Gli uomini guadagnano più delle donne. È un classico, una discriminazione di genere annosa e persistente, nonostante qualche piccolo, leggero, passo in avanti degli ultimi anni. E lo è anche dopo i 50 anni di età, anzi con il crescere dell’età aumenta ed è massima proprio tra i 50 e i 60 anni. A rivelarlo è un’indagine annuale del 2020 condotta nel Regno Unito dai ricercatori di Rest Less, società che fornisce informazioni e consigli agli over 50 su lavoro, salute, volontariato, risparmio e formazione.
Per le over 50 inglesi, un divario pesante pari a 8mila sterline, quasi 9mila euro
Partiamo dalle over 50 inglesi. Secondo lo studio, lo stipendio medio annuo per le donne sulla cinquantina che lavorano a tempo pieno è del 23% inferiore a quello degli uomini della stessa fascia di età. Questo divario sale al 25% quando una donna ha compiuto 60 anni. Una questione che non riguarda di certo solo il Regno Unito, ma che si riscontra anche nell’Unione europea.
Più nel dettaglio, dall’indagine è emerso che lo stipendio annuale medio di una donna che lavora a tempo pieno era di poco inferiore a 28.000 sterline, rispetto alle 33.923 degli uomini. Il divario è persino più profondo per le sessantenni: 26.230 sterline rispetto alle 34.325 dei coetanei uomini. «Le donne tra i 50 ei 60 anni affrontano una ulteriore discriminazione legata all’età: combinata con il più ampio divario retributivo di genere di tutte le età, ricevono uno stipendio di 8.000 sterline (quasi 9mila euro) in meno all’anno rispetto ai loro colleghi maschi impiegati a tempo pieno», afferma Stuart Lewis, fondatrice di Rest Less.
Le ripercussioni su risparmi e pensioni
«Mentre l’età della pensione statale – prosegue Stuart Lewis – è stata equiparata a 66 anni per entrambi i sessi, decenni di divario retributivo di genere e il conseguente ampio divario nei risparmi pensionistici privati significano che i futuri redditi da pensione per uomini e donne rimangono tutt’altro che uguali».
Tra i 18 ei 21 anni, il divario retributivo di genere è del 3%. Sale al 9% (2.480 sterline) per le donne di età compresa tra 22 e 29 anni e del 12% (4.309 sterline) per quelle di età compresa tra 30 e 39 anni. Le lavoratrici di età compresa tra 40 e 49 anni guadagnano il 19% in meno dei colleghi uomini: 7.426 sterline all’anno. Il divario continua a salire superati i 50 anni.
«Il fatto che i guadagni raggiungano il picco nei nostri 40 anni e diminuiscano mentre ci avviciniamo ai 50 e 60 anni ha profonde implicazioni per i piani di risparmio pensionistico». In pratica: «Non possiamo fare affidamento su stipendi più alti negli anni prima di andare in pensione per finanziare le nostre pensioni».
Il divario salariale aumenta con l’età anche nell’Unione europea
Anche nel resto d’Europa le donne non se la passano bene. Il dato generale nell’Unione europea mostra che le donne, a parità di ore lavorate, ricevono uno stipendio inferiore del 14% rispetto agli uomini. È come se, durante l’anno, lavorassero due mesi gratis. Salari più bassi e carriere intermittenti si traducono in quasi il 40% di introiti in meno per le donne. Questo significa meno possibilità di risparmio e pensioni più basse. Così, se il livello di rischio povertà per gli uomini è del 15,8%, per le donne sale a 17,2%.
Il problema, inoltre, aumenta con il passare degli anni. Dai dati, infatti, si osserva che il divario retributivo si allarga con l’età mentre è piuttosto basso quando le donne entrano nel mercato del lavoro. Ad esempio, secondo i dati disponibili al 2017, in Francia il divario all’età 25-34 anni è dell’8,6% andando avanti aumenta fino al 21,4% nella fasce di età tra i 55 e i 64 anni, arrivando al 29,2% dopo i 65 anni.
In Spagna l’andamento non cambia: il divario è del 7,7% nella fascia di età 25-34 anni, sale al 20,3% tra i 55-64 anni ed è oltre il 50% dopo i 50 anni. In Finlandia si parte dal 10,4% (25-34 anni), arriva al 21% (55-64 anni) e scende leggermente dopo il 65 anni (20,8%).
I dati non sono disponibili per tutti i Paesi Ue, ma si tratta di una situazione molto comune. Inoltre, si riscontrano differenze anche da settore a settore: secondo i dati del 2017 il divario è più alto nel privato nella maggior parte degli Stati Membri.
E in Italia?
La musica nel nostro Paese non cambia. Il differenziale retributivo tra uomini e donne secondo i dati Istat è del 7,4%. Il dato si riferisce al 2017 e segna un miglioramento rispetto al 2014 quando era dell’8,8%.
Per le donne, poi, lo svantaggio salariale rispetto agli uomini è diffuso sia nei contratti a tempo determinato, parziale che a chiamata. Anche le donne in possesso di una laurea percepiscono una retribuzione oraria inferiore di oltre 3 euro rispetto ai colleghi uomini: 12,58 euro contro 16,07. La laurea, infatti, sembra premiare in misura maggiore gli uomini: l’aumento retributivo è del 32,6% rispetto al diploma mentre per le donne laureate si ferma al 14,3%.
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