Dal discorso del Presidente del Consiglio tenutosi il 9 marzo, ormai moltissime attività e mansioni sono diventate digitali. Non si tratta solo di situazioni lavorative e di formazione, ma di un vero e proprio mondo di intrattenimento online. Un modo per incentivare gli italiani a rimanere a casa senza annoiarsi. Con l’avvento di queste iniziative però, si è tornato a parlare più assiduamente di divario digitale, una problematica diffusa in Italia.
Cosa significa digital divide?
Una definizione da manuale definirebbe il divario digitale come una divisione tra chi ha accesso a internet e alle nuove tecnologie e chi no. Questo include, ad esempio, chi vive in luoghi in cui l’accesso alla rete risulta impossibile per mancanza di infrastrutture o chi, ancora, non possiede l’adeguata formazione per navigare nelle vaste acque del mondo digital. Di quest’ultima categoria fanno parte gli anziani e proprio riferendosi a loro è stato coniato il termine “grey digital divide”.
Nel nostro Paese, ad esempio, sono circa 10 milioni le persone che non usano Internet e il 39% corrisponde alla popolazione over 65. Secondo le stime dell’Ocse, inoltre, solamente il 24% dei cittadini sfrutta il web per accedere ai servizi pubblici.
Un problema europeo
Ma il problema sembra interessare anche altri Stati dell’Unione Europea. Per questo è nata la Digital Skills and Jobs Coalition (coalizione per il lavoro e le competenze digitali) che riunisce gli Stati membri, le aziende e tutte le organizzazioni coinvolte nel digitale con l’obiettivo di migliorare le conoscenze di tutta la cittadinanza europea. Le attività possono variare dalla formazione dei disoccupati, ai corsi per gli insegnanti, alle lezioni per i bambini, fino alla formazione all’avanguardia per gli specialisti. Avere una popolazione con conoscenze digitali, infatti, è cruciale per la creazione di un panorama omogeneo in Europa e per una società più inclusiva. Attualmente il 44% dei cittadini europei non possiede competenze digitali di base e per questo la Commissione ha chiesto a tutti gli Stati di sviluppare strategie nazionali per ampliare queste conoscenze.
Repubblica Digitale, il progetto italiano
Per cercare di fronteggiare il digital divide, l’Italia è entrata a far parte della coalizione europea con il progetto “Repubblica Digitale”. Si tratta di un’iniziativa lanciata dal Ministero per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione (MID). Lo scopo è quello di promuovere l’inclusione digitale e l’adeguamento delle conoscenze della popolazione, sfruttando una serie di campagne di sensibilizzazione e percorsi formativi.
Tra gli obiettivi da raggiungere entro il 2025 c’è anche la riduzione dell’analfabetismo digitale per raggiungere livelli simili a quelli dei Paesi europei di riferimento, favorendo lo sviluppo delle competenze necessarie dei cittadini. «Con la coalizione, desideriamo coinvolgere il maggior numero possibile di parti interessate», ha raccontato il ministro Paola Pisano. «L’idea è quella di favorire il cambiamento culturale ed equilibrare le competenze digitali a tutti i livelli della società». Un progetto aperto a tutte le aziende, gli enti e a tutti i cittadini che desiderano ampliare le proprie conoscenze.
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