Nel Regno Unito i contratti a zero ore hanno raggiunto la percentuale più alta dal 2013 fra gli over 50.
Secondo i dati dell’Office of National Statistics, sono quasi 300 mila i lavoratori in questa fascia di età che si ritrovano a non avere un numero di ore lavorate costante nell’arco dei mesi, e di conseguenza hanno stipendi di volta in volta differenti. Dieci anni fa erano 149 mila, nel 2022 avevano già raggiunto quota 296 mila.
Come funziona un contratto a zero ore
Nel contratto a zero ore il datore di lavoro non garantisce un numero preciso di ore di lavoro, ma chiama il lavoratore quando ne ha bisogno. Si differenzia dal contratto a chiamata perché in questo caso il lavoratore ha l’obbligo di rispondere e presentarsi al lavoro, e percepisce l’indennità di chiamata, nel contratto a zero ore non c’è invece nessun vincolo (e nessun pagamento in caso di mancata chiamata o di rifiuto a presentarsi).
Il parere delle associazioni
“Il forte aumento del numero di persone con più di 50 anni fra i dipendenti a zero ore è preoccupante – ha dichiarato Stuart Lewis, amministratore delegato di Rest Less, una comunità digitale dedicata agli over 50, intervistato dal Guardian – conosciamo molta gente che si è ritrovata con un contratto di questo tipo perché non è riuscita ad avere niente di più stabile, a causa delle discriminazioni subite per l’età o per mancanza di flessibilità sul posto di lavoro. Ci sono lavoratori che si destreggiano fra un contratto a zero ore e un altro part-time per riuscire a mettere insieme una somma che gli consenta di arrivare alla fine del mese”.
“L’insicurezza di questa situazione lavorativa, in cui non si sa se si riuscirà a far fronte alle spese e nessun diritto viene riconosciuto – spiega Chris Peace, direttore della campagna Zero Hours Justice – è esacerbata per gli ultracinquantenni che a causa dei loro salari fluttuanti non riescono a pianificare adeguatamente neppure la pensione per il futuro”.
Il settore socio-sanitario
Uno dei settori in cui i contratti a zero ore sono più diffusi è quello socio-sanitario, con una prevalenza femminile fra i lavoratori.
“Spesso è difficile cambiare lavoro dopo i 50 anni nonostante il patrimonio di competenze che la persona ha sviluppato – ha dichiarato Caroline Abrahams, direttrice di Age Uk – e il problema è proprio in questa fascia di età, mentre un contratto a zero ore può essere proficuo per lavoratori più avanti con gli anni, già pensionati, ma che vogliono restare attivi senza un impegno fisso e troppo gravoso”.
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