L’Italia e la Nato, il bilancio sull’ultimo campionato di calcio, l’identità nazionale. Sono questi i tre temi su cui ha indagato il team di Swg. I risultati della ricerca sono stati pubblicati all’interno del rapporto dal titolo “Radar. Niente sarà più come prima”.
Si intitola “Radar. Niente sarà più come prima” la ricerca realizzata da SWG, la società fondata a Trieste nel 1981 che progetta e realizza ricerche di mercato. Non solo. Anche di opinione e istituzionali, studi di settore e osservatori. Un lavoro condotto con l’analisi di trend e dinamiche della politica e della società. Il Rapporto indaga le reazioni e le posizioni degli italiani in tre ambiti: l’Italia e la Nato, il bilancio sull’ultimo campionato di calcio, l’identità nazionale.
Il rapporto tra l’Italia e la Nato, cosa ne pensano gli intervistati
Con l’attacco della Russia all’Ucraina e lo scoppio del conflitto ancora in corso, la Nato – Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord – torna al centro del dibattito pubblico. Si registrano, ormai da tempo, posizioni contrastanti. Dalle pagine della ricerca SWG si legge: “La fiducia in questa istituzione è calata di quasi 20 punti percentuali tra il 2021 ed il 2022 (il dato d’altronde è ancora peggiore per l’Onu), e attualmente è solo una minoranza ad avere un giudizio positivo della Nato. Sebbene emerga questo atteggiamento critico verso il patto atlantico, la maggioranza degli italiani voterebbe per mantenere l’Italia nella Nato se si dovesse indire un referendum a riguardo”.
E ancora: “La partecipazione alla Nato fa sentire più sicuri la maggioranza degli intervistati, soprattutto nell’ottica del rischio di un conflitto con il blocco russo-cinese. Al contempo però risulta diffusa la percezione che l’adesione al patto comporti una sottomissione al volere degli Stati Uniti e che il comportamento della Nato stia alimentando le tensioni a livello internazionale”.
La ricerca dal titolo “Radar. Niente sarà più come prima” descrive un’altra fotografia: “Un’ulteriore spaccatura emerge sul tema dell’esercito comune europeo. Più della metà degli italiani si esprime a favore, tuttavia il 18% preferirebbe mantenere questo esercito libero dalle ingerenze della Nato”.
Il Milan è campione d’Italia: quali reazioni nel Paese?
Un campionato di calcio – sofferto e imprevedibile per tutte le squadre – che non ha riservato sorprese fino al 90esimo minuto dell’ultima partita in calendario. Il Milan diventa campione d’Italia, superando l’Inter e in molti ne riconoscono il merito.
Da quanto emerge dalle interviste realizzate dal team di SWG in rapporto alle prime 8 squadre: “Pioli viene eletto miglior allenatore (51%), la curva rossonera quella più vicina alla squadra (49%) e il gioco espresso dal Milan il migliore del torneo (40%). L’Inter aveva una rosa più completa (43%) ma il Milan si è aggrappato ai colpi del suo fuoriclasse (49%) Rafael Leão, eletto miglior calciatore dell’anno sia dalla Serie A TIM che dai tifosi italiani”. E ancora: “Per 8 appassionati su 10 – e in misura maggiore tra gli under 35 – la vittoria del Milan dimostra che con idee chiare e fiducia nei giovani si può aprire un ciclo vincente”.
Infine, per il 72% degli intervistati, il campionato appena finito è uno spot bello per il calcio italiano. Oltretutto, quello del Milan è il primo scudetto vinto da un club di proprietà di un fondo di investimenti: una nuova realtà nel mondo del gioco calcio, che suscita sì perplessità ma anche approvazione di 4 intervistati su 10. E per il 28% sono meglio degli sceicchi per il connubio tra risultati sportivi e finanziari.
L’identità nazionale: il 41% degli intervistati si sente principalmente italiano
“Gli italiani si riscoprono orgogliosi”. È quanto emerge dalle pagine del rapporto firmato dal team di ricercatori di SWG. I dati raccontano di un 77% orgoglioso di essere italiano, con 3 cittadini su 4 (+ 9 punti in 7 anni).
Tuttavia, il popolo italiano non è compatto sui miti fondativi. Quando si tratta di ricordare i passaggi fondamentali della nostra storia, infatti, alcuni citano l’Unificazione, la nascita della Repubblica e la Resistenza, ma anche il boom economico e la diffusione della TV. Solo per il 5% degli intervistati annovera il ’68 e le lotte sociali. Si tratteggiano, poi, i connotati di un popolo di artigiani (al primo posto), cuochi, stilisti e dipendenti pubblici. Ma è singolare pensare che per il 15% degli intervistati sia il malavitoso ad incarnare l’identità degli italiani.
Per quanto riguarda il futuro, infine, è stato chiesto agli intervistati quanto siano d’accordo con l’affermazione “Oggi è inutile fare progetti a lungo termine”. Il risultato è che dopo l’inizio della pandemia da Covid-19 il 63% è composto dalla somma delle risposte “molto” e “abbastanza d’accordo”. Un trend che si è mantenuto stabile, purtroppo, dopo l’inizio del conflitto Russo-Ucraino (62%).
(Grafici e infografiche: www.swg.it)
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