Lo segnala il dossier di monitoraggio realizzato dalla campagna di sensibilizzazione “Ero straniero – L’umanità che fa bene”. A due anni dalla sanatoria straordinaria del lavoro nero, esaminato solo il 62% delle domande che, per l’85%, sono di lavoratori domestici. Solo poco più di 65mila procedure su oltre 200mila richieste si sono concluse positivamente.
Sono più di centomila le lavoratrici e i lavoratori ancora in attesa del permesso di soggiorno a distanza di due anni dalla regolarizzazione straordinaria del lavoro nero varata dal governo nel 2020, in piena emergenza sanitaria. A segnalarlo è la campagna di sensibilizzazione “Ero straniero – L’umanità che fa bene”. La campagna è stata promossa nel 2017 da Radicali italiani insieme alle principali organizzazioni e associazioni attive nella tutela delle persone immigrate.
Le misure straordinarie di regolarizzazione dei lavoratori in nero
Il Decreto Rilancio (d.l. n. 34 del 2020) ha previsto, all’articolo 103, una procedura straordinaria di regolarizzazione dei lavoratori in nero e per il rilascio di permessi di soggiorno temporaneo per cittadini stranieri con permesso di soggiorno scaduto. Ad essere interessati, i settori del lavoro domestico, dell’assistenza alla persona e alla famiglia, dell’agricoltura, allevamento e zootecnia, pesca e attività connesse. Nell’anno sono state presentate oltre 200mila domande di emersione; per la maggior parte relative a rapporti di lavoro domestico (85%). Com’è andata a finire?
Centomila lavoratori ancora attendono il permesso di soggiorno
Secondo le stime di Ero straniero, alla fine di marzo 2022, delle 207.452 domande presentate, i permessi di soggiorno in via di rilascio da parte delle prefetture risultano 104.948; pari quindi al 50% circa del totale delle domande. Considerando anche le domande rigettate (23.522), le prefetture italiane hanno dunque processato 128.470 domande di regolarizzazione dall’agosto 2020 al marzo 2022; il 62% del totale di quelle ricevute. Un ritardo comune a tutte e tre le principali prefetture interessate: Milano, con 25.900 domande, 5.484 permessi di soggiorno in via di rilascio (21%) e 533 rigetti; Roma con 17.371 domande, 3.202 permessi di soggiorno in via di rilascio (18%) e 1.427 rigetti; Napoli: su 19.268 domande ricevute, sono 2.677 le pratiche concluse positivamente (14%) e 1.712 i rigetti (l’8,8%).
Fra le situazioni migliori, quelle di Latina, dove su 3.602 domande 2.974 sono arrivate nella fase conclusiva (82%); Bologna, con 3.412 permessi di soggiorno in via di rilascio (80%) su 4.260 domande totali; Reggio Calabria con 1.678 permessi su 2.173 domande (77%).
Le domande concluse positivamente sono poco più di 65mila
Fin qui, il report di Ero straniero guarda all’istruttoria delle domande. Ma cosa succede se consideriamo le procedure giunte a conclusione, con il rilascio “fisico” del permesso di soggiorno?
A fine febbraio 2022, gli iter pienamente conclusi in seguito alla richiesta del datore di lavoro sono 55.202, pari al 26,6% del totale delle istanze. Se invece, come prevede la legge, la domanda è stata presentata direttamente dagli stessi lavoratori stranieri rimasti senza documenti (per ottenere un permesso di soggiorno temporaneo e cercare un nuovo impiego), su circa 13.000 domande sono stati rilasciati 10.303 permessi di soggiorno temporanei (oltre il 79%). Di questi, 7.652 convertiti in permesso di soggiorno per lavoro subordinato. Dunque, complessivamente le domande concluse positivamente sono 65.505.
Gli interventi del Tar contro ritardi e inadempienze
Ero straniero ricorda che i ritardi e le inadempienze delle amministrazioni pubbliche sono stati condannati anche in Tribunale. Alcune sentenze del Tar Lombardia, in particolare, hanno sottolineato che, non essendo previsto alcun termine specifico per il procedimento di regolarizzazione, “deve farsi affidamento sul termine generale di 30 giorni” per i provvedimenti amministrativi. “Dal nostro monitoraggio – sottolinea Ero straniero – risulta evidente come, in nessun caso, tale termine sia stato preso in considerazione, né tanto meno rispettato dagli uffici impegnati a istruire le pratiche di emersione. E, come abbiamo più volte sottolineato, la mancanza dei documenti finisce per significare precarietà, ricattabilità lavorativa e marginalità sociale, determinate dalla condizione di soggiorno precaria e aleatoria, che genera paure e spesso costringe all’invisibilità”.
Aumentano i rigetti (e i ricorsi)
Un altro dato segnalato nel dossier è l’aumento delle domande rigettate: a fine marzo scorso erano 23.522, oltre un decimo del totale. Il numero cresce al crescere delle domande esaminate: a fine ottobre, infatti, erano 11.405 i rigetti, il 5,5% del totale. Se a Caserta e Foggia i rigetti superano il 30% delle domande ricevute, a Bologna e Bari ( fra le province più virtuose) si attestano intorno al 5%.
Secondo i dati raccolti dal report, una delle cause più diffuse di rigetto sembra riguardare il documento che certifica l’idoneità dell’alloggio in cui si vive. “Si può facilmente cogliere come sia paradossale chiedere tale documentazione a persone che vivono e lavorano irregolarmente sul nostro territorio; e che, banalmente, non possono registrare un contratto di affitto” osserva Ero straniero. Anzi, “tale paradosso ha determinato l’esistenza di un mercato informale di certificati di idoneità alloggiativa”. Pagati spesso a caro prezzo, in molti casi ha comunque determinato l’esclusione dalla procedura.
Ai rigetti spesso seguono poi ricorsi, “con il conseguente ulteriore ingolfamento dei tribunali e un evitabile dispendio di denaro pubblico”.
Il “correttivo” per lavoratrici e lavoratori dell’Ucraina
La prima nazionalità dei lavoratori stranieri del settore domestico coinvolti nelle procedure di regolarizzazione è ucraina (18.639 domande). Con lo scoppio della guerra, queste persone, soprattutto donne, si sono ritrovate nell’impossibilità di recarsi nei paesi confinanti con l’Ucraina per recuperare i loro familiari in fuga; spesso figli minorenni. Questo perché la legge stabilisce che non si può lasciare l’Italia quando si è in attesa dei documenti, pena l’annullamento dell’istanza anche se approvata. Una criticità segnalata dalla campagna Ero straniero e che è stata risolta nel DPCM del 28 marzo 2022. La campagna chiede però che la possibilità di lasciare il Paese sia estesa a tutte le persone ancora in attesa di concludere la procedura di emersione.
Superare il sistema delle sanatorie
Più in generale, per la campagna “emerge ormai da tempo la necessità di creare finalmente dei canali di ingresso per lavoro razionali e realmente accessibili e superare il sistema illogico delle sanatorie”. Ero straniero considera “incoraggiante in tal senso l’approvazione, il 3 maggio scorso in Senato, di un ordine del giorno che impegna il governo a valutare l’introduzione di un meccanismo permanente di regolarizzazione su base individuale a fronte di un contratto di lavoro”. L’ordine del giorno riprende infatti la nostra proposta di legge di iniziativa popolare – sottolinea ancora la campagna -, depositata in Parlamento con oltre 90.000 firme nel 2017, il cui esame è fermo in Commissione affari costituzionali della Camera da oltre due anni”.
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