«La pandemia da Covid ha ribadito l’importanza della parità di trattamento e il diritto universale alle cure che non si realizza fintanto che non è vissuta come valore di una società intera». A dirlo è Gabriele Sampaolo, segretario generale di 50&Più nel raccontare le ragioni dell’adesione dell’Associazione all’appello “Senza anziani non c’è futuro”, nato durante la crisi causata dal Coronavirus. Un appello promosso dalla Comunità di Sant’Egidio e che si propone di ri-umanizzare le nostre società, dicendo un “no” secco a una sanità selettiva.
«È impensabile dover decidere se sia più giusto salvare la vita di un anziano o di un giovane che ha più anni davanti – ha detto Sampaolo -. Ci sono alternative che non possono proprio essere poste».
A sottoscrivere l’appello, a livello internazionale, intellettuali, giornalisti, politici e uomini di fede. «Il significato dell’appello – spiega Giancarlo Penza, responsabile anziani della Comunità di Sant’Egidio – scaturisce direttamente da questa esperienza molto dolorosa che abbiamo vissuto nei due mesi di pandemia, nei quali la metà dei decessi da Coronavirus in Europa ha riguardato anziani istituzionalizzati. Anziani che si trovavano a vivere in una condizione che è quella del cosiddetto servizio residenziale: che può essere casa di cura, casa di riposo, residenza sanitaria assistenziale. È da questo che è nato l’appello e dalla constatazione che, purtroppo, l’organizzazione della sanità in Europa si è trovata impreparata di fronte all’avanzare dell’epidemia e ha fatto delle scelte, a volte, problematiche per il futuro».
Il fatto che, in alcune circostanze, siano state negate cure essenziali che avrebbero potuto aiutare a far vivere gli anziani ha spinto molti a intervenire per “ribadire con forza i principi della parità di trattamento e il diritto universale alle cure”, come si legge nell’appello. «Ora è necessario che la politica recepisca queste istanze – commenta Gabriele Sampaolo -. Occorre che le faccia proprie perché non è soltanto questione di ribadire principi a livello planetario: bisogna creare nuovi modelli».
Secondo Giancarlo Penza, infatti, «la pandemia e gli eventi che sono stati generati da essa ci hanno mostrato con molta chiarezza che bisogna cambiare. Se effettivamente, come dicono molti, niente sarà come prima, dovremo tirare le somme della nostra vita collettiva. Occorrerà dunque ripensare il sistema con cui affrontiamo la debolezza e la fragilità della terza età e della vecchiaia, che non può essere confinata in alcuni luoghi separati dalla vita di tutti».
Senza anziani non c’è futuro – L’appello della Comunità di Sant’Egidio
«Nella pandemia del Covid-19 gli anziani sono in pericolo in molti Paesi europei come altrove. Le drammatiche cifre delle morti in istituto fanno rabbrividire».
«Molto ci sarà da rivedere nei sistemi della sanità pubblica, per superare l’istituzionalizzazione».
«In numerosi Paesi, di fronte all’esigenza della cura, sta emergendo un modello pericoloso che privilegia una “sanità selettiva”, che considera residuale la vita degli anziani. La loro maggiore vulnerabilità, l’avanzare degli anni, le possibili altre patologie di cui sono portatori, giustificherebbero una forma di “scelta” in favore dei più giovani e dei più sani».
«Rassegnarsi a tale esito è umanamente e giuridicamente inaccettabile».
«Non si può lasciar morire la generazione che ha lottato contro le dittature, faticato per la ricostruzione dopo la guerra ed edificato l’Europa».
«Crediamo che sia necessario ribadire con forza i principi della parità di trattamento e del diritto universale alle cure, conquistati nel corso dei secoli».
«Con questo appello auspichiamo una rivolta morale perché si cambi direzione nella cura degli anziani. Bisogna immaginare un modello di città amica, di città che dà valore anche ai fragili. E che, oltre a proteggerli, li valorizzi».
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