Conoscere le storie degli anziani del territorio non solo per combattere la solitudine ma anche per preservare un prezioso patrimonio collettivo. Dopo le esperienze di successo delle edizioni precedenti, anche quest’anno torna a Ravenna la Compagnia dei Racconti, il progetto che dà voce ai senior.
L’iniziativa coinvolge un gruppo di volontari che, dopo essere stati opportunamente formati, incontrano gli anziani residenti in città per intervistarli sulla loro vita. Un modo per far sì che diventi un pezzo di memoria collettiva e culturale del luogo, oltre che personale. Al termine del percorso, infatti, le biografie raccolte diventano i capitoli di un libro, che viene presentato nel corso di un evento dedicato, come quello dello scorso settembre al Museo Etnografico.
Compagnia dei Racconti: nuove storie dal mondo
La novità del 2023 è il tentativo di intercettare e includere fra le storie anche quelle degli anziani di origine straniera che vivono a Ravenna. Impresa che richiederà anche il supporto dei mediatori culturali che sono entrati a far parte dell’iniziativa.
La formazione dei volontari
Il progetto è nato nel 2018, coordinato dalla Cooperativa sociale Villaggio Globale in collaborazione con il Comune. La formazione dei volontari prevede un ciclo di incontri per gli intervistatori che, quest’anno, sono già partiti nel mese di marzo. Dalle edizioni precedenti si è arrivati a quasi 70 fra volontari e volontarie che hanno incontrato finora 68 testimoni, in condizioni o a rischio di solitudine involontaria e di fragilità.
Un welfare di comunità
“La speranza è che le relazioni tessute grazie al progetto possano intrecciarsi e rafforzarsi sempre di più, donando occasioni di socialità ai nostri anziani e ai volontari che se ne prendono cura, generando benessere e una migliore qualità della vita per tutti”, si legge nella presentazione dell’ultima pubblicazione della Compagnia dei Racconti. “Un auspicio è che le Compagnie dei Racconti continuino a crescere, a rafforzarsi e seminare il cambiamento, avendo cura dell’anziano come bene comune, nostro passato e nostro fondamento, non solo in contrasto alla solitudine, ma per innescare occasioni di partecipazione dove ciascuno possa trovare una propria vocazione in un welfare di comunità.”
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