Il Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale (Cergas) di Sda Bocconi School of Management ha presentato il Rapporto Oasi 2024. All’interno un’analisi e le prospettive di intervento per rilanciare il Servizio Sanitario Nazionale.
Da decenni il nostro Servizio Sanitario Nazionale risulta essere tra i meno finanziati in Europa con il 6,3% del Pil. Una cifra rimasta pressocché invariata nel tempo. Il problema, però, è che col tempo siamo divenuti il secondo Paese più anziano al mondo e il primo in Europa. Per portare quindi la sanità pubblica italiana ai livelli dei grandi Paesi europei servirebbero almeno 40 miliardi. Questo vuol dire metà dell’attuale spesa annua per l’istruzione. Una cifra enorme, in uno scenario caratterizzato da una situazione demografica critica. Critica perché implica un’elevata spesa pensionistica e minore popolazione in età da lavoro. È quanto emerge dall’edizione 2024 del Rapporto Oasi-Osservatorio sulle Aziende e sul Sistema sanitario Italiano sulla situazione del nostro sistema sanitario.
Il Rapporto Oasi 2024: un punto di riferimento per capire il Ssn
Il Rapporto Oasi, giunto alla sua venticinquesima edizione, è diventato un punto di riferimento nell’analisi dei cambiamenti in corso nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e nella sanità italiana. Pubblicato dal Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale (CERGAS) di SDA Bocconi School of Management, offre una fotografia dello stato di salute del sistema e propone misure utili al miglioramento. Risultati che sono stati presentati presso l’Aula Magna dell’Università Bocconi di Milano qualche giorno fa.
L’analisi ha identificato le criticità principali del Ssn. Pur proponendosi come servizio sanitario universalistico, purtroppo risulta incapace di fare fronte ai bisogni crescenti dei cittadini. In particolare di quelli della popolazione cronica (pari al 41% dei residenti) e della popolazione anziana non autosufficiente (4 milioni di persone). Francesco Longo, Responsabile scientifico del Rapporto OASI, ha dichiarato: “La sanità italiana è ad un punto di svolta: l’Italia è ormai il secondo Paese più anziano al mondo, la spesa sanitaria è rimasta costante nel tempo, mentre le esigenze dei cittadini continuano a evolversi e questi si aspettano un servizio sostenibile ed efficiente. La realtà è però sotto gli occhi di tutti: il SSN presenta evidenti contraddizioni che peggioreranno in mancanza di una rivoluzione nelle logiche di governo del sistema, indebolendo il tessuto delle aziende del SSN”.
La prima vera sfida: rendere sostenibile l’universalismo della sanità pubblica
Rendere sostenibile l’universalismo è la prima vera sfida che la sanità pubblica italiana ha davanti a sé. Secondo gli autori del Rapporto Oasi 2024 è necessario prendere atto di questo vincolo. Soprattutto ragionare su come mettere ordine al sistema, dove attualmente le priorità di accesso ai servizi sono spesso casuali. Dunque poco efficaci e poco eque, basti pensare che gli anziani cronici in buona salute si dimezzano se si passa da chi è laureato a chi ha licenza elementare. I consumi delle stesse prestazioni sanitarie variano anche del 100% tra territori simili di una stessa Regione. C’è un forte divario tra quanto prescritto e quanto erogabile. Una situazione che danneggia inevitabilmente la reputazione del Ssn.
Francia, Germania e Regno Unito: un Pil più elevato per finanziare il Sistema Sanitario
Se Francia, Germania e Regno Unito finanziano i rispettivi sistemi sanitari nazionali intorno al 9-11% sul Pil, l’Italia si è mantenuta costante nel tempo intorno al 6,3% sul Pil. Cifra che si prevede resterà sostanzialmente invariata nel 2025 e 2026. Anche la spesa sanitaria privata cresce meno del Pil. Si attesta al 2,2% nel 2024, circa il 26% della spesa sanitaria complessiva. Il dato, in sostanziale continuità con gli anni precedenti al Covid-19 – è chiaro. L’Italia non è disponibile a spendere per la salute, né pubblicamente, né privatamente.
Liste di attesa: mancano criteri di priorità
Il Rapporto ha anche approfondito le cause delle liste d’attesa. Oggi, la mancanza di criteri di priorità di accesso ai differenti servizi e le logiche prescrittive – spesso lontane dalle linee guida cliniche – aggravano il problema della scarsità di risorse. Per accedere ai servizi non si tiene conto di criteri di prioritizzazione. Con questi si intendono, ad esempio, aree di patologia, cluster di popolazione per reddito o livello di istruzione, portafogli di tecnologie da includere nel contenuto dei servizi garantiti dal Ssn.
Questo meccanismo ha portato il Ssn a prescrivere molte più prestazioni rispetto alla sua effettiva capacità erogativa. Nei territori dove sono maggiori le prescrizioni, spesso sono elevati anche i consumi per abitante. Cresce però anche la distanza tra prescritto ed erogato. Di conseguenza questo incide sull’allungamento delle liste d’attesa.
Universalismo a parole, diseguaglianze nei fatti
In tal modo l’universalismo dichiarato dal Ssn, con l’idea irrealistica di dare qualsiasi prestazione a tutti in tempi brevi, finisce per genere un effetto opposto a quello voluto. La possibilità o meno di ottenere una prestazione è lasciata di fatto al cittadino, alla sua rete e alle sue risorse personali. Questo genera un senso di disorientamento e impossibilità di programmazione. Oltre che inefficienze e diseguaglianze, con risorse allocate senza un chiaro processo di valutazione.
Inevitabilmente anche i consumi di prestazioni per abitante risultano disomogenei e non correlati al bisogno epidemiologico, a livello sia nazionale che regionale e persino locale. I motivi possono essere vari, ma si rileva in particolar modo l’attenzione dell’agenda manageriale e di governo non tanto verso le cause di questa disparità di consumo, bensì sulla produttività delle singole strutture sanitarie.
Quattro proposte per migliorare il Servizio Sanitario Nazionale
Per rispondere a tali criticità, nel Rapporto Oasi 2024 sono individuate quattro prospettive di policy che, introdotte individualmente o in combinazione tra loro, porterebbero a miglioramenti significativi.
La prima è quella di “governare le aspettative”. Si tratta di esplicitare i limiti del SSN e ridefinire i criteri di priorità per le prestazioni esigibili. Un primo passo fondamentale per allineare le aspettative dei cittadini alle risorse effettivamente disponibili. Serve identificare i target prioritari, come pazienti cronici o persone con bassa autosufficienza, e comunicare chiaramente le prestazioni garantite. Questo semplificherebbe il sistema e il relativo accesso. In questo modo, si arriverebbe progressivamente ad una maggiore convergenza tra il prescritto e l’erogabile dal Ssn.
La seconda è quella che nel rapporto viene definita “efficienza impopolare”. Serve ottimizzare la rete ospedaliera riconvertendo le strutture più piccole e frammentate, riorientandole verso i servizi territoriali. Accorpare servizi ambulatoriali e laboratori, soprattutto nelle aree con densità eccessiva di strutture. Intervenire su ospedali di medie dimensioni che non raggiungono i volumi necessari per garantire qualità e sostenibilità. La costruzione o il rinnovo delle case della Comunità rappresenta, per fornire un esempio concreto, una grande opportunità per accorpare servizi territoriali in precedenza dispersi e frammentati.
La terza consiste nell’aumentare le risorse per il SSN. Adottare strategie già sperimentate in altri Paesi, come l’aumento delle compartecipazioni per alcune prestazioni, potrebbe rivelarsi utile. Così come introdurre assicurazioni integrative per il loro rimborso, la revisione delle allocazioni di spesa pubblica per aumentare il finanziamento alla sanità. In tutti i casi, proposte non semplici da tradurre nell’attuale contesto politico e sociale italiano.
Quarta ed ultima: occorre rivoluzionare la geografia e i formati dei servizi. È necessario digitalizzare i servizi sanitari specializzati attraverso la diffusione di strumenti di autocura per i pazienti cronici e l’implementazione di sistemi di telemedicina, ad esempio per le visite specialistiche. Serve ridisegnare i ruoli professionali favorendo la collaborazione orizzontale e una maggiore integrazione tra competenze nuove e ordini professionali tradizionali. Ad esempio introducendo figure quali il case manager amministrativo del service center per la presa in carico della cronicità.
Alberto Ricci, Coordinatore del Rapporto OASI, ha commentato: “La consapevolezza delle evidenze dello scenario attuale, seppur critiche e complesse, è il primo strumento che i manager del Ssn hanno per continuare a crescere e ad essere generativi. Il nostro Rapporto offre le basi per avviare il confronto tra tutti gli attori del sistema sanitario italiano e, auspicabilmente, imprimere una nuova rotta dai più alti livelli del sistema Paese”.
(Foto apertura: Massimo Todaro / Shutterstock.com)
TUTTI GLI ARTICOLI DI ULTIME NOTIZIE
© Riproduzione riservata