parte per investimenti nel trasporto pubblico – arriva a ridurre i livelli di auto in città dal 12 al 33%.
Il secondo è la contrazione progressiva dell’offerta di parcheggi per auto, sostituiti da piste ciclabili o zone pedonali. A Oslo questa iniziativa ha portato a un abbattimento del 19% delle vetture in transito.
Il terzo è l’attivazione delle zone a traffico limitato (Ztl), che a Roma ha prodotto risultati significativi, fino a meno il 20% nelle ore specifiche. Importanti anche i fattori successivi. Dall’attuazione di servizi specifici per la mobilità dei pendolari (incluso il car pooling) all’introduzione di tariffe di parcheggio sul posto di lavoro. Dagli incentivi e pass gratuiti per il trasporto pubblico per studenti (da segnalare i risultati ottenuti a Catania) e lavoratori al car sharing, pur individuato come divisivo e da sostenere con campagne di sensibilizzazione. Ancora utili sono i diversi piani di viaggio personalizzati per lavoratori e studenti, fino a quelli per singoli residenti, pendolari o “transitanti”. Infine è raccomandato l’utilizzo di app (e anche di game) legate alla mobilità, che offrono strumenti preziosi per una migliore pianificazione e un conveniente uso dei servizi di trasporto.
100 città a impatto zero
Recentemente l’Ue ha indicato l’obiettivo di 100 città a impatto climatico zero in Europa entro il 2030. Un risultato impossibile da raggiungere senza ridurre il traffico automobilistico che oggi è la seconda fonte di inquinamento climatico più importante (e in crescita) del continente. Come conclude lo studio svedese, «ridurre la dipendenza dall’auto non è solo una bella idea: è essenziale per la sopravvivenza delle persone e dei luoghi in tutto il mondo».
E, aggiungiamo, è anche vantaggioso economicamente. A Copenaghen hanno calcolato che ogni chilometro percorso sostituendo l’auto con una bicicletta genera 1,35 € di benefici sociali, ovvero di impatto sul benessere individuale (salute fisica e mentale, incidenti, traffico) e sull’ambiente (clima, inquinamento atmosferico e acustico). Moltissimo, specie se si considera che passare a un’auto elettrica fa risparmiare solo pochi centesimi.
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